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domenica 26 aprile 2015

Per chi suona la campana?

"Dong! Dong! Dong!"

Inizia la bella stagione e di nuovo terremo aperte le finestre dell'ufficio, quando il sole non ha ancora girato l'angolo della casa e s'intrufola impertinente e va a sbattere sullo schermo del nostro PC. In verità più quello del collega che il mio che può godere la posizione di un lato più favorevole.

E dai vetri lasciati aperti, assieme al rumore gradevole dell'estate che avanza, sovente entra anche un'eco lontana di una campana che batte il cupo rintocco per qualcuno che è morto.

Per chi suona la campana? Chi è chiamato oggi all'appello che non può disattendere? Son qui che lavoro, come può quel rintocco essere per me, reclamare l'attenzione di colui che sta spulciando un bug oppure tesse la trama di un invisibile ordito nascosto dietro le pieghe di cento, mille bit?

La vita è un soffio e solo all'uomo distratto pare un'interminabile noiosa sequenza di giorni tutti uguali. Perché le mie dita continuano a danzare su questi tasti? Dovrei forse fuggire lontano anch'io come quei tordi chiassosi che si danno appuntamento sui rami dell'uliveto davanti all'ufficio prima di partire in massa per altri lidi all'approssimarsi della cattiva stagione?

Fuggire lontano non serve se ciò da cui si vuol scappare è dentro se stessi. Eppoi, dove andare? Quale meta migliore della pena di ogni giorno che in realtà pena non è, se il tuo impegno è proteso a realizzare qualcosa che prima non c'era e adesso è lì, non per l'altrui intralcio, ma perché sia alleviata una fatica, perché sia rimosso un fastidio?

"Dong! Dong! Dong!"

Suona per me questa campana? E' questa l'ora di andare? Com'è possibile, ho ancora un sacco di cose da fare? Ma ne avevano anche quelli che ci hanno preceduto. Son io più indispensabile di loro? Mi sarà concesso un giorno in più per dipanare un altro algoritmo, per svelare il mistero sotteso in un pugno di bytes?

Mille vite in una sola ed una soltanto non basta a viverle tutte. Ogni età ha le sue ansie di compimento, ma beata quella per cui felici ci si addormenta perché non si è lasciato nulla d'intentato e per cui si possa dire che tutto è compiuto.

Sì, ora è giusto che la campana suoni e felice il cuore di colui che vuole che suoni per sé. La meta è raggiunta, il premio conquistato.

"Dong! Dong! Dong!"

(Niente di più aberrante pensare che presto la vita quest'uomo voglia lasciare)



sabato 4 aprile 2015

Gesù bambino

Quel bambino che tanto ci aveva intenerito e a cui tutti avremmo dato un buffetto sulla guancia, se soltanto fossimo potuti stare là, è diventato grande ed è ora la nostra immensa delusione. Non più paglia sotto la sua schiena, ma duro legno imbrattato di sangue. Come può costui avere la pretesa di salvare il mondo? Forse perché dal grembo insanguinato di una donna viene al mondo una nuova vita fra spine di dolore?