Translate

sabato 13 novembre 2010

Al titolo ci penso dopo


Quando ieri ho pubblicato quel breve post sull'SMS, avrei voluto in realtà dilungarmi in un discorso più ampio, ma non ce l'ho fatta e l'ho lasciato andare così. Sarà stata forse la stanchezza per il lavoro di questa settimana che mi ha visto affrontare qualche problema in più del solito o forse il clima familiare da cui non volevo distogliermi troppo e quindi alcune riflessioni sono rimaste ingarbugliate nella mia testa.

Ora, destatomi dal riposino pomeridiano a cui, come aspirante anziano, non riesco ormai a sottrarmi nel fine settimana, sento l'urgenza di aprire il portatile nel tentativo di far fluire con ordine tutte quelle parole che si accalcano all'uscita come una folla impaurita che rischia di farsi male passando per un varco stretto.

Scrivevo che la Natura tenta di fuggire il freddo e la morte ed è così anche per gli uomini. Abbiamo escogitato mille modi per riscaldarci e tenerci al riparo e siamo capaci di garantirci un clima confortevole senza la necessità di migrare altrove. Ma la morte no, quella non possiamo tenerla lontana per sempre. Con qualche abilità riusciamo a rimandarne un po' l'appuntamento, ma alla fine ci tocca battere presenza.

Sembrava andare tutto bene, tanti progetti per l'immediato e qualche sogno per l'avvenire. Ci si arrabatta con le difficoltà di ogni giorno, ci si arrabbia per una sciocchezza. Altre volte invece il nostro risentimento è più meritato perché l'ingiustizia subita è più grande, perché il torto pare insanabile. Eppure ogni giorno riesce comunque a strapparci un sorriso. Sì, la vita è bella e ricca di cose piacevoli e quelle meno belle riescono ugualmente a stimolarci e farci tirare fuori il meglio di noi.

E così all'improvviso, tra capo e collo, può capitare di essere travolti da qualcosa che al momento ci appare devastante. Qualche mal di testa, un po' di vertigini, difficoltà ad esprimersi e la necessità di essere accompagnati. Poi la diagnosi e l'intervento d'urgenza per un glioma. La speranza di vita non va oltre i due anni di vita. La diagnosi è una condanna certa: lenta ma inesorabile.

Sì, lo so. Tutti dobbiamo morire. Chi ancora prima di nascere, altri proprio nel venire alla luce. Altri ancora dopo poche settimane. Alcuni muovendo i primi passi oppure mentre facevano le prime corse per uscire da scuola. Alcuni nel fiore dell'adolescenza. Altri a pochi mesi dal matrimonio. Alcuni sfortunati solo pochi mesi dopo il matrimonio. Altri senza avere visto un figlio, altri con un figlio in arrivo, altri ancora con un figlio piccolo da crescere. Molti senza la gioia di un nipote, molti dopo aver tenuto in braccio figli dei propri figli. Alcuni dopo aver fatto una lunga strada ed essere ormai desiderosi di fermarsi.

Ma se non siamo disperati, non bramiamo di morire. Sarà pure una valle di lacrime, ma ci stiamo bene lo stesso e quel treno non lo vogliamo prendere, non siamo ansiosi per niente di salirci.

Qualche volta mi domando se non c'era un altro modo. Riesco a capire che è giusto dare il saluto, specialmente quando il viaggio è stato lungo e faticoso e si è vissuto con intensità piuttosto che lasciarsi andare quotidianamente alla deriva. Le cose buone che, nostro malgrado, siamo riusciti a fare, resteranno ed insegneranno anche ad altri a fare altrettanto. In qualche modo continueremo ad esserci, nel pensiero di un figlio, nel ricordo di un fratello, nel sospiro di un padre o di una madre.

Se lo scopo è quello di vivere il più a lungo possibile, fortunati allora quelli che raggiungono la soglia degli ottant'anni e la superano. Quelli che corrono, sia pure con passi lenti e malfermi, oltre i novanta; i più resistenti fin al di là dei cent'anni. No, non è così. l'obiettivo non è restare in vita ed accumulare il mucchio più grande di primavere.

Se il chicco non muore, non può portare frutto. Non c'è amore più grande di chi offre la propria vita per i propri amici. Come ho fatto io, così fate anche voi. Non sono venuto per essere servito, ma per servire. Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la ritroverà. Tante risposte che noi cerchiamo, e che nessuno ormai sembra capace di darci, le possiamo trovare nel Vangelo.

Per tanti ormai sono una bella favola sorpassata. Per altri una storia mai conosciuta fino in fondo. Per altri ancora un annuncio mai ascoltato. Nessuno ha mai visto Dio. Gesù ci ha detto: chi vede me vede il Padre perché io sono in lui e lui in me e assieme formiamo una cosa sola.

Se le cose stanno così, lo scopo della vita è già tracciato: amare Dio più di tutto ed amarci gli uni gli altri come noi stessi. E allora, se il fine è l'amore, non sarà tanto importante quanto abbiamo vissuto, ma quanto siamo stati capaci di amare e la morte allora non potrà più farci paura.

venerdì 12 novembre 2010

SMS



"Nebbia in lontananza e la natura pigramente sen va a dormire per fuggire il freddo e la morte. Ma gli uomini hanno inventato il Natale per riscaldare i cuori".

Stamane ho scritto questo breve SMS a Maria Luisa, subito dopo aver spalancato le finestre per dare aria alle stanze. Un po' di ossigeno in più aiuta la mente ad aprirsi con maggiore facilità ai nuovi pensieri della giornata.

Mia moglie, da Cremona, mi ha prontamente risposto con un messaggio di approvazione a cui ho subito ribattuto dicendo che in realtà è lei la mia musa ispiratrice.

In seguito ho pensato che poteva essere un'idea carina pubblicarlo sul blog, magari accompagnato da una fotografia estemporanea che ho immediatamente scattato uscendo sul balcone e dirigendo l'obiettivo verso l'alba.

Non ho l'abitudine di conservare gli SMS che scrivo. Al massimo riesco a salvarne alcuni di quelli ricevuti dagli altri. Ho cercato allora di memorizzare con precisione quello che avevo repentinamente digitato sulla tastiera del telefonino, per riuscire a trascriverlo su un foglietto, come qualcuno fa con i sogni della notte che al risveglio svaniscono velocemente e se non li fissa su carta, poi non riesce più a raccontarli.

Più tardi, mentre accompagnavo Alessandra a Scuola, non ho resistito alla tentazione di raccontare anche a lei e ad Andrea quello che avevo scritto a Maria Luisa. Al termine della declamazione, mia figlia ha detto: "mica diventerai un poeta, che poi mi tocca studiarti a scuola". Per così poco? No, non c'è pericolo.