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sabato 26 settembre 2015

Il primo giorno più bello

Non penso di fare torto a Maria Luisa se rammento che oggi sono esattamente ventotto anni dal mio matrimonio con Santina. Questi ricordi ci appartengono e vale darvi una rispolverata per ravvivarne la memoria e rendersi consapevoli che qualche momento d'intensa felicità e grazia ha attraversato la nostra vita.

Ho già ricordato in un post precedente la similitudine fra i due matrimoni, almeno nella parte iniziale che precede la cerimonia. Anche allora mi recai di buonora dal caro barbiere di sempre, Ferruccio, per una ritoccatina ai capelli che avevo provveduto a spuntare il giorno precedente. E poi di corsa a casa ad attendere i parenti che man mano sarebbero arrivati prima di andare in chiesa a celebrare le nozze.

Non ero agitato neppure quella prima volta. Per ovvie ragioni il tempo tende a sbiadire alcune memorie, anche se di tanti ricordi c'è un'impronta indelebile che talvolta riaffiora grazie al contributo o allo spunto offerto da qualcun altro. Ed una di queste situazioni si è di certo presentata con la visita di mia zia Lucia il giorno seguente la morte di Santina.

Quel 26 settembre di tanti anni fa non era, meteorologicamente parlando, un bel giorno. Il cielo era cupo e già si presagiva l'imminente arrivo di un po' di pioggia. All'uscita di chiesa, la cara zia ebbe a rivolgersi a Santina con la ben nota frase: "Sposa bagnata, sposa fortunata". In tutta risposta la neo consorte ebbe a dire che lei era fortunata per altre cose e non perché pioveva. E la zia evidentemente non deve essersela fatta scivolare di dosso se dopo 13 anni ha sentito forte l'impulso di rammentarmela in quel triste momento.

Mi rendo conto di non rispettare il rigoroso ordine cronologico degli eventi, ma non importa. Seguirò un po' l'evolvere dei pensieri e, come sempre capita, darò prevalenza ad alcuni fatti piuttosto che ad altri. Per il resto varrà l'insindacabile arbitrio dello scrittore.

Giunta l'ora, le undici anche quella prima volta, restavo in attesa sul sagrato della nostra chiesa parrocchiale. Santina abitava nella casa poco discosta nella via antistante. Dal rialzo di quei pochi gradini su cui mi trovavo riuscivo a scorgere la fuoriuscita dei suoi famigliari dal portone di casa. Lei, invece che a piedi, percorse quel breve tratto a bordo dell'auto che la sorella si era fatta prestare dal proprio datore di lavoro per farci da guida.

Mia suocera Maria tiene, da qualche parte ben evidente in casa sua, la fotografia di Santina raggiante che scende dalla Mercedes. Questo, poco prima che mi venga incontro e si prenda, assieme al bouquet che di lì a poco le porgerò, anche il primo casto bacio sulle gote per non stropicciare il delicato velo che le lucidava le labbra.

Non sento ora il dovere di narrare altri particolari della cerimonia e, con grande balzo, salto direttamente al pomeriggio quando nella breve pausa fra una portata e l'altra, siamo usciti nel giardino del ristorante per una foto di gruppo. Più volte a tavola ci eravamo sottratti all'invito del bacio a cui i commensali a più riprese ci esortavano con corale invocazione.

Orbene, in una ripresa filmata effettuata dallo zio Mario, mentre stavamo rientrando nel locale dopo una posa fotografica, s'intravede mio cognato che va verso la madre e fa come il gesto di baciarla dando ad intendere che non ci voleva poi tanto e che pure lui, neo diciottenne, avrebbe saputo bene come comportarsi per dar soddisfazione all'ampia platea.

Alla posteriore visione di quel filmato che svelava il retroscena di quella circostanza, ci venne da sorridere perché la nostra non era incapacità, ma un comportamento concordato in precedenza perché non ci piaceva rispondere a comando e se un bacio volevamo darcelo, doveva essere per nostro desiderio personale. Eppoi, sei anni abbondanti di fidanzamento costituiranno pure un tirocinio più che sufficiente per saper dare un bacio alla francese come si deve.

Il resto è storia. Del secondo giorno più bello della mia vita ho già parlato diffusamente anche in altre occasioni proprio su questo blog. Ma di quel primo sabato era giusto per me, e per Santina, apporre un breve ricordo ora per sottrarre all'oblio alcuni momenti di serena felicità.