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sabato 26 marzo 2022

Parlar di tutto e scrivere di niente

 

Sarà perché al lavoro sono coinvolto in nuovi progetti di sviluppo software che talvolta mi tengono impegnato fino ad ora tarda, sarà perché col tempo viene un po' meno la voglia di mettersi davanti allo schermo e fissare per sempre qualche pensiero, sarà perché la vita corre via col suo grande turbinio, sarà perché non si è fatto altro che parlare a lungo di una cosa e poi adesso di un'altra ancora più grave, ma a me, più che di scrivere, sembra sia venuta piuttosto la voglia di cacciare la testa sotto ad un bel mucchio di sabbia per tirarla fuori soltanto a tempo debito, quando tutto sarà passato, ma passato veramente.

Poi però, quasi come per incanto, giusto non più di un'ora dall'aver sentenziato di fronte alla moglie che forse è giunto il momento di lasciare andare questo progetto che mi vuole coinvolto ormai da diversi anni, ecco che ancora inaspettato torna il desiderio di sentir tamburellare le dita sulla tastiera, non per scriver linee di codice, ma per provare ancora una volta ad infilare i pensieri uno dietro l'altro per vedere, come cantava quel tale, l'effetto che fa.

Mi sarebbe piaciuto allietare, capoverso dopo capoverso, qualche lettore paziente che, per caso o per oculata ricerca, si è imbattuto nelle trame dei miei pensieri. In passato m'è pure capitato di ricevere complimenti ed approvazione perfino da qualche collega di lavoro che si era ritrovato a leggere alcuni dei miei pezzi e di essere stato lodato per il periodare fluido e scorrevole. Ogni tanto sono andato io stesso a rileggermi alcuni pensieri che non ricordavo completamente e di essermene meravigliato. Davvero sono stato io a scrivere quelle cose?

Altre volte la stesura è stata decisamente più difficoltosa. Sono tornato a limare il primo periodo a più riprese senza capire bene come sarebbe stato l'incipit del successivo. Il più delle volte, soprattutto agli inizi, avevo così tante cose da dire, soprattutto a me stesso, che non mi son curato troppo della forma e le frasi si accumulavano quasi da sole una dopo l'altra. Pensavo che una successiva rilettura sarebbe stata sufficiente per eliminare qualche svarione grammaticale, qualche imprecisione sintattica facendo largamente tesoro delle brevi lezioni di stile che Maria Luisa ha generosamente dispensato in questi anni a mio beneficio, anche se lei tende a minimizzare dicendo che il suo apporto è stato minimale e che scrivevo già bene di mio.

Ne abbiamo parlato giusto qualche momento fa. E' così che si deve scrivere. Di getto, senza curarsi troppo della forma. Ci sarà un secondo passaggio, una limatura finale atta a rimuovere con cura tutte le sbavature rimaste sul campo. Anche se, a onor del vero, a me sembra che talvolta possa essere ben più efficace la scrittura originale rispetto a quella revisionata. Poi però convengo che le ripetizioni di termini vadano abolite, che la lettura debba essere il più scorrevole possibile, evitando di incespicare in capoversi o frasari poco chiari, rispettando il plurale del verbo quando vi è più di un soggetto. Lo confesso, questa è una mia debolezza, ma col tempo sto imparando e faccio più attenzione a questi particolari che possono apparire di poco conto e per lo più tollerati.

E mentre allontano un attimo i polpastrelli dai tasti per brandire la tazza della fumante tisana che Maria Luisa ha testé posto al mio fianco sulla scrivania, provo a vedere se riesco a lasciarmi andare ad una riflessione non banale, ad un pensiero intimo che meglio calzino e possano motivare lo sforzo di essermi seduto ancora una volta davanti al PC per pubblicare un nuovo post su Piccola anima, il blog che ha raccolto in passato tante mie riflessioni ed a cui invece oggi tendo un po' a distaccarmi, sia per scarso desiderio di lanciare nel web altre sfumature della mia vita privata, ma di più perché forse non ho più tante cose da dire. O, quantomeno, non ho più la velleità di pensare che quel che scrivo possa essere un contributo significativo nella costruzione di un mondo migliore.

S'è rotto l'incanto. Mi sembrava di aver voglia di parlare di tutto ed invece son finito con lo scrivere di niente. Se vi sentite un poco presi in giro dal momento che eravate giunti fin qui ed un po' di aspettativa l'avevate pure accumulata ripensando ai miei tempi migliori, allora meritate le mie scuse. Il tempo è prezioso. E' infinito, ma purtroppo noi ne godiamo soltanto una porzione infinitesimale e dobbiamo valutare per bene le scelte che facciamo, specialmente come lo impieghiamo. Il tempo non va sciupato.

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