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domenica 24 dicembre 2023

Che fine ha fatto Gesù Bambino?

Sia chiaro che questa mia non vuole essere una contestazione, ma soltanto un differente modo di vedere le cose.

Non approvo i presepi senza Gesù Bambino fino alla notte di Natale. Gesù è già nato più di duemila anni fa ed è sempre con noi.

Con gli allestimenti non stiamo infatti perpetuando una situazione in divenire come facciamo invece con la Liturgia dell'Avvento. Col presepe stiamo inquadrando l'ultimo fotogramma della natività.

Se così non fosse, cosa ci fanno Maria e Giuseppe con lo sguardo perso nel vuoto? A chi rivolgono i loro occhi tutti i pastori accorsi all'invito dell'angelo? Se proprio si vuole omettere qualcuno, i Re Magi sono buoni candidati, ma - date retta a me - in adorazione del piccolino, come impazienti nonni, ci stanno bene pure loro fin dal primo giorno.

Buon Natale.

mercoledì 13 dicembre 2023

Santa Lucia

 

Le mie prime notti di Santa Lucia le ho vissute alla cascina Rocchetta. Dato che siamo emigrati a Brescia agli inizi di ottobre del 1968, ho avuto i miei ultimi doni nella casa di campagna l'anno precedente, quando ancora avevo cinque anni. Con un buono sforzo di memoria, riesco a tornare indietro alla prima Santa Lucia di cui ho ancora qualche ricordo. Di lì a non molti mesi avrei compiuto tre anni, ma in quel di dicembre ne avevo ancora due e per sentirmi più grande, se avessi saputo contare, a chi mi avrebbe chiesto l'età di certo ne avrei addizionato uno.

Orbene, in quella mattina di quel mio primo 13 dicembre ricordo che ero tenuto in braccio da mio padre che si aggirava intorno al tavolo della cucina su cui vi era un trenino di legno. Una locomotiva ed un vagone con sopra un'arancia e qualche caramella di zucchero. Mi appariva tutto abbastanza strano e non ero ancora stato investito da quelle sensazioni di desiderio ed aspettativa che venivano alimentate dai genitori nei giorni che precedevano l'evento e spesso usavano quest'ultimo come velato ricatto per indurre ad un comportamento migliore. L'anno seguente ricordo di avere ricevuto invece in dono un fucilino a tappi corredato anch'esso da un essenziale repertorio di dolciumeria.

La Santa Lucia dei miei quattro anni fu invece più abbondante e generosa. Forse ora mamma e papà potevano permettersi di fare qualche regalo in più. Oppure ora loro figlio era in grado di apprezzare maggiormente la sorpresa di quella magica notte. Sul tavolo della cucina vi erano più giocattoli che in passato. Credo che ci fosse qualcosa pure per mio fratello Matteo che era nato l'anno precedente. Trovai una scatola con svariati pezzi di legno. Prendendo a modello la figura che vi era sul coperchio, si poteva costruire la facciata di una casetta disponendo i pezzi uno sull'altro. Velocemente arrivai al tetto e mio padre non si poté trattenere dall'esprimere tutta la sua meraviglia. E pertanto non smetteva di complimentarsi continuamente con me perchè ero riuscito velocemente in quella che lui reputava di certo una piccola impresa, ma per me era sicuramente stato un gioco da ragazzi.

E così arriviamo ora alla Santa Lucia dei 5 anni, l'ultima in quel luogo. Avevo vissuto i bei momenti dell'attesa. Avevo spinto papà a realizzare una piccola fascinetta di fieno da lasciare fuori dall'uscio per l'asinello su cui cavalcava la prodiga latrice di doni. Ero andato a letto forse prima del solito per accelerare l'arrivo del lieto evento. Nel cuore della notte mi sono svegliato e sono sceso in cucina muovendomi al buio come da sempre amo fare nelle ore notturne. Da basso, sul tavolo, ho trovato quella che per me doveva essere una cosa portentosa. Ho preso fra le mani la grossa e pesante scatola e sono risalito al piano superiore per precipitarmi in camera dei miei genitori e condividere con loro la mia incontenibile gioia. Mia madre allungò la mano ed accese la luce posta sul suo comodino. Io ero in ginocchio sul suo tappetino scendiletto e stringevo fra le mani quella meraviglia. Avevo ricevuto in dono una confezione del Meccano. Faticai non poco a dar retta a mia madre e tornarmene così a letto perché era ancora notte fonda. Le sere seguenti, con l'abile guida di mio padre, ci sarebbe stato tempo di dilettarci nella costruzione di quei modelli che venivano illustrati sommariamente nel manualetto pieghevole a corredo.

sabato 2 dicembre 2023

Passaggio a livello

 

In questa cupa, umida e fredda giornata del primo weekend di dicembre il clima sembrerebbe ideale per proseguire la lettura di "Passo falso" di Marco Varvello, il libro che ho acquistato, con tanto di dedica dell'autore, alla libreria dove il noto giornalista era ospite per la presentazione della sua pubblicazione e dove, la settimana seguente, avrei presenziato pure io per l'esposizione della mia.

Invece temporeggerò ancora un istante per dedicarmi alla stesura di qualche capoverso, nel tentativo di imbrigliare definitivamente il sogno che ho fatto stamane, poco prima di decidermi ad uscire dal letto in orario più prossimo alla pausa pranzo che alla prima colazione.

Come credo capiti a tutti, in una situazione onirica che di punto in bianco passa da un ambiente all'altro, dopo aver viaggiato per un po' in auto seduto sul sedile posteriore, mentre mia moglie era al volante, e dopo aver fatto repentinamente marcia indietro presso un passaggio a livello per evitare che il muso dell'autovettura venisse investito dal convoglio che ormai era prossimo all'attraversamento, come fosse un naturale cambio di scena in una proiezione cinematografica, mi trovavo ora a percorrere solitario a piedi la via del centro storico della nostra città.

In quel mentre, una coppia di persone stava attraversando in direzione perpendicolare rispetto al mio senso di marcia, quasi scendesse dalle pendici del colle Cidneo. E mentre la giovane ragazza mi sfilava accanto dietro la schiena, ha finito con l'urtarmi un poco sulla scapola. Inizialmente ho proseguito, come se quel contatto non ci fosse stato, ma poi, avendo riconosciuto lei ed intuito che quell'altro fosse il suo uomo, non volendo continuare a fare la figura dell'indifferente che prosegue con noncuranza nonostante l'involontario urto, là dove invece altri si sarebbero potuti irritare o, quantomeno, avrebbero lanciato un inequivocabile sguardo reclamando scuse, mi sono fermato e, rivolgendomi a loro, li ho invitati a proseguire il cammino insieme disponendomi nel mezzo fra loro due.

Poco prima avevo percepito dai loro discorsi che ci fosse in atto una sorta di bisticcio di cui avevo compreso pienamente le motivazioni. Volli rassicurare l'uomo dicendo che di quella giovane donna ero soltanto amico e perciò non doveva nutrire sentimenti di gelosia. D'altra parte, la mia non era una frequentazione così assidua da giustificarla. Ci conoscevamo appena e questo principalmente era dovuto al fatto che è un'amica di mia figlia. Se non fosse a motivo di questo, neppure potrei considerarmi un amico. Ma il mio sentimento richiedeva di essere ben inquadrato. Ed in quel momento mi rivolsi ad una quarta persona che ci aveva affiancato e sembrava seguire con attenzione il mio discorso.

Dissi ai due che ero amico della ragazza, ne più ne meno che di quell'allampanato signore che, col suo sguardo rivolto verso l'alto ed il suo sorriso, instillava in me il medesimo sentimento di amicizia provato per lei.

Dopo questa affermazione, d'improvviso mi sono destato dal sonno. Sono certo che gli elementi e le situazioni vissute nel mio sogno possano avere avuto un punto di contatto con recenti eventi di cronaca - mi riferisco al disastro ferroviario visto in TV l'altra sera - o situazioni di vita non esattamente sovrapponibili con quanto ho appena raccontato. Però mi piace immaginare che, per la mia affermazione finale ed il mio modo di sentire, ci sia una corrispondenza pressoché totale.

mercoledì 8 novembre 2023

Azioni inutili

 

Ci sono parecchie cose inutili che ci ritroviamo a fare nel corso della giornata. Una di queste è per me quella di stare ad osservare gli aggiornamenti del cellulare. Ogni tanto do una piccola scrollata col dito per mantenere lo schermo attivo. Poi mi soffermo sull'app che in quel momento è in fase di installazione. Valuto il tempo dell'aggiornamento e, quando sparisce, noto con una certa soddisfazione il decremento del contatore. Quando il conteggio scende a 9, non ci sarebbe più bisogno di effettuare alcuno scroll della lista, ma faccio ugualmente il gesto per evitare di andare in stand-by. Tutte le volte, tranne questa in cui ho voluto condividere con voi un mio momento d'inutile follia così da trasformarlo invece in qualcosa d'altro. Ora sospendo un attimo la scrittura e vado a sbirciare fin dove è arrivato. Chissà se avrà finito?

Sì, ha terminato e lo ha fatto più in fretta di altre volte, di quando a me sembra che non termini mai. È così anche per altre cose. Se richiedono del tempo per essere completate, la fine non sembra arrivare mai. La lavatrice in fase di centrifuga. Il compilatore che sta effettuando la rebuild generale dell'enorme applicazione che state sviluppando. Il bus, il tram, il treno, se siete giunti in anticipo alla fermata. Forse è per questo che certe persone amano arrivare in ritardo: è perché non desiderano aspettare! Ma le attese sono in realtà provvidenziali. Andrebbero programmate con cura per darsi la possibilità di un momento di abbandono, di decongestione da tutta quella fervida attività che spesso svolgiamo e che giungerebbe altrettanto bene a compimento anche nel caso in cui ci fossimo dedicati con minor solerzia ed affanno.

Anzi, spesso le cose migliorano perché, fra una fase e l'altra nel processo di realizzazione, siamo stati costretti a distoglierci, per una richiesta più urgente, un imprevisto, un disturbo. Quando riprendiamo il lavoro dal punto in cui lo avevamo abbandonato, ci sovviene un'idea migliore, facciamo una piccola rettifica e così la qualità generale ci guadagna a tal punto da farci riflettere seriamente sul fatto, che a questo punto ci sembra molto importante, che le pause vadano inserite sistematicamente nelle attività da svolgere. Non come l'inevitabile attesa che la vernice si asciughi prima di dare la seconda mano, ma come fa l'artista che si allontana dal quadro e, valutando meglio la visione d'insieme, elabora mentalmente i propri successivi interventi, fino alla pennellata finale che porterà ad avere quel capolavoro che staremo ad ammirare a bocca aperta per i secoli a venire.

domenica 15 ottobre 2023

Team building 2023

 

Terminata la revisione del libro, praticamente pronto per andare in stampa, è maturo il tempo per mettere nero su bianco alcuni ricordi dell'evento "Team Building 2023" che è stato organizzato a Sozopol, in Bulgaria, dall'azienda per cui lavoro.

Dovendo prendere il volo che partiva da Bologna nella mattina presto di lunedì, la mia partenza da Brescia è stata anticipata alla domenica pomeriggio per poter giungere prima nel capoluogo emiliano ed evitare così di viaggiare di notte. Dopo l'usuale pranzo domenicale, mi sono fatto accompagnare da Maria Luisa in stazione dove avrei dovuto prendere un treno regionale per Milano. Non ricordavo il tempo dell'ultimo spostamento su rotaia. Questo trasferimento stava assumendo perciò i contorni di una novità a cui mentalmente un poco mi ero preparato.

Giunto in stazione ben prima della partenza del mio convoglio, me ne sono andato un po' a zonzo in cerca di una sala di aspetto. Non sono riuscito ad individuarla, neppure là dove sapevo che ve n'era collocata una. Quindi, passeggiando lungo la banchina del primo binario, sono arrivato fin di fronte al posto di Pubblica Sicurezza dove mi son potuto sedere stando non troppo esposto al sole. Era una giornata calda ed un poco afosa, come ancora se ne possono godere all'inizio dell'autunno. Intanto osservavo il convoglio che sostava da parecchi minuti fermo sul secondo binario: non sembrava in procinto di partire a breve. Forse era esattamente quello che avrei dovuto prendere per recarmi a Milano.

Mi sono alzato e sono tornato nella zona centrale per imboccare il sottopasso che mi avrebbe permesso di arrivare dall'altra parte. Un cartellone a messaggio variabile riportava esattamente lo stesso numero che compariva anche sul mio biglietto, ma io non ero così tranquillo e confidente di salirvi a bordo, nonostante molti altri passeggeri lo stessero facendo, dimostrando così una sicurezza che io non avevo. Quando ormai mancavano non tanti minuti alla partenza ed ero abbastanza certo che i vagoni davanti a me erano proprio quelli del treno che dovevo prendere, confortato anche dalla risposta di un signore che, dall'interno, ribadiva la destinazione ad altre persone indecise come me, salii senza ulteriore indugio e mi accomodai nel primo posto libero. Al mio fianco si sedette in seguito una giovane mamma che cercava di far dormire in braccio il suo piccolino e questa scena mi lasciò andare ad un tenero pensiero, mentre cercavo di immaginare i motivi di quella sua solitaria trasferta.

Arrivai puntuale in Stazione Centrale a Milano. C'era un certo margine di tempo prima della partenza della coincidenza per Bologna. Nonostante questo, mi recai con una certa sollecitudine sotto uno di quei giganteschi pannelli luminosi che elencano le destinazioni e gli orari delle partenze. Ve ne sono diversi e, dato che ero in una zona laterale, scelsi di sostare in una zona più centrale, perché non avevo idea precisa del numero di binario da cui sarei partito. Nel frattempo il mio sguardo si perdeva qua e là, osservando la consistente folla di persone in attesa come me ed altre che cercavano di dribblare a fatica per andare in un altro punto oppure per uscire in esterno.

Quando comparve l'avviso relativo al Freccia Rossa che dovevo prendere, mi precipitai in direzione del binario indicato. Nonostante ci fosse sufficiente tempo per approcciarsi con calma, come tanti altri, anch'io finii per muovermi con un'andatura fin troppo sollecita. Il posto era preassegnato, che timore avevamo tutti quanti? Raggiunto il vagone il cui numero era indicato sul biglietto della mia prenotazione, vi salii e subito mi guardai intorno per individuare la poltrona a me riservata. Dopo non molto tempo essermi seduto, gli altri tre posti adiacenti furono occupati da una famigliola che portava al seguito un numero considerevole di borse e pacchi, evidente segno di abbondante attività di shopping effettuato nel capoluogo lombardo. Costoro scesero poi al Terminal One di Reggio Emilia, stazione che avevo avuto modo di osservare più volte sfilandola di fianco in autostrada in tanti viaggi. Ma ora avevo occasione di osservare quell'avveniristica costruzione anche dall'interno.

Viaggiando ad una velocità prossima ai 300 km all'ora, raggiunsi Bologna senza potermi dilungare troppo in altri pensieri. I treni dell'alta velocità si fermano in binari collocati molto in basso nel sottosuolo della stazione. Per forza di cose, pensai, dato che probabilmente non ci si poteva più espandere in orizzontale. Con calma, dato che ora non avevo alcun altro appuntamento da rispettare, sono salito di un livello, dove ho visto che potevano accedere i taxi per accompagnare le persone. Ho cercato di memorizzare alcuni punti di riferimento per poter tornare ai binari durante il viaggio al ritorno dalla trasferta in Bulgaria. Presa un'altra rampa di scale mobili, giunsi al livello dei binari che hanno numerazione più bassa. Avevo urgenza di recarmi alla toilette, ma non essendo provvisto di moneta e non trovando una macchinetta per cambiare una banconota, ho portato pazienza finché non sarei giunto in Hotel, che tutto sommato non si trovava distante dalla stazione.

Approdato in esterno, ho cercato un po' distrattamente una lapide posta a ricordo della strage avvenuta nel 1980. Non la trovai, ma non mi andava di chiedere informazioni al riguardo e quindi, dopo un rapido consulto al navigatore satellitare, mi sono mosso a piedi in direzione dell'albergo che l'azienda mi aveva aiutato a prenotare. Due isolati e vi sarei stato davanti. Alla reception aspettai il mio turno per effettuare il check-in e prenotai pure un taxi che mi portasse in aeroporto il mattino seguente. L'impiegato propose qualche minuto prima dell'orario da me indicato. Questa volta non ero stato troppo sollecito perché avrei dovuto effettuare online il check-in del volo, ma fu provvidenziale in quanto scoprii in seguito che su quella tratta non si poteva fare e quindi sarebbe stata buona cosa giungere in aeroporto con un maggiore anticipo rispetto a quello che avevamo pensato in un primo momento.

Dopo aver preso possesso della stanza, visto che non era ancora sera, sono uscito in direzione del centro cittadino per uno spuntino e per bere qualcosa. Avevo più che altro sete dato che il pranzo domenicale è solitamente abbondante e quindi la fame non era molta. Ma in treno avevo sudato un po' e quindi ora avevo una certa sete. Andando a passeggio, mi sono fatto guidare dal mio istinto e senso dell'orientamento, anche se in precedenza un'occhiata alla mappa della città l'avevo data. Mi stavo muovendo sotto uno dei numerosi portici, come quelli che avevo visto in altre precedenti visite, ma mai in quella zona. Dalla direzione opposta provenivano tantissime persone. Immaginai che si stessero allontanando dal centro e quindi verosimilmente mi stavo muovendo nel verso giusto. E infatti dopo qualche minuto mi sono ritrovato nei pressi di Piazza Grande. La fontana del Nettuno è ora circondata da una fitta cancellata. Sono però riuscito ad infilarci una mano e a scattare qualche fotografia ravvicinata. Dopo aver sostato un attimo in zona antistante la Cattedrale di San Petronio, ho mosso i miei passi verso le due note torri bolognesi.

La città era sempre affollata, ma si capiva che ormai la gente era in procinto di rincasare e, visto l'orario, tanti locali erano prossimi alla chiusura. Non mi ero accomodato da nessuna parte per un aperitivo. Dovevo affrettarmi altrimenti non avrei soddisfatto la necessità di uno spuntino che stavo continuando a rimandare da un bel pezzo. Imboccata nuovamente la via su cui si trova la facciata della chiesa di San Pietro, pigramente mi apprestavo a rientrare in hotel tenendo al contempo d'occhio i locali che si affacciano sul quel lungo viale. Sotto i portici ne ho individuato uno che faceva al caso mio e, pertanto, mi sono seduto ad un tavolino libero come, in verità, lo erano ormai tutti a quell'ora. All'ingresso c'era il personale di servizio che si perdeva in chiacchiere. Ho cercato di attirare la loro attenzione con un cenno, ma dato che non mi sembra che avessero inteso correttamente il mio gesto, mi sono alzato e sono entrato nel locale per domandare esplicitamente se facevano servizio ai tavoli. Avuta risposta affermativa, sono tornato a sedere dove una cameriera mi ha poi raggiunto per raccogliere la mia ordinazione. La spremuta mi venne rifiutata in quanto la macchina era già stata pulita. Optai allora per uno spritz chiedendo qualcosa in accompagnamento per evitare di bere a stomaco vuoto. Di lato, sulla strada e non sotto al porticato dove mi trovavo io, quattro turisti dall'accento anglosassone si sedettero al tavolino ordinando birra, ma anche a loro, con mia sorpresa, fu servita la stessa serie di tigelle che avevano allietato il mio aperitivo.

Lasciato il bar, ho proseguito la mia camminata per rientrare in stanza in orario non troppo tardivo. Domattina mi sarei dovuto alzare presto e quindi speravo di riuscire ad addormentarmi velocemente, come invece non avvenne. Nessun caffè era lì a giustificare la mia difficoltà a prendere sonno. Neppure la visione su cellulare di una serie Netflix da completare era riuscita a conciliare e favorire una buona dormita, almeno non prima di quando sarebbe piaciuto a me. Ma l'esigenza di andare in bagno mi ha fatto svegliare esattamente poco prima dell'orario impostato prima di andare a letto. Disattivai la sveglia ed ho iniziato a prepararmi. Avevo a disposizione una colazione al sacco che mi era stata consegnata la sera prima, dato che sarei dovuto partire presto ben prima dell'usuale orario di apertura della sala da pranzo. Ho mangiato qualcosa, pensando che durante la giornata, tutta impegnata nei due voli per arrivare a Sofia e poi per il lungo trasferimento in pulmino per raggiungere Sozopol, non ci sarebbe stato tanto spazio per un desinare regolare. Sceso da basso, ho effettuato il check-out e mi sono messo in attesa a fianco dell'ingresso.

Il taxi non si fece aspettare troppo. Uscii e, dopo aver salutato l'autista, ho accomodato il mio essenziale bagaglio nel vano posteriore della sua auto. Gli chiesi di accompagnarmi in aeroporto e durante il tragitto scambiai con lui alcune parole riguardo alla mia destinazione, al mio soggiorno nell'hotel, alla passeggiata della sera precedente ed ottenni un ragguaglio per il caso in cui avessi dovuto prendere nuovamente un taxi al mio ritorno, giusto per avere conferma del fatto che effettivamente riescono a giungere vicinissimi ai binari dell'alta velocità. Dopo pochi minuti sono stato lasciato davanti all'ingresso dei voli in partenza. Una volta entrato mi sono diretto verso la zona A del check-in, ma non trovandovi nessuno dei colleghi di Bologna, ho mandato un messaggio su WhatsApp per avvisarli del mio arrivo sul posto. Subito uno di loro mi ha risposto che anche loro erano già in coda al check-in, per cui ho capito di non trovarmi nel punto giusto. Chieste informazioni all'info point ed ottenute precise indicazioni riguardo a dove recarmi, ho raggiunto tutti gli altri colleghi che erano già in coda.

Dove si trovavano loro non c'era molto da attendere e così ci siamo potuti recare velocemente al punto d'imbarco. L'attraversata dei punti di controllo è stata per me occasione di un momento d'ilarità essendomi dovuto cavare la cintura dei pantaloni e temendo perciò di restare in mutande. Il metal detector, nonostante mi fossi liberato di ogni parte metallica, fece scattare l'allarme e così mi sono dovuto sottoporre ad un blando controllo con perquisizione sommaria del bagaglio che avevo al seguito. Avevo portato con me una bottiglietta di acqua che era compresa nella colazione al sacco che avevo ricevuto in albergo. Avevo pensato che sicuramente me l'avrebbero confiscata ed infatti così è avvenuto. Chissà poi perché l'acqua e non altre cose che in aereo potrebbero essere ben più pericolose di una bevanda. Parlandone coi colleghi la spiegazione più accreditata a cui siamo giunti fu quella che avendo generi di conforto al seguito non avremmo comperato quelli che erano in vendita prima del gate oppure anche a bordo dell'aereo, là dove non veniva offerto gratuitamente dalla compagnia, come infatti mi capitò poi al ritorno.

A questo punto sarebbe giusto menzionare almeno un po' riguardo la mia paura di volare che da oltre 23 anni mi ha impedito di salire su un aereo. Non che non ne avessi avuta anche in occasione di questo viaggio, ma in un certo senso ero stato messo con le spalle al muro. Avevo di fronte a me la scelta di aderire a questa iniziativa aziendale oppure avrei dovuto rinunciarvi. Ho spinto via le mie paure e mi sono aggregato al gruppo dei colleghi dando assenso positivo fin dall'inizio. Però ammetto di aver riversato buona parte delle mie fobie sulla consorte impartendo precise disposizioni su cosa fare con il libro che aveva già preso il corso della pubblicazione e che non avrei potuto seguire nelle ultime fasi, se un incidente d'aereo avesse dovuto prematuramente stroncare la mia esistenza. Con gli accordi presi in precedenza con l'editore mi mettevo l'animo in pace, ma al contempo instillavo in Maria Luisa un profondo senso d'inquietudine che lei mai avrebbe provato nell'imminenza di un volo, proprio perché poteva vantare una serie innumerevole di viaggi all'estero effettuati in gioventù, prima che ci conoscessimo.

Ci furono due voli all'andata per effettuare uno scalo intermedio a Belgrado. Per il ritorno uno diretto da Sofia a Bologna. Tutto molto tranquillo con turbolenze impercettibili, niente a che vedere con quanto da me patito nel volo da Malaga a Linate al ritorno dal viaggio di nozze in Andalusia con Santina nel lontano 1987. Dopo quella prima problematica esperienza, avevo volato altre due volte nel 2000: la seconda da Montichiari a Fiumicino per ragioni di lavoro. Mi ero fatto coraggio perché di lì a poco avrei dovuto volare nuovamente verso Londra con Santina per effettuare una delle nostre ultime vacanze insieme al termine del suo primo ciclo di chemioterapia. Avevamo sempre rimandato ad un periodo più in là negli anni l'occasione di un viaggio lontano da casa proprio perché avevamo dei figli piccoli e non ci sembrava giusto andare incontro a rischi per la loro salute, nel caso in cui si fossero ammalati in terra straniera. In quella terza occasione volli in qualche modo recuperare le rinunce fatte e così lasciammo Andrea ed Alessandra a dormire dai nonni che ben volentieri assecondarono il nostro desiderio conoscendo la grave situazione della figlia.

Giunti a Sofia e raggiunta l'uscita dell'aeroporto, ci accolse un signore con in mano un cartoncino con sopra scritto il nome della nostra ditta. Felici di aver individuato l'autista per il trasferimento fino a Sozopol, ci stavamo apprestando a salire sul pulmino quando tanti si misero a sorridere perché sul fianco del mezzo vi era l'indicazione di una ditta italiana e, per giunta, ubicata esattamente nel paese in cui vi era stato in precedenza il mio ufficio: Lonato del Garda. Mi sentii di nuovo a casa, ma lo ero doppiamente per il fatto che il territorio intorno a Sofia, a causa dei suoi rilievi, mi ricordava la mia Brescia da cui ero partito il giorno prima. Consultando Google maps, avevo capito che ci attendevano numerose ore di viaggio lungo una diritta arteria autostradale per giungere fino a Burgas e poi piegare verso Sozopol effettuando l'ultimo tratto in zona costiera. Non potevamo procedere a velocità troppo spedita. La distanza da colmare era tanta e quindi non saremmo giunti a destinazione che in tarda serata.

I colleghi che da Ruse, città situata nella zona nord della Bulgaria, si erano messi in viaggio in mattinata in pullman, erano già giunti in albergo e in varie riprese postavano foto del luogo dedicandosi alle prime attività di relax per ingannare l'attesa del momento in cui anche noi saremmo arrivati sul posto. Ma alcuni contrattempi facevano prolungare il congiungimento ben oltre l'orario ipotizzato per il completamento del trasferimento. Ci fu bisogno di una seconda sosta proprio prima di Burgas perché il nostro pulmino era andato in riserva ed aveva bisogno di nuovo carburante. L'autista si era fermato presso una pompa non abilitata e così, dopo aver ricevuto istruzioni dal personale presente in cassa alla stazione di servizio ed aver fatto manovra per spostarsi verso gli erogatori adibiti alle automobili, fu preceduto da un camioncino di operai che lo costrinsero ad una prolungata attesa. Ripreso finalmente il viaggio, qualche chilometro prima dell'arrivo, percorrendo una solitaria strada accidentata che ogni tanto ci faceva fare grandi sobbalzi sul sedile, improvvisamente ci siamo dovuti fermare. Nel frattempo fummo pure affiancati da una pattuglia della polizia che voleva capire cosa ci facessimo fermi a bordo strada. Vollero controllare che non ci fossero a bordo dei migranti. Uno dei poliziotti, dopo aver conferito brevemente con l'autista ed aver capito che il motivo della sosta era dovuta al dispositivo di bordo che era andato in blocco per il numero di ore di viaggio, fece cenno di liberare la strada e di proseguire perché ormai mancavano pochissimi chilometri al raggiungimento della nostra destinazione.

Arrivati nei pressi dell'hotel, il responsabile della filiale bulgara si parava dinnanzi a noi illuminato dai fari del nostro pulmino. Era in perfetto abbigliamento estivo e faceva intuire cosa ci avrebbe atteso di li a poco. Effettuato velocemente il check-in e depositato rapidamente il bagaglio in stanza, siamo scesi in sala da pranzo dove anche i colleghi erano rimasti in attesa per la cena. Con nostra piacevole sorpresa non avevano voluto cenare e gentilmente ci avevano aspettato per condividere insieme il primo pasto. Noi italiani eravamo poco meno di venti. Loro oltre una trentina. Ci siamo liberamente distribuiti fra i vari tavoli per fraternizzare in allegria. Provenendo dall'Italia, il nostro viaggio era stato decisamente più impegnativo del loro. Terminata la cena eravamo cotti e desiderosi di metterci a letto a riposare. Prima di dormire sono riuscito però a mandare un saluto a casa accompagnandolo con alcune foto del posto per dare l'idea del bel luogo in cui ci trovavamo.

Mi sono svegliato presto per andare in bagno. Avendo visto che era già chiaro, ho tirato le tende e dato un'occhiata verso la spiaggia. C'era vento e le onde agitavano il mare. Il sole, ormai sorto, colorava di rosa alcune nuvole che si muovevano velocemente sopra la zona. Ho pensato che poteva essere una buona idea quella di mettermi in abbigliamento estivo e scendere da basso per scattare alcune fotografie, mentre tutti gli altri stavano ancora dormendo. Una sensazione magica, nonostante le poche ore di riposo e che il buon senso mi avrebbe suggerito di proseguire a letto ancora per un po'.

Sulla spiaggia qualche turista si muoveva avanti e indietro. Chi correva e chi proseguiva più lentamente, esattamente come anch'io stavo facendo. Non avevo mai visto il Mar Nero, ma cominciavo a capire le ragioni del suo nome dovute ai colori molto scuri delle sue acque, almeno se le si osserva, come stavo facendo io, in direzione orientale. Sull'arena vi era un secchiello che mi richiamò alla mente un'analoga situazione vista a Roseto degli Abruzzi dopo una giornata di burrasca che aveva trascinato sulla spiaggia diversi oggetti di plastica, di legno e varie conchiglie. Anche qui la stessa cosa. Postai alcune di quelle foto sul gruppo webex aperto dai colleghi ed in seguito ebbi modo di raccogliere da loro svariati complimenti per le buone inquadrature.

A tavola però uno dei colleghi stranieri mi domandò come mai avessi pubblicato quelle fotografie. In inglese cercai di farmi capire per bene, tentai insomma di esplicitare le ragioni che mi avevano spinto a effettuare quegli scatti. Per me c'era qualcosa di poetico. Un ramo ritorto che era stato spinto dai marosi sulla spiaggia, non appariva più come un pezzo di legno. Dall'angolatura in cui lo avevo ritratto pareva un punto di domanda, una interrogazione fatta al mio spirito in quella giornata così mistica che stava assumendo una valenza spirituale che andava ben al di là di un incontro di lavoro per conoscere più in profondità i colleghi di una filiale estera. Avendo però scorto nel commensale una certa perplessità, volli domandare esplicitamente cosa a lui richiamasse la mia fotografia. Mi rispose che gli dava soltanto l'idea di spazzatura. Con le mie fotografie ebbi l'impressione di aver offeso lui e magari anche altri. Mi giustificai dicendo che non ero lì per fare un reportage sulla Bulgaria che la potesse mettere in cattiva luce, ma per incontrare e fare amicizia con dei colleghi e, pertanto, se avevo offeso qualcuno, che si facesse interprete dei miei sentimenti nei confronti degli altri e porgesse le mie scuse a quanti si erano sentiti offesi dalla mia pubblicazione. Ottenni un cenno di assenso.

Anche se probabilmente è stato un caso isolato, questo episodio mi ha fatto riflettere non poco riguardo al fatto che una cosa non è necessariamente univoca e che possa prestare il fianco ad una duplice interpretazione. Probabilmente sono entrate in gioco anche altre ragioni personali del collega, come pure io stesso posso essere stato molto condizionato dall'aspetto esteriore del suo volto e che magari non vi era realmente perplessità nei miei confronti. Semplicemente poteva riflettere situazioni personali di cui non ero a conoscenza, dato che poi non ho visto cambiare espressione per tutto il periodo del meeting. Però, la circostanza mi ha spinto ad essere un pochettino più cauto del dovuto e a valutare con maggiore attenzione la condivisione dei mie scatti fotografici proprio per evitare di urtare il sentimento altrui.

Potrei dilungarmi ora stendendo tanti altri particolari che riguardano l'evento a cui, sul finire di settembre, ho avuto la fortuna di vivere in compagnia di tante persone. Potrei proseguire con la narrazione del viaggio di ritorno iniziato all'alba di giovedì e concluso con il mio arrivo a Brescia soltanto nella tarda serata quando tutti gli altri erano già tornati in famiglia da molte ore. Preferisco chiudere qui. Non so se sono riuscito a trasmettere per bene tutto l'entusiasmo profuso e altre sensazioni forti di quella trasferta di lavoro. Sicuramente sono ancora qui davanti ai miei occhi i sorrisi e le attestazioni di affetto di tante persone che fino a ieri consideravo semplicemente colleghi, ma ora posso dire a ragion veduta che sono amici.

venerdì 6 ottobre 2023

Il libro

 


Nell'immagine c'è la rappresentazione grafica della copertina del libro che verrà stampato nei prossimi giorni.

Come tanti in questo periodo, sono un po' raffreddato. Pertanto, non potendo godere di completa lucidità, mi astengo dal dilungarmi in ulteriori commenti che forse avrò modo di apporre più avanti. 

A chi avrà occasione di averlo fra le mani, auguro fin da ora: "Buona lettura!". 



venerdì 22 settembre 2023

L'anniversario

 Ho fatto gli auguri a mio fratello per il suo anniversario di matrimonio e nel ringraziarmi mi ha restituito una bellissima riflessione.

Si stupisce di quanti anni siano già passati e pensa che si dovrebbe inventare un rallentatore del tempo. Ora che lui è in pensione e che gli sono state restituite le 8 ore del lavoro, magari il tempo gli si allungherà. Conclude il suo messaggio dicendo che è forse solo una illusione mentale  e che ci si deve accontentare.

Che la vita corra via veloce, l'ho già scritto tante volte, anche di recente. Il mio stupore grande è dovuto al fatto che non avevo mai pensato che il pensionamento fosse una restituzione del tempo visto come una ineluttabile e necessaria sottrazione causata dal lavoro.

Se penso a mio padre, debbo convenire che ha potuto beneficiare di un'abbondante restituzione di tempo che ha saputo impiegare al meglio continuando ad essere operoso. Per mamma è stato diverso. Il pensionamento, anche se per una donna che si è sempre occupata di faccende domestiche il confine fra lavoro e riposo non risulta mai ben definito, ha coinciso con il maniferstarsi della sua malattia al punto da desiderare che il filo fosse reciso anticipatamente.

Guardando a noi due, a Matteo e a me intendo, auguro ad entrambi l'impiego migliore del tempo a disposizione.

giovedì 7 settembre 2023

Pensieri, parole e ricordi di una piccola anima

 Carissimo dom Pedro,

non so se tu sei in grado di ricordare quanto ti scrissi poco tempo dopo la morte di Santina. Ti accennai al fatto che avevo iniziato a scrivere un libro e che avevo pensato di devolvere in beneficenza per la tua missione il ricavato che ne avrei tratto. 

Tu mi scrivesti in risposta alcune cose che non rammento bene ora - dovrei recuperare la mail -, ma di sicuro ricordo che tu mi suggeristi di concentrarmi non tanto sul libro che magari quello sarebbe arrivato da sé. 

Dopo l'impulso iniziale, la passione per lo scrivere, che di certo per me rappresentò uno sfogo ed un modo per metabolizzare meglio la perdita di Santina, per così dire si affievolì fino a fermarsi del tutto.

Poi però nel gennaio del 2006 aprii un blog in cui riversai buona parte di quegli scritti e con regolare cadenza ne aggiunsi tanti altri e lo sto facendo ancora oggi. 

Alcuni mesi fa ho pensato di raccogliere quel materiale pubblicato online e riunire il tutto in un volume per dare seguito ad un progetto di auto-pubblicazione. Ho cercato una tipografia online e chiesto un preventivo a cui però non fece seguito alcuna risposta. 

Dall'inizio dell'anno mi sta arrivando a casa gratuitanente il settimanale "La voce del popolo" ed una sera, mentre lo stavo leggendo, Maria Luisa mi fa notare in ultima pagina l'inserzione di un editore che invitava a non aver paura e ad inviargli manoscritti. 

E così ho fatto. Il libro è piaciuto e settimana prossima andrò a firmare il contratto. È venuto da sé, proprio come dicesti tu. Spero che piaccia anche ai lettori così da poterti devolvere un buon gruzzoletto. 

Un abbraccio. 

Romano Scuri

giovedì 10 agosto 2023

Cetrioli

 


Ho già raccontato in passato, o forse no, che quando sono ospite in albergo mi piace fare una colazione abbondante andando ad assaggiare quasi tutto quello che c'è a disposizione passando dal salato al dolce.

Se c'è della verdura e della frutta la unisco volentieri a qualche fetta di salume, becon ben arrostito ed uova strapazzate. Dove ci troviamo ora non mancano i cetrioli.

Ormai non posso fare a meno di ricordare un episodio legato a mio padre. Nell'ultimo periodo in ospizio era talmente convinto che al posto delle zucchine gli cucinassero dei cetrioli che un giorno ne nascose una rotellina in un tovagliolo di carta per potercela mostrare durante una nostra visita e raccogliere così il nostro parere.

Ricordo bene la sua faccia stupita e poco convinta nel momento in cui arrivai a sentenziare che era proprio una invitante zucchina con attorno residui di gustoso pomodoro.


mercoledì 9 agosto 2023

Retaggi culturali

 


In hotel c'è una giovane donna con ragazzino che siede sola in sala da pranzo ad un tavolo vicino al nostro. I loro tratti somatici attribuiscono una chiara origine mediorientale. L'ho sentita parlare col personale di servizio in perfetto italiano e quindi penso possa risiedere in Italia da parecchio tempo.

Mentre facevo colazione non ho potuto fare a meno di fissarla negli occhi e lei per un attimo ha sostenuto il mio sguardo finché non sono stato io per primo a cedere tornando ad inquadrare il moncone di brioche che reggevo in mano.

Fantasticavo riguardo a quali potessero essere i suoi pensieri, sugli altri, su di me che la stavo scrutando con fare interrogativo. Immaginavo che potesse arrivare a chiedermi esplicitamente perché la guardassi in quel modo.

Le avrei risposto che nutrivo un certo stupore perché di solito sono abituato a vedere donne come lei, delle sue origini intendo, in tutt'altra foggia e generalmente accompagnate, per non dire guardate a vista. 

Capisco bene che certe domande non si possono porre così spudoratamente, ma credo sarebbe bello che nessuna barriera culturale fosse frapposta fra un essere umano ed un altro.

Insomna, che ci fosse sempre la possibilità di comunicare in modo schietto, sincero e delicato, senza arrivare mai ad urtare la sensibilità altrui, né essere inopportuni od addirittura irrispettosi nei confronti del proprio coniuge.

martedì 8 agosto 2023

Riflessioni sotto l'ombrellone

 


Ci sono dei termini che mi fanno sobbalzare perché rimandano di colpo ad una situazione imbarazzante, scomoda o semplicemente spiacevole.

Uno di questi è per me "Sinergia". Lo sentii pronunciare decenni fa ad una cena di lavoro dove un cliente invitava a fare "squadra" in ottica di un interesse comune. Ed intanto un suo tecnico, che si era attardato nel raggiungerci a tavola, stava maldestramente tentando di copiare i sorgenti dell'applicazione che c'era sul mio portatile. Ma lo stava facendo in maniera così maldestra e completamente sprovveduta da avere al seguito soltanto floppy disk ancora da formattare.

Oltretutto ignaro del fatto che avevo messo in atto da sempre accorgimenti per poter dimostrare che il mio PC era stato riacceso durante la mia assenza. Il ragazzo, una volta smascherato, disse che non si aspettava di dover copiare così tanti files e quindi non aveva potuto completare l'opera d'illecita captazione in tempi brevi. 

Anche perché, avendo nutrito qualche sospetto, indussi il suo titolare a telefonargli e così il giovane fu costretto ad interrompersi e ad  affrettarsi nel raggiungerci al ristorante.

Quindi, quando sento parlare di sinergia, rabbrividisco e subito associo il termine ad una imminente fregatura.

Un altro costrutto che mi scompone è la frase "da quando sono bambino" che fiorisce in bocca a tanti per certificare un atteggiamento o un'abitudine inveterata che l'interlocutore manifesta fin dall'infanzia. E secondo me un po' bambino ancora lo è se non sa sostituire, quando ci vuole, un tempo verbale presente con l'imperfetto.

Lo scolaretto ottuagenario

 


Leggere "Il segreto del Bosco Vecchio", a quasi dodici anni di distanza da quando lo fece mio padre, mi fa provare una sensazione strana ed inedita.

Tantissimi anni fa, a mio papà che partiva per le cure termali a Salsomaggiore, diedi come viatico "La fattoria degli animali" ritenendo che non si sarebbe stancato troppo presto essendo il numero di pagine abbastanza contenuto.

Quando ero piccolo mia madre gli dava da leggere qualche articolo di rotocalco o di giornale e lui accompagnava la lettura a voce alta scorrendo il dito sulla pagina, ma procedendo con una totale insicurezza, come avesse imparato a leggere da pochissimo tempo ed ancora faticasse grandemente a riconoscere per bene ogni singola parola.

Se noi, a motivo di questa sua incertezza, lo rimbrottavamo, con un bonario sorriso si giustificava dicendo che la maestra vedendo che aveva imparato a leggere bene prima degli altri compagni, gli aveva affidato il compito di mantenere accesa la stufa e così, mancando l'esercizio, aveva poi disimparato. A far di conto invece è sempre stato abile e su questo non c'era nulla da eccepire.

Mentre si susseguono via via le vicende del libro di Buzzati, non posso evitare di soffermarmi a pensare cosa stesse meditando mio padre durante la lettura di questi capoversi. Nei boschi un po' della tua vita l'hai passata, papà, e quei fantasiosi racconti non ti devono poi essere sembrati così inverosimili.

Nei tuoi anni di vedovanza hai recuperato alla grande il gap accumulato in gioventù e noi, che contribuivamo a stimolare il tuo interesse regalandoti sempre qualcosa di nuovo sperando ricadesse nei tuoi interessi e passioni, non potevamo che essere fieri di questo solerte scolaretto ultra ottantenne che sistematicamente, dopo il riposino, si metteva al tavolo del salotto per dedicarsi metodicamente all'ora di lettura pomeridiana.

E quando un libro ti andava particolarmente a genio, come le storie della Falegnameria Belfaggio, non ti esimevi dal farci partecipi elargendo a nostro beneficio un riassunto così meticoloso e denso di particolari che, tenendo ben desta la nostra attenzione, non potevano evitare di richiamare alla mente gli ormai desueti valori della tradizione orale.

Tracce

 


Mentre son qui steso sul lettino e la brezza di mare rimanda il profumo delle mie ascelle a solleticare le narici che tutto il giorno hanno respirato le goccioline di umidità sospinte dalle onde infrante nella risacca, inforco il cellulare e provo a vedere se riesco a vergare di nero con due righe sensate questo foglio virtuale dell'app degli appunti del mio telefonino.

Vorrei azzardare un collegamento logico fra le riflessioni nate a margine della visione del documentario sull'Homo naledi, un ominide estinto la cui datazione ci spinge a fare un grande balzo all'indietro sino a toccare quasi 300.000 anni fa. Pur appartenendo ad una razza totalmente differente dalla nostra, sembra che abbia lasciato tracce di analogo rapporto con la morte paragonabile a quello che si potrà vedere in tempi più recenti con l'Homo sapiens i cui rinvenimenti risalgono ad 80.000 anni fa. Segni di graffiti, sepolture di corpi che mettono in stretta relazione un antichissimo rito funebre con quanto di analogo siamo soliti fare anche noi ai giorni nostri per gestire il lutto quando perdiamo una persona cara, partecipando cioè coralmente a quell'azione sociale di suffragio che usualmente chiamiamo funerale.

Pie illusioni, per scomodare una definizione di foscoliana memoria, di cui condiamo la nostra esistenza per seguitare a vivere oppure un innato senso del divino e del soprannaturale ben cablato nel nostro DNA fin dal principio, fin da quando cioè ancora non eravamo ben formati come genere umano, né era ben definito con certezza il ceppo che avrebbe prevalso su tutti gli altri e lentamente si sarebbe elevato fino a dominare?

È una domanda aperta che per forza di cose non può avere una conclusione certa ed univoca se la Rivelazione e la fede non vengono in nostro soccorso per aprire uno spiraglio di luce là dove sembra tutto offuscato e buio. Quella Trasfigurazione che la liturgia odierna ci pone davanti come riflessione e che di fatto rappresenta un'anticipazione di un paradiso di cui dobbiamo imparare a godere ancora su questa terra e di cui l'amore, specialmente quello sponsale, sancito o meno da un atto pubblico di convalida, ne è mirabile prefigurazione.

domenica 16 luglio 2023

Help

 


Mentre aspettiamo il bus per rientrare in hotel, mi va di raccontare quanto successo poco fa ridiscendendo in seggiovia a Castelrotto.
 
Con le folatine di vento che sentivo in quota, stavo pensando a come avrei fatto a recuperare qualcosa che mi fosse eventualmente caduto nei prati sottostanti. In quel mentre scorgo una giovane signora che, più a valle, si muove sotto di noi nell'erba alta. Ad un certo punto interrompe il proprio zizzagare incerto e, alzando lo sguardo verso l'alto, grida verso di noi "Help" portando le braccia alla testa.
 
Intuisco e le rispondo "Hat?" con fare interrogativo. Annuisce e poi riprende a cercare sconsolata avendo dato noi ad intendere di non averlo visto. Poi però mi sporgo di lato e continuo a scrutare meglio fino ad individuare così una sagoma grigiastra proprio sotto di noi. Dato che potrebbe essere quella la cosa che cerca, richiamo l'attenzione della ragazza gridando ripetutamente "Here!" ed indicando col braccio un punto proprio sotto di noi.
 
Lesta si avvicina e chinandosi afferra il cappello che da sola non riusciva a trovare. Si allontana un poco e, sventolando felicemente ciò che aveva recuperato, rassicura il compagno che più a valle la stava aspettando in auto al bordo della strada. Contenta lei e contento io di esserle stato d'aiuto, nonostante un mancato cenno di ringraziamento che la concitazione del momento le avrà sicuramente soffocato in gola.

sabato 1 luglio 2023

Papà ed io

 

Gli stessi difetti che vedevo in te papà e che talvolta contestavo apertamente, ora sono i miei. Abbiamo coltivato delle abilita pratiche e forse anche tu gongolavi interiormente per essere stato in grado di realizzare quelle cose. Mai sei rimasto con le mani in mano. Tanti manufatti son li a testimoniare la tua solerte dedizione.

I miei sono, per così dire, un po' più immateriali. Il nostro orgoglio probabilmente ci porta a pensare e a sopravvalutare il nostro operato. Magari questo si addice più a me che a te. O forse calza bene per entrambi dato che non ci siamo mai lasciati andare ad inutili vanterie, sempre però certi di aver fatto bene, molto bene, anche quando l'opera non andava tanto più in là dell'ordinario.

Quando siedo a tavola, talvolta mi fermo a pensare che alcuni gesti e modi di fare assomigliano sempre di più ai tuoi. Con mamma è stato diverso. Subito dopo la sua dipartita sentivo forte il suo modo di essere, i suoi insegnamenti. Il suo modo di pensare talvolta risuona ancora dentro di me, ma ormai gli episodi li sento definitivamente diradarsi.

Con te papà è diverso. Rari all'inizio, formano ora una costante presenza in un continuo crescendo senza soluzione di continuità. E così mi soffermo a pensare che il tuo spirito, invece di riposare solitario altrove, provi grande nostalgia e, intrufolandosi in noi, cerchi di rivivere le belle sensazioni che hanno colorato la tua esistenza in vita.

sabato 17 giugno 2023

Il mio castello

 


Questa mattina mi è arrivata una email di avviso da parte di Google che a partire dal 19 luglio 2023 cesserà il servizio Album con cui avevo pubblicato in passato, ben prima che su Facebook, diverse foto.
 
Mi è stata offerta la possibilità, tramite un loro tool dall'eloquente nome "Takeout", di scaricare tutto il contenuto dei miei vari album. Tempo addietro ne avevo fatto l'upload con Picasa, un'applicazione che poi è stata dismessa anch'essa.
 
Sono tutte copie di fotografie che ho archiviato anche altrove e pertanto non intendo darmi pena per una attività che ritengo inutile e così lascerò andare nell'oblio di qualche data-center tutti questi album che ho condiviso pubblicamente.
 
Del resto mi sembra abbastanza naturale che le cose non durino per sempre con un servizio gratuito. Io ho messo a disposizione i miei scatti e Google mi ha offerto la possibilità di archiviarli nei suoi enormi store. Ma probabilmente ora qualcuno, in qualche remoto ufficio, sta tirando le somme e sta valutando se sono di più i costi oppure i benefici per l'offerta di questi servizi.
 
È giusto fare bilanci e nessuno dovrebbe esimersi. Soprattutto chi come me condivide col web così tanta parte della propria vita. La speranza è che dietro la porta non ci sia sempre il solito cattivo di turno pronto ad approfittarne. Se tutti temessimo questo, allora saremmo ancora nel Medioevo, ciascuno arroccato nel proprio castello pronto a difendere il feudo.
 
Credo nel valore della condivisione e, pur con le debite cautele, cerco di proseguire lungo questa strada, pienamente convinto che un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce, ma che è più importante quest'ultima.

sabato 10 giugno 2023

Pensieri, parole e ricordi

 

Mi capita spesso, stimolato da qualche collegamento estemporaneo oppure anche in seguito ad azione di "vanity search" andando a googlare il mio nominativo, di imbattermi in un vecchio post sul mio blog e di averlo poi riletto.

Ormai, dopo oltre 17 anni di pubblicazioni, di materiale ce n'è tanto e non sempre ricordo tutto con precisione. Infatti, uno dei proponimenti del passato quando mi accingevo a scrivere, era anche quello di poter rammentare, rileggendoli un domani, episodi o pensieri che mi avevano, per così dire, tenuto compagnia negli anni più verdi.

Recentemente, avendo provato stupore per alcuni brani di cui non credevo di essere stato davvero io l'autore di quei capoversi, ho pensato se non fosse il caso di farne una selezione andando a prendere quelli più meritevoli e riunirli in un apposito volume da dare alle stampe in un piccolo progetto di autopubblicazione.

Ho cercato online e trovato svariate proposte che subito hanno stimolato la mia fantasia. Per poche centinaia di euro potrei avere a disposizione 100 libri in formato tascabile con pensieri, parole e racconti di una piccola anima. Il problema sarà poi cosa farne. Regalarli è un attimo, ma chi li vorrà? Ormai non legge più nessuno. Almeno niente che vada oltre la mezza schermata di uno smartphone.

domenica 28 maggio 2023

Una specie di vento

 

Ricordo che era una giornata piovosina. A scuola ci mandarono a casa a metà mattina perché era successo un fatto grave in Piazza Loggia. I giorni successivi guardavamo in strada i quotidiani locali fortemente colpiti dalle numerose foto giganti della strage e dei corpi fatti a brandelli.

Per un sacco di tempo ebbi, non dico paura, ma vero terrore anche solo a pensare di avvicinarmi al centro della nostra città. Mia madre volle partecipare alla cerimonia cittadina di suffragio. Non fui tranquillo finché non rientrò a casa.

Il libro "Una specie di vento" dello scrittore Marco Archetti, di cui ho molto apprezzato la lettura dimenticandomi per un attimo di conoscerlo per averlo visto girare da ragazzino in vespa con suo padre sulle nostre strade del quartiere, mi ha fatto approfondire aspetti di quella tragedia da cui ero voluto fuggire lontano.

sabato 20 maggio 2023

Tempus fugit, floppies manent

 


Ti dicevano di fare attenzione coi backup su floppy che dopo dieci anni potevano deteriorarsi. Sto copiando su HD files salvati più di trent'anni fa, dopo essere riuscito a far partire un vecchio lettore di floppy disk USB collegandolo posteriormente al desktop PC. Con le porte anteriori non c'era verso di farlo andare.

Che tenerezza quei programmi in MS Pascal che zippati stavano a decine dentro un singolo floppy da 1.44MB. Ora i megabytes si sprecano. Va beh, qualcosa in più le applicazioni moderne fanno rispetto ai SW essenziali di una volta. Oltretutto non sono più il solo ad occuparmene. Ora gli sviluppi sono portati avanti da numerosi elementi di vari teams distribuiti in tutto il mondo.

sabato 13 maggio 2023

LOVE everywhere

 

Amore al mare

Amore in montagna


Amore in prigione


Amore in città


Amore vorticoso



New LOVE

 

Nell'anno dell'amore c'è sempre la possibilità di un nuovo amore che fa quadrato davanti a noi.

sabato 29 aprile 2023

Vi presento Joe Black

 

Ieri sera, dopo averne accarezzato l'idea per più di una settimana e non avendo altro di meglio in lista, me lo sono andato a rivedere. Ero praticamente sicuro che tre ore di proiezione non sarei riuscito a reggerle tutte in un sol colpo, ma non importava perché tanto lo avrei potuto completare in un secondo momento. Invece ho fatto le "ore piccole" e sono stato davanti alla TV senza soluzione di continuità, con Maria Luisa, fedele compagna al mio fianco, che di tanto in tanto andava recuperando le energie spese durante la settimana chiudendo spontaneamente gli occhi sentendosi dolcemente cullata da quei dialoghi così ostentatamente lenti e pacati.
 
In uno dei suoi andirivieni onirici mi ha chiesto quante volte lo avevo già visto. Credo che questa sia la terza volta, le ho risposto. Essendo stato realizzato nel 1998 e non avendo fruito la visione al cinema la prima volta, sono praticamente certo di essermelo goduto a casa sul divano durante quegli anni di vedovanza. Ogni storia d'amore che passava in TV, che leggevo in un romanzo, erano il debole surrogato per una vita affettiva che era stata prematuramente mutilata.
 
In quelle storie, che ai più sarebbero potute apparire oltremodo melense e sdolcinate, trovavo una sorta di lenimento ed intimamente accarezzavo la speranza di poter riassaporare un giorno la bellezza di un morbido bacio, il calore di un tenero abbraccio. Riassaporare, isomma, la piccola morte che per un istante due appassionati amanti reciprocamente si danno, stretti nell'amplesso sessuale.
 
E così è stato. La cosa è talmente nota e risaputa che non c'è bisogno che torni a raccontarla un'altra volta. È la storia già vissuta di tanti che ci hanno preceduto, è la realtà di chi si è trovato e non si lascerà mai più. È la speranza di chi ha assaggiato, ma non ha potuto ancora gustare con pienezza.
 
È la consapevolezza di non avere rimpianti nel momento in cui si capisce di dover tirare i remi in barca, di prepararsi a scendere dal treno quando la nostra fermata è stata annunciata. Questo perché siamo stati in grado di vivere con pienezza ed abbiamo sfruttato prontamente le opportunità che ci sono state offerte su un piatto d'argento. Abbiamo colto quel bellissimo fiore e, socchiudendo leggermente gli occhi, ne abbiamo gustato l'inebriante profumo.

venerdì 7 aprile 2023

Il camper


 Romano, compra il camper! Diceva mio cugino. Ma no, gli ho risposto. Bisogna essere tagliati per portarsi la casa appresso. E poi a me sembra che i camperisti siano un po' discriminati.

Posti a loro riservati ai margini delle città per non dire ben lontani, tagliati fuori dal centro, se ti piace restare invece vicino ai luoghi da visitare. Adatto per l'avventura di certo sì, ma non devi aver paura di sostare in luoghi isolati quando la sera arriva il buio. Puoi far felice bambini piccolini e quell'io fanciullo che sempre ti porti appresso. Un fedele amico dell'uomo può farti compagnia quando la progenie ormai cresciuta vagabonda indipendente percorrendo vie diverse dalle tue.

Sì, non fa per me, non fa per noi. Ma sono felice per voi e per tutti quelli che danno sfogo al proprio sogno di libertà. Quando vi passo accanto in autostrada, Maria Luisa d'improvviso esclama: "Romano, compra il camper!" e subito emettiamo una fragorosa risata.

mercoledì 5 aprile 2023

sabato 1 aprile 2023

La porta

 

Penso a questo elaborato grafico da quasi una settimana, da quando ho ascoltato il commento al Vangelo fatto da uno dei nostri sacerdoti all'omelia dopo la lettura della risurrezione di Lazzaro. "Lasciatelo andare", dice Gesù nel testo di Giovanni. Per me la frase è risuonata come un "Lasciatelo in pace, non tormentatelo con le vostre domande!". Se fossimo stati contemporanei di Marta e Maria, chi ci avrebbe impedito di assalire il loro fratello con pressanti interrogativi per soddisfare ogni nostra curiosità sull'aldilà?

E' una porta che di certo dovremo attraversare tutti dacché siamo venuti al mondo. Nell'immagine ho voluto dare spazio alla possibilità di una duplice interpretazione. Si può andare oltre dopo aver percorso tutte le fasi della vita, dalla fanciullezza passando per l'età adulta fino poi a giungere al compimento naturale con la vecchiaia. Oppure, come distesi su un luminoso nastro trasportatore, siamo condotti ad attraversare il varco in qualsiasi momento ci possa toccare, chi nel fiore dell'età e chi no.


martedì 14 marzo 2023

Come un micio

 

"Lavatelo bene, non fare come i gatti" mi diceva mio padre quando la mattina mi sciacquavo il viso per rimuovere la cispa notturna, la "sbesa" come la si chiamava in gergo dialettale.

Quando invece era lui il padrone del lavello, io gli restavo al fianco estasiato e pensavo che fosse inavvicinabile il suo modo di tergersi il volto perché passandoci sopra con le mani riusciva a fare un forte rumore che mai sarei riuscito ad eguagliare. Ed è appunto per questa mancanza di sonorità nelle mie abluzioni mattutine che ritenevo ben attribuita la comparazione ad un micio.

Qualche giorno fa, mentre facevo la doccia, ho provato a soffiare fuori l'aria mentre con le mani strofinavo energicamente le labbra muovento velocemente i palmi in alto ed in basso. Sono sicuro che se avessi avuto li attorno un figlio piccolino, avrebbe potuto esclamare: "Ora sì che ti stai lavando come il nonno".

sabato 25 febbraio 2023

Intelligenza artificiale

 

Avete notato come periodicamente, ad intervalli sempre più ristretti, riusciamo a progredire e fare un balzo tecnologico in avanti? Se state leggendo questo post dal vostro smartphone, avete tra le mani una concreta testimonianza di uno di questi grandi salti.

Mi è capitato già qualche volta di soffermarmi a pensare ed immaginare quale possa essere il successivo ed in questo momento un'idea l'avrei avuta. È qualcosa di immateriale, come anni fa lo era stata la diffusione di internet.

Potrei sbagliarmi, ma credo che sarà l'intelligenza artificiale a scandire marcatamente il ritmo dei giorni a venire. Ed anche qui già se ne intuiscono i risvolti positivi e quelli negativi. Starà a noi farne buon uso.

 Del resto, come col cellulare.

domenica 5 febbraio 2023

Carnevale

 

Sono andato a prendere a piedi i sacchetti della differenziata dove li distribuiva la municipalizzata, facendo una bella scarpinata. Costeggiando una vetrina, eccoti un variopinto divano a mo' di panchina. Preso il cellulare in mano, scatto una foto che pare un dipinto. E visto lo scatto non male, l'ho titolato: "Carnevale"!

sabato 4 febbraio 2023

Sono tornato

 

Durante questa settimana mi son detto che è da un bel pezzo che non disegno una di quelle simpatiche vignette contenenti quei mostriciattoli che tanto mi avevano appassionato mesi addietro. Visto il lavoro intenso di questi giorni, non avevo proprio voglia di starmene al PC anche in tarda serata per dare concretezza a quanto avevo in animo di fare.

Ma oggi è sabato e certamente qualche momento riesco a ritagliarmelo per buttare nero su bianco quanto mentalmente avevo già elaborato ogni volta che tornavo a pensarci. La storiella è praticamente nata da sé. Visto che non si vedevano da un pezzo questi miei disegnini, ho immaginato che uno dei protagonisti si fosse assentato per un po' e poi al ritorno un amico gli desse un saluto di ben tornato e volesse sapere dove era stato tutto questo tempo.

Nell'ultimo periodo si è tanto sentito parlare di viaggi nello spazio. Quindi mi è parsa una logica conseguenza far sperimentare al mio protagonista una di queste avventure. Poi ora è diventata di gran moda ChatGPT e quindi volete che il mio curioso tipetto non entrasse in un internet point per sperimentare di persona le sorprendenti meraviglie dell'intelligenza artificiale?

Come chiosa finale, non mi sembrava vero di non riportare e concludere con la frase che ripeteva spesso mia madre al ritorno da un viaggio o da una vacanza: "Dove andare a stare più male di casa propria?".


sabato 28 gennaio 2023

Cartolina postale

 

Cari genitori
Noi stiamo bene e giochiamo da mattino a sera con i nostri compagni. Io aspetto con ansia l'ultimo giorno per potervi rivedere.
Un caro saluto dal vostro Romano.
11/8/73

L'ansia spariva appena saliti sul pullman per fare ritorno dalla colonia marina. Rientrati in casa, venivamo colti da una strana sensazione di estraneità per quel luogo che poi man mano svaniva nelle ore successive, appena recuperavamo familiarità con le nostre cose.

Durante il soggiorno ricevavamo dai nostri genitori un po' di soldini nel caso ne avessimo avuto bisogno per spesine varie, come ad esempio le cartoline da spedire ai parenti oppure giocattolini o caramelle. Per l'acquisto davamo incombenza alle signorine - così venivano chiamate le nostre assistenti - quando esse si recavano in libera uscita.

Un giorno sentii dire dalla nostra signorina alla collega di un altro gruppo che stava per uscire per andare a divertirsi che, se aveva bisogno di soldi, li avrebbe trovati là nella loro stanza e che li poteva prendere. A me quella frase parve un po' sospetta dato che all'inizio della vacanza tutte le nostre paghette ci erano state ritirate dicendoci che avrebbero pensato loro a gestire i nostri soldi e a utilizzarli quando avremmo avuto necessità di comperare qualcosa.

Quell'anno mio padre mi diede 3.000 lire. Avevo fatto comperare e spedito qualche cartolina e quindi mentalmente pensavo di avere a disposizione ancora circa duemilasettecento lire, visto che non avevo effettuato altri acquisti. Gli altri compagni si facevano portare talvolta dei dolciumi. Un altro anno mi ero fatto comperare un piccolo missile di plastica con tanto di paracadute legato in coda. Lo si doveva scagliare in alto con una specie di fionda dotata di un elastico da agganciare ad un uncino posto sul fianco del vettore. Il paracadute, tenuto arrotolato durante il lancio, una volta raggiunta la quota massima si apriva e lo faceva planare dolcemente al suolo.

Quell'estate invece non ebbi voglia di comperare nulla durante il soggiorno alla colonia estiva, se non appunto il necessario per spedire qualche saluto ai parenti. Arrivato il giorno della partenza per fare ritorno, la signorina cominciò a distribuire ai miei compagni qualche spicciolo rimasto, ma per me nulla. Alla mia pronta lamentela disse che li avevo spesi tutti. Ci rimasi male, perché ero sicurissimo del fatto mio. In verità anche qualche compagno, che pur aveva ricevuto qualcosa di resto, rimase un poco perplesso pensando di veder restituita una quota maggiore, ma la frenesia per il ritorno a casa cancellava negli altri qualsiasi contrarietà.

Arrivati a destinazione, appena ebbi modo di vedere mio padre che era venuto a prendermi, non seppi far altro che piagnucolare dicendogli che la signorina non mi aveva restituito i soldi avanzati della paghetta che avevo ricevuto alla partenza. Tenendomi per mano si avvicinò con me alla direttrice della colonia e le raccontò l'accaduto. Venne convocata immediatamente anche la nostra signorina che negò ogni addebito. Era la sua parola contro la mia. Mio padre mi difese. Se il bambino dice così, non ho dubbi che le cose siano andate come dice lui.

La direttrice cavò di tasca sua tre banconote da mille e me le diede. Io replicai che erano più di quello che mi spettava perché qualcosa avevo speso. Non dovevo preoccuparmi, disse lei; andava bene così. Qualche tempo dopo, in fabbrica durate l'orario di lavoro, convocarono mio padre per fargli confermare l'accaduto o per una smentita casomai il figlio avesse poi raccontato una versione differente. Ma non ci fu alcuna ritrattazione e papà, pur in assenza di un commento esplicito da parte dell'impiegato che lo aveva convocato in ufficio, quando tornò a casa ci disse che forse volevano una conferma per far partire una denuncia verso la signorina disonesta.

domenica 22 gennaio 2023

Al destino non si sfugge

 

"Ninni, vuoi un caffè?", mi dice Maria Luisa appena si accorge che mi sono alzato. Annuisco e la raggiungo in cucina. Prendo una tazzina e vi verso quanto aveva lasciato nella moka, pronto da bere perché non più bollente. Poggio la chicchera sul bordo del lavandino in attesa di sorseggiarmelo di lì a poco, dopo aver messo altra acqua che mancava al contenitore filtrante.

Vedendo la tazzina in potenziale pericolo di essere urtata inconsapevolmente da mia moglie che stava armeggiando attorno al lavello, decido di spostarla sui fornelli, in un anfratto piano. Fatto quel che dovevo, la riprendo e mentre sto per dare il primo sorso sporgendomi di lato verso l'acquaio, Maria Luisa si muove all'indietro e, urtando leggermente il mio gomito, mi fa versare sul ripiano buona parte della calda bevanda.

Ora ditemi voi se quel caffè non era destinato ad essere rovesciato. Il mio intervento, quasi premonitore, non è servito a nulla. Ne ho solo cambiato la modalità di esecuzione senza fermare il suo ineluttabile destino.

sabato 21 gennaio 2023

Le trasformazioni dell'amore

 

Con un piccolo aiuto grazie ad un semplice tool trovato online, ho dato corpo e forma alle trasformazioni dell'amore. Per oggi mi fermo qui, ma non è detto che in futuro non si possa pubblicare qualche altro elaborato. Non c'è limite alla creatività.

All we need is love





Ho fatto vedere a mio cugino artista il modulo LOVE assemblato a mo' di omino alla finestra ripetuto in quattro righe da dieci. Gli ho pure chiesto se aveva già visto in giro qualcosa di simile. Mi ha risposto che "LOVE" è famosa quella di Robert Indiana, ma è tutto un'altra cosa. Me lo sono andato a vedere e concordo, la mia composizione è ben diversa. Se ne potrebbe fare carta da regalo, mi ha suggerito poi. Non sono bravo a monetizzare, ho replicato. Gli ho ceduto i diritti, casomai volesse tentare lui la strada.