Sarà perché al lavoro sono coinvolto in nuovi progetti di
sviluppo software che talvolta mi tengono impegnato fino ad ora tarda, sarà perché
col tempo viene un po' meno la voglia di mettersi davanti allo schermo e
fissare per sempre qualche pensiero, sarà perché la vita corre via col suo
grande turbinio, sarà perché non si è fatto altro che parlare a lungo di una
cosa e poi adesso di un'altra ancora più grave, ma a me, più che di scrivere,
sembra sia venuta piuttosto la voglia di cacciare la testa sotto ad un bel
mucchio di sabbia per tirarla fuori soltanto a tempo debito, quando tutto sarà
passato, ma passato veramente.
Poi però, quasi come per incanto, giusto non più di un'ora
dall'aver sentenziato di fronte alla moglie che forse è giunto il momento di
lasciare andare questo progetto che mi vuole coinvolto ormai da diversi anni,
ecco che ancora inaspettato torna il desiderio di sentir tamburellare le dita
sulla tastiera, non per scriver linee di codice, ma per provare ancora una
volta ad infilare i pensieri uno dietro l'altro per vedere, come cantava quel
tale, l'effetto che fa.
Mi sarebbe piaciuto allietare, capoverso dopo capoverso,
qualche lettore paziente che, per caso o per oculata ricerca, si è imbattuto
nelle trame dei miei pensieri. In passato m'è pure capitato di ricevere
complimenti ed approvazione perfino da qualche collega di lavoro che si era
ritrovato a leggere alcuni dei miei pezzi e di essere stato lodato per il
periodare fluido e scorrevole. Ogni tanto sono andato io stesso a rileggermi
alcuni pensieri che non ricordavo completamente e di essermene meravigliato.
Davvero sono stato io a scrivere quelle cose?
Altre volte la stesura è stata decisamente più difficoltosa.
Sono tornato a limare il primo periodo a più riprese senza capire bene come
sarebbe stato l'incipit del successivo. Il più delle volte, soprattutto agli
inizi, avevo così tante cose da dire, soprattutto a me stesso, che non mi son
curato troppo della forma e le frasi si accumulavano quasi da sole una dopo
l'altra. Pensavo che una successiva rilettura sarebbe stata sufficiente per eliminare
qualche svarione grammaticale, qualche imprecisione sintattica facendo
largamente tesoro delle brevi lezioni di stile che Maria Luisa ha generosamente
dispensato in questi anni a mio beneficio, anche se lei tende a minimizzare
dicendo che il suo apporto è stato minimale e che scrivevo già bene di mio.
Ne abbiamo parlato giusto qualche momento fa. E' così che si
deve scrivere. Di getto, senza curarsi troppo della forma. Ci sarà un secondo
passaggio, una limatura finale atta a rimuovere con cura tutte le sbavature
rimaste sul campo. Anche se, a onor del vero, a me sembra che talvolta possa
essere ben più efficace la scrittura originale rispetto a quella revisionata.
Poi però convengo che le ripetizioni di termini vadano abolite, che la lettura
debba essere il più scorrevole possibile, evitando di incespicare in capoversi
o frasari poco chiari, rispettando il plurale del verbo quando vi è più di un
soggetto. Lo confesso, questa è una mia debolezza, ma col tempo sto imparando e
faccio più attenzione a questi particolari che possono apparire di poco conto e
per lo più tollerati.
E mentre allontano un attimo i polpastrelli dai tasti per
brandire la tazza della fumante tisana che Maria Luisa ha testé posto al mio
fianco sulla scrivania, provo a vedere se riesco a lasciarmi andare ad una
riflessione non banale, ad un pensiero intimo che meglio calzino e possano
motivare lo sforzo di essermi seduto ancora una volta davanti al PC per
pubblicare un nuovo post su Piccola anima, il blog che ha raccolto in passato
tante mie riflessioni ed a cui invece oggi tendo un po' a distaccarmi, sia per
scarso desiderio di lanciare nel web altre sfumature della mia vita privata, ma
di più perché forse non ho più tante cose da dire. O, quantomeno, non ho più la
velleità di pensare che quel che scrivo possa essere un contributo
significativo nella costruzione di un mondo migliore.
S'è rotto l'incanto. Mi sembrava di aver voglia di parlare
di tutto ed invece son finito con lo scrivere di niente. Se vi sentite un poco
presi in giro dal momento che eravate giunti fin qui ed un po' di aspettativa
l'avevate pure accumulata ripensando ai miei tempi migliori, allora meritate le
mie scuse. Il tempo è prezioso. E' infinito, ma purtroppo noi ne godiamo
soltanto una porzione infinitesimale e dobbiamo valutare per bene le scelte che
facciamo, specialmente come lo impieghiamo. Il tempo non va sciupato.