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domenica 24 settembre 2006

L'umanità negata

<<Quando l'allievo è pronto il maestro compare>>, dicono gli indiani a proposito di un guru, ma lo stesso è vero di un amore, di un posto, di un avvenimento che solo in certe condizioni diventa importante. Inutile cercare le ragioni, andare a caccia di fatti e spiegazioni. Noi stessi siamo la riprova che c'è una realtà al di là di quella dei sensi, che c'è una verità al di là di quella dei fatti e se ci ostiniamo a non crederci, perdiamo l'altra parte della vita e con quella la gioia, appunto, del mistero.

Era un po' di tempo che non mi facevo un altro giro di giostra di Tiziano Terzani da cui questo brano è tratto.

Ultimamente però ho avuto dei problemi in famiglia e questi paradossalmente mi hanno offerto l'occasione di andare avanti nella lettura e di giungere praticamente al termine. Mi mancano soltanto le ultime sei pagine.

Mia madre è stata ricoverata per grave degrado cognitivo. Quasi sicuramente si tratta di Alzheimer.

Chi si è trovato a fronteggiare situazioni similari sa bene di cosa parlo. Questa patologia è abbastanza diffusa e tutti abbiamo almeno fra i conoscenti, se non fra i parenti, qualcuno che ha dovuto affrontare questi problemi. Pertanto non voglio parlare né della malattia, né del carico di assistenza che tocca a chi ne è colpito.

Vorrei solo abbozzare una semplice riflessione e sottolineare come queste malattie, come le altre del resto, sono ottime occasioni per una crescita umana e spirituale.

Parrebbe ovvio occuparsi dei propri genitori nel momento del bisogno. Eppure può risultare abbastanza facile defilarsi. Le occupazioni di tutti i giorni ed i beni a cui siamo tanto attaccati ci possono impedire di elargire con generosità il nostro tempo. La cura migliore che possiamo offrire loro è la nostra presenza.

Se un genitore perde il senno non commettiamo l'errore di considerarlo ormai null'altro che un corpo malato, un fastidio da toglierci al più presto. C'é sempre un grande carico di umanità la cui negazione implicitamente annulla la nostra.

martedì 19 settembre 2006

Cosa farò da grande

Ogni tanto domando a mia figlia Alessandra cosa ha intenzione di fare da grande, ma non ha ancora un'idea precisa.
Alla sua età invece sapevo benissimo quello che mi sarebbe piaciuto fare e di conseguenza anche gli studi da intraprendere, anche se poi le cose non sono andate come previsto.
Recentemente ho posto la stessa domanda ad un ragazzino e mi ha risposto che ci sono giovanotti che non sanno quello che faranno il giorno dopo e quindi figuriamoci se lui sa cosa farà a trent'anni.
Mi capita però anche di sentire ventenni che hanno ancora la medesima incertezza per il loro futuro. Hanno un lavoro, un compagno nella vita, ma di sposarsi e di fare figli manco per idea. Metter su famiglia dovrebbe essere uno degli obiettivi primari da perseguire.