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martedì 26 marzo 2013

L'ateo perfetto

Eravamo degli atei perfetti, di quelli che non si pongono più interrogativi sul loro ateismo. Gli ultimi militanti anticlericali che si scagliavano ancora contro la religione nelle riunioni pubbliche ci parevano patetici ed un po' ridicoli, quali lo sarebbero degli storici che s'impegnassero a confutare la favola di Cappuccetto rosso. Il loro zelo non faceva altro che prolungare inutilmente un dibattito chiuso ormai da lungo tempo dalla ragione.

L'ateo perfetto non era infatti ormai più colui che negava l'esistenza di Dio, ma colui per il quale non si poneva neppur più il problema dell'esistenza di Dio.

ANDRÉ FROSSARD
Dio esiste
io l'ho incontrato


SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
TORINO

Ecco un altro libro letto tutto d'un fiato nel breve spazio di un pomeriggio passato in ospedale a fianco di Maria Luisa sottoposta ad intervento chirurgico per la ricostruzione del tendine del pollice sinistro.

sabato 23 marzo 2013

Meno di 75 minuti

Con l'avvento della Quaresima, mia moglie ed io avevamo espresso il desiderio di accostarci al Sacramento della confessione per tempo, ben prima della Settimana Santa. Ed invece, nonostante tutte le nostre buone intenzioni, non siamo riusciti a dare concretezza a questo proposito se non oggi pomeriggio soltanto, giusto alla vigilia della domenica delle Palme.

Dopo l'immancabile riposino pomeridiano, fonte di riconciliazione con le energie fisiche disperse durante la settimana lavorativa, abbiamo preso la macchina e ci siamo diretti verso il centro cittadino. Lasciata l'auto in un affollato parcheggio ad accesso libero, ci siamo incamminati verso la chiesa di S. Francesco dove numerosi frati sono disponibili ad accogliere i penitenti di ogni età.

Giunti là, vorrei trattenere Maria Luisa presso il confessionale che è collocato in fondo alla navata laterale, proprio lì a fianco del portale d'ingresso. Ma lei, nonostante non ci sia nessuno e si debba presumibilmente aspettare soltanto che esca chi ci ha preceduto, ne scorge un altro che si sta liberando più avanti e m'invita a seguirla. Con passo affrettato lo raggiungiamo e lascio che sia lei ad entrarvi per prima. Mentre mi guardo intorno per trovare un posto dove sostare, mi accorgo che è appena uscito un signore anche dal confessionale che avevamo abbandonato. Ritorno allora sui miei passi e con circospezione entro anch'io a chiedere perdono.

C'è decisamente meno ressa delle altre volte, nonostante ormai la Pasqua non sia più tanto lontana e così, a conti fatti, ci avanza più tempo del previsto. Propongo allora a mia moglie di arrivare fino in piazza Vittoria per visitare una stazione del nuovo metrobus. Nei giorni scorsi c'è stata l'inaugurazione. Saremmo voluti accorrere anche noi per dare un'occhiata a questa nuova grande opera della nostra piccola cittadina, ma dopo aver letto su facebook delle lunghe attese patite da alcuni amici per la gran folla di metroentusiasti, abbiamo deciso di rimandare la visita ad un momento più favorevole.

Mentre ci avviciniamo al centro della città, ci viene incontro una ragazza che ci domanda a bruciapelo qual è stato l'ultimo libro da noi letto. Quasi fosse passato ormai un decennio, non riesco a dirle nulla e la mia espressione smarrita la disarma totalmente e, non riuscendo più a chiederci nulla, ci lascia proseguire per la nostra strada. Mentalmente ripenso al libro di Gramellini che sono riuscito letteralmente a divorare nel ristretto spazio di un fine settimana. Possibile che non sia stato in grado di ricordarmi tempestivamente di quel romanzo? Fai bei sogni. Ecco, ora mi rammento il titolo e cerco subito di fissarmelo bene in testa per poter fornire una pronta risposta, casomai dovessimo essere bloccati nuovamente al nostro ritorno.

In direzione della chiesa di S. Agata noto un moderno ascensore che riporta in superficie alcuni viaggiatori. Noi decidiamo di girare l'angolo e di scendere a piedi giù per le scale che trovano sbocco su via Verdi. Una volta scesi di sotto, ci guardiamo un attimo in giro, ma in realtà non c'è granché da vedere. Non ho voglia di fare come quello che schiaccia il naso sulla vetrina della pasticceria e poi non entra a prendersi neppure una fetta di torta. Ed allora propongo a Maria Luisa di acquistarci un paio di biglietti e fare il nostro primo giro esplorativo in metropolitana.

Mentre armeggio un attimo impacciato di fronte al distributore automatico, mia moglie mi viene provvidenzialmente in soccorso e mi consiglia di selezionare sul touch screen il tipo di biglietto da acquistare senza che io continui ad insistere nel voler infilare le monete in quella che evidentemente non è la fessura adatta. Mi viene in mente lo stesso tipo d'impasse da me patito nella metropolitana di Parigi, quando vi portai i ragazzi nel 2002. Anche allora, dopo alcuni istanti di sconcerto, fui provvidenzialmente assistito da Alessandra che dall'alto dei suoi nove anni dimostrava di sapersi districare meglio di me davanti ad un dispositivo elettronico.

Con il nostro bel biglietto in mano, scendiamo altre due rampe di scale e subito approdiamo al punto d'imbarco. Questa stazione è situata esattamente a metà del tragitto. Noi ci muoveremo in direzione di S. Eufemia, lasciando l'esplorazione dell'altro tratto ad un'altra occasione. Il pannello a messaggio variabile ci avvisa che l'attesa si protrarrà per altri 6 minuti. Mi guardo intorno ed osservo le pareti ancora immacolate. Speriamo che non le insozzino troppo presto. La struttura è ancora nuova e temo che non resterà così a lungo.

Un rapido scambio di battute con Maria Luisa ed il convoglio è subito in arrivo. Salgo, quasi con lo spirito di chi non ha mai preso un mezzo pubblico di questo genere e, mentre mia moglie trova comodamente posto a sedere, nonostante vi sia ancora posto, preferisco restarmene in piedi. Intanto una gradevole voce registrata annuncia le varie fermate che man mano andiamo velocemente raggiungendo. Ben presto il metrò emerge dalle viscere della terra e dopo alcuni tratti in trincea eccoci ora a percorrere gli ultimi chilometri in viadotto sopraelevato.

Giunti alla stazione di fine corsa il piccolo treno di carrozze fa uno scatto di lato e si posiziona sul binario dell'opposto senso di marcia. Chiedo conferma ad un addetto dell'azienda di trasporto ed apprendo così che non siamo costretti a scendere per fare ritorno. Ha cominciato a piovere e non è il caso di sostare un attimo all'aperto. Invito Maria Luisa a portarci in testa al vagone da dove potremo meglio apprezzare la corsa del mezzo. La faccio sedere di lato mentre mi soffermo a guardare alcuni genitori che fanno accomodare i loro bambini proprio in prima fila. Mi viene spontaneo pensare che a loro tocca assecondare la curiosità dei propri piccoli mentre invece mia moglie deve dar retta al bambinone che s'è portata appresso.

E così in meno di 75 minuti ritorniamo al punto di partenza senza aver usufruito appieno del tempo concesso dal nostro biglietto. Questo breve viaggio esplorativo mi sembra quasi una metafora della vita. Talvolta si attraversano velocemente alcuni luoghi e non ci si ferma neppure un attimo per prendere visione con calma del posto, né per incontrare le persone che vi abitano.


sabato 2 marzo 2013

Sede vacante





Sul finire dello scorso anno, ricevuto l'annuncio che il Papa avrebbe aperto un account su Twitter, mi sono deciso anch'io a fare altrettanto. L'idea mi era balenata in testa un bel po' di tempo prima, forse giusto per esplorare anche questo angolo del web, ma poi mi aveva frenato una sorta di diffidenza ed avevo lasciato perdere. Con l'ingresso ufficiale di Sua Santità, scioglievo ogni riserva e facevo, per così dire mia, la scelta del Pontefice, con piena fiducia nelle buone possibilità offerte da questo ennesimo sistema di comunicazione di massa.

Creato un account personale, ho cominciato esordendo nel più classico dei modi, secondo lo stile prevedibile di ogni programmatore della vecchia scuola. "Hello world!" è stato il mio primo Tweet datato 3 dicembre 2012. Il 7 dicembre, vigilia dell'Immacolata e festa di S. Ambrogio, ho voluto ripetere l'esperienza ed ho proferito un altro cinguettio: "In trepidante attesa". Chiaramente indirizzato a colui che era stato l'ispiratore e mi aveva spinto ai primi gorgheggi. Quello stesso giorno, pieno di ardimento, mi sono cimentato anche in un breve saluto all'indirizzo di @Pontifex_it ed ho scritto "Resta con noi perché ormai si fa sera".

Anche se il Papa non aveva ancora iniziato a lanciare messaggi per questa via, tutti eravamo invitati a mandargli un saluto e questa citazione del vangelo, proferita dai pellegrini di Emmaus, sembrava per me il modo migliore per accoglierlo e farlo partecipe del mio desiderio di continuare a godere della sua presenza. Non ho la pretesa, con tutti i messaggi a lui indirizzati fin dai primi giorni, di essere arrivato direttamente agli occhi del Papa, ma chissà se avrebbe potuto sorprendersi di leggere qualcosa che - con il senno di poi - poteva anche riferirsi a quella difficile scelta che di lì a pochi mesi avrebbe annunciato e che sicuramente albergava con grande travaglio nel suo cuore?

Ora l'account Pontifex_it è stato chiuso, causa la sede vacante, e quindi le poche conversazioni con lui restano in un certo qual modo monche perché mancano del suo tweet originario che non riesco a riportare con precisione, ma soltanto citare a senso per inquadrare meglio la mia risposta.

All'invito di raccontare qualche nostro ricordo relativo al periodo natalizio dell'infanzia, ho così scritto: "Abitavamo in campagna e ricordo che mia madre mi portava a visitare i presepi nelle cascine vicine. Che meraviglia di colori!". All'invito a pregare per l'unità dei cristiani, con una certa sfacciataggine ho risposto: "Santità mi permetta un commento. Aggiungerei anche di andarsi reciprocamente incontro e non aspettare soltanto il passo altrui". Per una bella frase sull'amore di Dio che non viene mai meno: "Basterebbe questo a cancellare la disperazione di certi momenti. L'amore davvero basta a salvare una vita".

Appresa la notizia delle sue dimissioni ho scritto soltanto questo: "Grazie per il bene fatto". Avrei voluto scrivere semplicemente "Grazie", come ho fatto altre volte, convinto che questa parola di sole sei lettere sia così densa di significato che ogni altra sfumatura accessoria sia inutilmente ridondante. Avendo però appreso da un servizio televisivo che l'account del Papa in queste poche settimane di vita era stato fatto oggetto d'insulti e di messaggi negativi in percentuale così elevata da superare di gran lunga qualsiasi stato fisiologico, onde evitare di essere frainteso e che potesse essere male interpretato il mio messaggio, ho voluto far seguire esplicitamente anche la motivazione.

Ed ora, come tutti sappiamo, la sede è vacante. Ci vuole, molto, tanto coraggio a riconoscersi inadeguati a portare avanti l'alto compito di guidare la Chiesa, riconoscendo umilmente di non esserne più capace. Non così i nostri governanti che, perduta una poltrona, ne guadagnano subito un'altra altrove, prima ancora che riescano a freddarsi loro le terga. E forse, nonostante non ce ne siamo ancora accorti, la fine del mondo - almeno di quello che conoscevamo prima - è già iniziata e cambiamenti epocali sono già in atto.