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giovedì 27 dicembre 2007

La pepita d'oro

Domenica scorsa, dopo messa, Maria Luisa ed io siamo stati invitati a partecipare alle prove di canto per la celebrazione del Natale.

La sera stessa ci siamo quindi recati all'oratorio della nostra parrocchia e, assieme agli amici che avevano rallegrato il nostro matrimonio in settembre, abbiamo cercato di prendere confidenza con quelle nuove melodie.

Era parecchio tempo che non salivo nei locali posti al piano superiore dove un tempo anch'io m'ero dato da fare come catechista. Ho osservato con piacere gli ambienti ordinati e dato una fugace occhiata ai cartelloni appesi, frutto del lavoro di gruppo dei nostri ragazzi.

Terminate le prove, mentre guardavo distrattamente la libreria posta nel corridoio mi sono ricordato di un breve racconto che avevo scritto da giovane. La storiella era poi diventata un audiovisivo. Alla realizzazione delle diapositive avevano collaborato i ragazzi della mia classe di catechismo. Loro seguivano con pazienza le mie indicazioni per dar vita ai personaggi della storia ed io, munito di reflex, immortalavo le loro pose.

La storiella, a grandi linee, è questa.

Un giorno un uomo, mentre arava il suo campo, trova una grossa pepita d'oro. Lo stupore e la gioia per il ritrovamento erano state grandi. Quest'uomo si considerava generoso ed altruista e quindi non voleva tenere questo tesoro tutto per sé. Mise dunque la pepita al sicuro in banca in attesa di decidere come impiegarla. Intanto si era diffusa la notizia di questo eccezionale ritrovamento come pure le intenzioni di quell'uomo. Presto numerose persone vennero a cercare questo signore per chiedergli un poco di quell'oro per i loro bisogni. Però lui rispondeva garbatamente a tutti che non aveva intenzione di disperdere e frammentare quella risorsa per tante piccole necessità. Doveva infatti servire per un'unica grande opera buona, quando se ne sarebbe presentata l'occasione. Il tempo passava ed intanto la pepita continuava a restare inutilizzata in banca. Un giorno quell'uomo morì e dato che non aveva eredi si decise di mettere la grossa pietra d'oro nella sua cassa perché fosse sepolta con lui. Non era servita a niente.

Il finale può risultare amaro, allora come oggi. Nelle mie intenzioni voleva essere uno stimolo. Meglio una storia senza lieto fine ed una vita ben spesa piuttosto che il contrario.

Mentre meditavo di scrivere queste cose ho ricevuto una telefonata da mio figlio Andrea. Ieri è partito per la montagna con un gruppo di amici. Quando l'ho accompagnato in stazione ed ho visto alcuni membri della compagnia, avevo avuto la sensazione che con loro non si sarebbe trovato troppo a suo agio. M'erano parsi un po' troppo "fighettini", come quelli che abbondano nei frivoli film del periodo natalizio. Ho cominciato a cogliere il suo disagio dai vari sms che ogni tanto ci spediva. Quando uno si diverte, ha poco tempo per scrivere a casa, ma se le cose non vanno come uno si aspetta...

L'ho sentito sconsolato e già desideroso di ritornare a casa. Questi ragazzi più giovani di lui, studentelli imbottiti dei soldi dei genitori prodighi ed irresponsabili, si stanno dando al vizio più sfrenato illudendosi di trovare gioia in cose malsane. Alludendo alla droga, ha ammesso che fra di loro circola di tutto e di più.

Credo che ora sia già sul treno che lo riporta a casa. Sono contento ed orgoglioso della scelta che ha fatto, anche se questa resa gli apparirà come una piccola sconfitta.