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sabato 9 febbraio 2013

Le parole degli altri son meglio delle proprie

In Fai bei sogni scrivo che non essere amati è una sofferenza grande, ma non la più grande. La più grande è non essere amati più. Assaggiati e sputati come una caramella cattiva. E' il timore di venire abbandonati che ci impedisce di abbandonarci.

Quando illustro in pubblico questi concetti mi capita di incrociare smorfie perplesse. Allora li attribuisco a Jung.

Per non avere più paura di soffrire è indispensabile liberarsi dal dolore. Milioni di persone provano a farlo ogni giorno, prodigandosi in preghiere e buone azioni oppure stordendosi con droghe ed esperienze estreme. Ma, come diceva Jung, i ricordi dolorosi non si possono eliminare. Quello che si può eliminare è il dolore associato ai ricordi.

Oggi riesco a pensare a mia madre senza più provare dolore perché ho accettato intimamente una verità indimostrabile: che tutto ciò che accade è sempre giusto e perfetto. Che il dolore è qualcosa che ci capita addosso non per sfortuna, ma per concederci l'opportunità di conoscere la parte irrisolta di noi.
 
(...)

Se da quando nasci a quando muori nella tua vita non è cambiato tutto o almeno qualcosa, significa che la vita non ti è servita a niente.


A SOGNI FATTI in Fai bei sogni di MASSIMO GRAMELLINI - LONGANESI


sabato 2 febbraio 2013

Altri organi





   Certo, accadono cose che un tempo la nostra ragione non avrebbe creduto possibili. Ma forse possediamo altri organi oltre alla ragione, organi che allora non conoscevamo, e che potrebbero farci capire questa realtà sconcertante.
 
Io credo che per ogni evento l'uomo possieda un organo che gli consenta di superarlo.
 
    Se noi salveremo i nostri corpi e basta dai campi di prigionia, dovunque essi siano, sarà troppo poco. Non si tratta infatti di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva. A volte penso che ogni situazione, buona o cattiva, possa arricchire l'uomo di nuove prospettive. E se noi abbandoniamo al loro destino i duri fatti che dobbiamo irrevocabilmente affrontare - se non li ospitiamo nelle nostre teste e nei nostri cuori, per farli decantare e diventare fattori di crescita e di comprensione -, allora non siamo una generazione vitale.

Etty Hillesum

Lettere
1942 - 1943

GLI ADELPHI