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sabato 29 agosto 2015

In un posto bellissimo

V'informo subito che il titolo del post corrisponde esattamente al nome del film che l'altra sera Maria Luisa ed io abbiamo visto al teatro Filo di Cremona. Detto fuori dai denti, la proiezione non mi ha entusiasmato granché e la cosa non mi ha stupito più di tanto perché sappiamo benissimo che in quella sala si vedono raramente pellicole d'impatto spettacolare. Chi gestisce il palinsesto sembra avere una cura meticolosa nello scegliere ciò che in una multi-sala difficilmente troverebbe posto proprio perché inadatto a riempire tutte le poltrone. Tra la platea e la galleria non avremo raggiunto le trenta persone. E forse ho anche largheggiato nella stima perché quando mi sono sporto dalla balconata all'inizio non ne vedevo sedute più di due e lì sopra dov'eravamo ce n'erano con noi quattro in totale e non sono più aumentate.

Ma il numero di quelli che assistono alla proiezione non è per me fondamentale per giudicare la gradevolezza di un film, anche se in qualche modo una correlazione ci dovrebbe essere. La sensazione avuta fin dai primi fotogrammi è stata quella di un avvicendarsi di situazioni in cui sembrava che qualcosa d'importante stesse per accadere, ma in realtà non succedeva proprio nulla e la vita della coppia raccontata sullo schermo procedeva sempre uguale e sotto tono, così come era iniziata. Anche se la narrazione non era del tutto esplicita, si capiva che nel pregresso dovevano esservi stati nel vissuto della protagonista drammi personali che condizionavano pesantemente l'oggi. La donna aveva perso una carissima amica tantissimi anni prima; era stata in analisi e con difficoltà ricostruiva ora un rapporto con la madre della compagna di gioventù. Il marito, pur apparendo moderatamente premuroso nei confronti della consorte, sembrava in realtà dedicare le proprie attenzioni migliori ad una relazione extra coniugale. Il loro unico figlio, ormai in età adolescenziale, stava attraversando quel periodo senza particolari scossoni o entusiasmi tanto che del suo primo bacio ad una ragazza la madre viene a sapere dal padre come se si stesse parlando di normale amministrazione.

In questo contesto famigliare non deprimente da vedere, grazie soprattutto alla buona fotografia ed alla gradevolezza fisica degli attori, le situazioni si dilungano per giorni e giorni nella più completa noncuranza di entrambi, senza un minimo cenno di ribellione o men che meno di discussione riguardo alla penosa deriva in cui il rapporto di coppia dei protagonisti si sta trascinando. Alla fine dei conti il film, pur se accettabile testimonianza di molte situazioni coniugali che si macerano senza afflato per lunghi anni, secondo me non riesce ad entusiasmare lo spettatore che alla fine viene quasi sorpreso dai titoli di coda. Si resta seduti ancora per un po' in preda allo sconcerto e quasi timorosi di fare la figura degli stupidi che non han ben compreso il filo conduttore della storia cinematografica raccontata. E che pure ha ricevuto sovvenzioni di sostegno per la sua realizzazione. Una riflessione, insomma, sul matrimonio e sulla coppia che forse non abbiamo tantissima voglia di vedere al cinema perché probabilmente fin troppo usuale nella vita reale.

Dal mio punto di vista, la situazione denunciata nel racconto cinematografico, ancorché reale, non ha senso di esistere. E' per me inconcepibile trovarsi all'interno di un rapporto coniugale e viaggiare su strade parallele, tendenzialmente divergenti, senza compartecipazione alcuna, senza rendersi minimamente conto dell'altrui stato di difficoltà oppure esserne del tutto consci, ma non fare assolutamente niente per cambiarlo in meglio. Accontentarsi insomma di risposte stereotipate e false in cui si dichiara che tutto va bene ed in realtà non va bene nulla e dietro quella risposta c'è tutto un mondo di scontento che separa le persone con un sottilissimo diaframma che la volontà di nessuno dei due vuole abbattere. Si capisce così come poi col passare degli anni, per non dire decenni, si riesca a costruire quella sorta di tomba matrimoniale che fa convenire ai più come sia meglio non sposarsi affatto. O, al contrario, quanto sia più conveniente dire addio una volta per tutte ai propri impegni presi con solennità ed apparentemente in modo sincero in un giorno ormai lontano.

La storia che vorrei veder raccontata è un'altra. E' quella di una coppia normale, come tante altre, che non fa nulla di particolarmente eclatante, ma che vuol essere felice e si impegna ogni giorno perché ciò avvenga. Che si esercita quotidianamente nell'attenzione all'altro e lo fa primariamente con chi è vicino ancor prima di guardare anche a chi è lontano. Che non ha timore delle difficoltà perché ha fiducia e sa che queste, così come sono arrivate anche se ne andranno. Che si prodiga con impegno generoso con uno stile di vita dove si è primariamente dediti a dare all'altro piuttosto che a pretendere che sia l'altro a farlo. Un film così, ne sono sicuro, non piacerà a molti. Ma una vita così, ne converrete, piacerebbe a tutti.