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sabato 28 maggio 2011

Bontà d'animo




 
Non so se anche voi avete mai avuto la mia stessa impressione, ma io credo di avere fatto esperienza della fondamentale bontà dell'animo umano quando non si sa bene come raggiungere una destinazione ed allora si accosta l'auto per chiedere aiuto a chiunque stia passando lì vicino a noi in quel momento.

Avete notato come, dopo un breve momento di diffidenza, quando la persona interpellata ha messo a fuoco che siamo in difficoltà, cambi repentinamente l'espressione del proprio volto e si avvicini sorridente a noi per capire bene cosa stiamo cercando?

Se non siamo in grado di fornire alcun aiuto - alzi la mano chi a sua volta non è mai stato avvicinato da qualcuno che chiedeva indicazioni stradali - il nostro rammarico è grande ed a malincuore diciamo che non siamo di quelle parti oppure che quel posto è altrove e noi non l'abbiamo mai sentito nominare. Non ci par vero di non essere utili almeno un poco, quindi ci congediamo dicendo di provare più avanti che là senz'altro troveranno qualcuno che saprà indicare loro come raggiungere la meta.

Perché esce il meglio di noi quando qualcuno ha smarrito la via? Ci sbracciamo a tal punto che, se ci potessero filmare con telecamera nascosta, ne verrebbe un video divertente da pubblicare su YouTube. Credo che ciò sia dovuto prevalentemente al tipo di richiesta che stiamo effettuando quando cerchiamo indicazioni viarie. Non abbiamo bisogno che l'altro ci dia qualcosa di sé, così da renderlo più povero. Mettiamo a nudo la nostra inferiorità e, soprattutto se non stiamo proferendo l'improbabile richiesta dal finestrino di un alto SUV, sicuramente dotato di navigatore satellitare, riusciamo ad accattivarci la simpatia di chiunque transiti a piedi in quel momento.

Volentieri porgiamo una mano e, se anche le nostre doti di eloquenza non fossero delle migliori, compiamo ogni sforzo per fornire indicazioni il più possibile precise, impreziosendole di particolari e di riferimenti che possano restare impressi nella memoria a breve termine dell'interlocutore, anche durante il successivo tragitto da compiere senza di noi.
 
Una volta mi è perfino capitato di chiedere indicazioni ad un tale che si è offerto di farmi strada con la sua auto. "Sto proprio andando in quel posto, non è molto lontano da qui, ma neanche tanto facile da raggiungere e vi potreste perdere. Se venite dietro a me, vi faccio strada; quando arriverete in quel punto, io proseguirò a destra. Voi andate a sinistra ancora per trenta metri e siete arrivati".

Curiosa questa cosa dell'uomo che sa dare spontaneamente, se percepisce che il suo intervento è immediatamente utile all'altro! Nell'assistere qualcuno  in questo modo, ci sentiamo gratificati ben oltre le misere indicazioni che siamo stati in grado di fornire e, con elevata autostima, proseguiamo sorridenti per la nostra strada. Sembra proprio che con il nostro sguardo diciamo al mondo: "C'è nessun altro che vuole sapere dove andare adesso?".

venerdì 13 maggio 2011

Pasqua in Umbria


Ci siamo messi in viaggio ancora la sera del Giovedì Santo, subito dopo aver partecipato in Parrocchia alla celebrazione eucaristica con la lavanda dei piedi. In realtà con una prima tappa a Cremona, dove abbiamo sostato per la notte. Il mattino seguente, senza effettuare una levata troppo anticipata, abbiamo ripreso tranquillamente il nostro cammino in direzione di Assisi, dove era nostra intenzione trascorrere la Pasqua.

Temevo d’incontrare sulle strade un traffico inteso e quindi mi ero preparato spiritualmente a sopportare qualche coda o rallentamento di sorta. In verità, tranne un prevedibile fermo di breve durata nell’interland bolognese, il tragitto è fluito in maniera del tutto scorrevole e non ho dovuto forzare l’andatura per arrivare a destinazione per l’ora di pranzo.

Appena preso possesso della camera d’albergo, mi sono messo in contatto telefonico con l’amico Roberto, il commilitone che non rivedevo dal giorno del congedo avvenuto nel febbraio del 1984. Quel pomeriggio era nostra intenzione riposarci un poco e partecipare poi alle celebrazioni del Venerdì Santo, ma l’indomani, se a lui stava bene, ci saremmo potuti vedere e lasciarci condurre dove desiderava, visto che non avevamo preferenze sui luoghi da visitare.

L’indomani mattina, dopo una lunga dormita ristoratrice in cui Maria Luisa è riuscita ad avere la meglio sulla febbre per il raffreddore portato da casa, siamo andati incontro all’amico. Devo confessare che ci siamo fatti attendere un poco, sia per la lenta colazione e sia per la mia imperizia di quei luoghi non coadiuvata da un navigatore satellitare. Vista la nostra titubanza, Roberto è salito in macchina per incontrarci a metà strada, in uno dei tanti svincoli della super strada che da Perugia porta a Roma.

Ci siamo rivisti, dopo così tanto tempo, in quel luogo per me fuori mano, in cui ero giunto guidando in maniera alquanto impacciata, quasi che la concitazione del momento mi avesse tolto lucidità e prontezza nei riflessi. L’affabilità di mia moglie è però servita a stemperare l’emozione del momento favorendo in me un atteggiamento più tranquillo e sereno. Dopo una breve chiacchierata, siamo risaliti in auto per tornare al paese di Roberto dove lui ha avuto modo di presentarci i genitori. La madre ci ha fatto assaggiare la sua torta salata accompagnandola con salumi.

Prima di andarcene, la mamma di Roberto ci ha donato con orgoglio una copia del diario di guerra di suo padre, fatto pubblicare di recente. Durante il viaggio di ritorno, Maria Luisa ebbe poi modo di leggerlo dall’inizio alla fine per me a voce alta. I ricordi di guerra del nonno dell’ amico sono stati una piacevole compagnia ed hanno reso più sopportabili i lunghi rallentamenti del rientro.

Ma torniamo al Sabato di Pasqua. Dopo una rapida visita al paese di Roberto, ricco di scorci e vedute caratteristiche, fra torri e vicoli del borgo, siamo andati a pranzo insieme. Prima di sederci a tavola ho voluto chiamare al telefono anche il commilitone Giancarlo per riunirci, almeno virtualmente. E’ stato bello scambiarci gli auguri e comunicare le sensazioni del nostro incontro a tre.

Causa seconda colazione effettuata a casa di Roberto, l’appetito non era eccessivo. Nonostante questo, siamo riusciti ugualmente ad assaggiare qualcosa di particolare e tipico di quei luoghi. Al termine del pranzo, nonostante la mia insistenza, non sono riuscito a saldare il conto. Roberto mi ha completamente disarmato dicendo che in quel posto si trovava fra amici e non sarei di certo riuscito a pagare, neanche volendo.

La giornata non era delle migliori, meteorologicamente parlando. Sotto un cielo completamente coperto di grigio, che a tratti lasciava andare qualche goccia d’acqua, ci siamo diretti nel pomeriggio verso Todi. Abbiamo percorso una strada dell’entroterra che ci ha permesso di gustare in pienezza il caratteristico paesaggio umbro. Roberto si è generosamente prodigato per noi, facendoci da guida fino al tardo pomeriggio. Ritornati poi in albergo ad Assisi, nello scendere dall’auto, mi sono accorto di avere ancora a bordo il suo ombrello.

L’ho subito richiamato al telefono ed informato della cosa. Mi ha risposto che non dovevo preoccuparmi perché tanto l’ombrello non valeva la pena del viaggio che avrei dovuto fare per riportarglielo. Potevo tenermelo come pegno, affinché venisse lui a trovarci. Il giorno di Pasqua però mi sono svegliato con una sensazione di disagio per non essere riuscito ad offrire nulla all’amico, neppure le bibite al bar che ci siamo prese poco prima di riaccompagnarlo a casa.

Allora gli ho telefonato e gli ho detto che, con un cambio di programma, l’indomani saremmo ripassati dalle sue parti, proseguendo poi per Orvieto dove Maria Luisa non era mai stata. Gli ho anche detto che lui, se ne avrà voglia, verrà a trovarci per amicizia e non per riprendersi il suo ombrello. Così come per amicizia, e non solo per riportare qualcosa che era suo, noi siamo tornati da lui il lunedì di Pasqua. Un ultimo abbraccio e qualche fotografia in compagnia anche della sempre sorridente madre. Nel congedarci, ho rinnovato l’invito di venirci a trovare, quando avrà modo di passare dalle nostre parti, e concedermi così di ricambiare la sua generosa ospitalità.

Ancora oggi, Maria Luisa ed io fatichiamo a scrollarci di dosso le piacevoli sensazioni di serenità e di pace di cui abbiamo fatto esperienza in questa breve vacanza.