Translate

sabato 14 gennaio 2012

Come dimenticare?


Ho appena portato l'auto dal meccanico perché mi deve controllare i freni. Da quando mi ha sostituito le pastiglie è diventata man mano sempre più rumorosa, specialmente quando si tiene il piede leggero e si frena poco. M'ha detto di andarla a riprendere verso mezza mattina. Ed allora, nonostante avessi detto a Maria Luisa che me ne sarei tornato a letto a riposare ancora un po', preferisco aspettare in piedi.

Vizio sciagurato, questo qui di mettersi ogni poco con frenesia al PC. Le ore passano veloci che manco te ne accorgi e così, quando poi è ora di andare a letto veramente, non si riesce a prendere sonno perché la mente è ancora tutta arrovellata nei pensieri che abbiamo fatto davanti allo schermo. Durante la settimana lavorativa non c'è altro modo di recuperare: la sveglia suona implacabile all'ora in cui l'abbiamo impostata e non ci tocca far altro che uscire dalle calde coltri ed affrontare le miserie della giornata.

Ormai è volata anche questa prima settimana di lavoro e chi se lo ricorda più il lungo periodo di ferie che abbiamo fatto? Non sembra vero che abbiamo ripreso l'attività produttiva solo questo lunedì. Dicevo queste cose ieri sera al telefono a mio padre e lui, per tutta risposta, sentenziava che certe cose è bello anche dimenticarsele. Non so se vi fosse in lui qualche allusione, ma prontamente ho voluto replicare che certe cose, come quelle di quel giorno, non si possono dimenticare. Altre invece sì.

Chissà se avrà capito che mi riferivo all'ennesimo anniversario della morte di Santina. Come dimenticare? Finché dura questo bel dono di una buona memoria che mi porto appresso e che mi rende particolarmente agevole nel mio lavoro di programmatore, chi potrà dimenticarsi di ogni 13 gennaio che verrà?

Certo, il tempo ha fatto il suo corso e posso parlarne con serenità con mia moglie, quella attuale, e riceverne anche qualche attestazione di solidale e sincero affetto per una ricorrenza che potrebbe arrecare in sé qualche tristezza. Ma non è così. C'è ormai sufficiente distanza per non soffrire più del dovuto, ma gli eventi vissuti sono ancora lì davanti a me come se li avessi affrontati l'altro ieri. Quindi come dimenticare?

No, non voglio dimenticare, ma solo rendere lode a Dio per avermi preso per mano ed essere stato paziente con me. Maria Luisa è davvero un'altra persona meravigliosa che è entrata a far parte della mia vita. Certo, se le circostanze fossero differenti, potremmo godere più appieno della presenza quotidiana reciproca. Ma questa non è una limitazione, bensì un'occasione di crescita per me che rischio sempre di essere fin troppo attaccato alle persone che amo.

Qualche giorno fa papà ci ha confidato che s'intrattiene volentieri al parco conversando con coetanei vari della sua età. Una signora ha detto che desiderebbe trovare un uomo disposto ad assecondare il suo desiderio di viaggiare. Mio padre ha ascoltato, stando a guardare se altri si facevano avanti raccogliendo la proposta. Un signore ha confidato sconsolato a mio padre che poteva essere una cosa su cui riflettere, ma l'esiguità delle proprie finanze lo invitava a lasciar perdere.

Ho provato a "punzecchiare" papà dicendogli che, se gli andava, poteva benissimo rivolgere le sue attenzioni a qualche "dama di compagnia" di suo gradimento. Mi ha rammentato che glielo avevo già detto poco tempo dopo la morte di mamma, che se lui voleva mettersi assieme a qualche altra donna, per me non c'era nulla di ostativo. Lui, però, era stato perentorio nell'escludere questo fatto come un'eventualità presente ed anche futura e me lo ribadiva ancora adesso. Non se la sente di dividere il suo affetto e così rischiare che gli venga meno quello dei figli perché ormai s'è rivolto ad una nuova compagna.

Ho tenuto a dirgli che in un rapporto d'amore non è così che funziona. Non è che se lui volesse bene ad un'altra persona verrebbe meno l'amore che ha dato a mamma nel corso di quasi cinquant'anni di matrimonio. E neppure sentirei che lui mi voglia per questo meno bene. Quando si ama una persona davvero, si desidera il suo bene e la sua felicità e si cerca di trovare occasioni sempre nuove affinché lei raggiunga questo stato. Quindi, come dimenticare? Il bene che abbiamo imparato a conoscere non possiamo fare altro che trasmetterlo e, se nella nostra vita siamo attraversati da seconde occasioni, non dobbiamo fare altro che coglierle al volo, esserne grati e meritarcele.

lunedì 9 gennaio 2012

Facebook mania


Ieri pomeriggio ho avuto l'occasione di vedere in DVD, comodamente seduto sul divano di casa, il film the social network. Nonostante la visione possa risultare piacevole per la possibilità di conoscere diversi retroscena riguardo alla nascita di Facebook, il mio giudizio complessivo è abbastanza negativo ed in controtendenza rispetto alle critiche mirabolanti riportate sulla confezione. Cito di seguito, in rigoroso ordine di lettura, senza riportarne la fonte. Per chi è interessato, credo che non dovrebbe essere difficile ricostruirne l'origine effettuando qualche oculata ricerca on-line.

UN FILM GENIALE

UNA PIETRA
MILIARE

RIVOLUZIONARIO
ASSOLUTAMENTE UNO
SPECCHIO DEI NOSTRI TEMPI

SENSAZIONALE
IL FILM DI UNA GENERAZIONE

UN PEZZO RARO
DEL CINEMA CONTEMPORANEO

COLOSSALE
ED ESILARANTE

Non riesco a capacitarmi - o forse sì - di come si sia riusciti a sciorinare una quantità così sterminata di lodi pompose per una proiezione che altro non è se non un resoconto ben dettagliato di molteplici liti e controversie. Sono sicuro che, a mente serena, tanti di voi potrebbero trovare ben più interessante e divertente un film di Perry Mason. Ma tantè.

Anche se ho espresso un parere abbastanza sfavorevole riguardo a questo film, lo sono un po' meno per il vero protagonista di questa pellicola, che è Facebook stesso. Vi confido che pure io non sono riuscito a sottrarmi al fascino discreto (?) di questo social network, ma sono ben conscio del fatto che questo strumento può risultare oltremodo invasivo e devastante ai fini della nostra privacy.

Per accedere viene richiesto di fornire un nostro indirizzo di posta elettronica ed una password. Sono sicuro che a tanti sprovveduti non è nemmeno venuto il dubbio di dover fornire un codice diverso e per facilità di memorizzazione hanno inserito lo stesso dell'email. Così facendo hanno consegnato a terzi la chiave per accedere al proprio account.

Sulla pagina di login campeggia bene in evidenza la frase: "È gratis e lo sarà sempre". Ammiccante e disarmante, scioglie come neve al sole ogni nostra riserva e, prendendoci per mano, ci convoglia verso la registrazione. Eh sì, perché gli introiti per mantenere ben efficiente e performante questo servizio vengono raccolti, senza troppe difficoltà, attraverso altri canali e raggiungono cifre davvero stellari ed in questo caso non così gonfiate come mi paiono invece i giudizi riportati sopra.

La fortuna degli azionisti di Facebook la fanno i colossi della pubblicità e delle ricerche di mercato che possono contare su un pubblico veramente sterminato ed eterogeneo. Siete proprio sicuri che quando con un semplice click voi convalidate un "Mi piace", in realtà non state indirettamente pagando quell'obolo che con una certa leggerezza confidavate di non dover corrispondere mai?

Basterebbe fare un uso più oculato dello strumento che abbiamo fra le mani per far crollare di colpo i proventi di Mark Zuckerberg e soci. Forse corro troppo con la fantasia e non sarà proprio cosi, ma se ci pensate bene, chi è disposto a spendere quantità ingenti di denaro per pubblicità oppure per effettuare sondaggi, come minimo si aspetta poi di ricavarne un lauto guadagno. Se le cose non vanno come atteso, quanto credete che ci si metta a dirottare le finanze su qualcosa di più redditizio?

sabato 7 gennaio 2012

Giocare alla vita


In India non si vedono i bambini giocare con i giocattoli. Magari fanno girare una vecchia ruota di bicicletta con un bastone. O prendono gli scarabei, quelli verdi smaltati con le corna lunghe, gli legano un filo a una gamba e li portano in giro, li fanno svolacchiare. Ho visto addirittura un padre catturare uno scorpione lungo come una mano, togliergli la coda velenosa, legargli un filo e darlo al suo bambino. Lo scorpione camminava, tic-tic-tic, e il bambino lo seguiva col filo. Sembrava una macchinetta di quelle telecomandate! Così i bambini si fanno la conoscenza delle cose della natura che li circonda, no?

Mentre se tu guardi i bambini in occidente, ultimamente hanno carretti pieni di giocattoli di plastica, a cui poi non restano nemmeno troppo interessati. Giocano finché si sposano. In India invece li responsabilizzano molto presto. A un certo punto giocano alla vita.

FOLCO TERZANI
A piedi nudi sulla terra
MONDADORI

Aspettando l'autobus


E' successo nuovamente, ma ora ho modo di scriverne con tutta calma. Ho di nuovo provato quella strana sensazione da "Deserto dei Tartari", quella per cui mi sembra di vivere in lunga e perenne attesa di qualcosa alla Fortezza Bastiani ma dove tutto si compirà solo quando ormai me ne sarò andato via.

Sono le inquietudini che oserei dire salutari perché ci spingono all'azione, a scrollarci di dosso quel torpore che appiattisce il lento fluire dei nostri giorni. Più avanziamo negli anni, però, meno coraggio abbiamo di prendere decisioni per dare una svolta decisiva alla nostra vita. E non sono neppure sicuro che questo sia effettivamente il momento giusto per affrontare grandi cambiamenti. Fuori c'è burrasca e con un minimo di saggezza bisognerebbe convenire che è meglio restare fermi in luogo sicuro e ben riparato. E poi non ci sono solo io. Dalle mie scelte dipendono forse i destini di altre persone e quindi sento gravare la responsabilità e rifuggire l'azzardo.

Continuando nella riflessione, mi son reso conto che, in precedenti analoghe situazioni, a questo mio desiderio di cambiamento faceva poi seguito un dischiudersi di possibilità che m'incoraggiavano all'azione. Ora invece nulla. Niente che possa costituire appiglio o pretesto per spiccare il salto su un altro naviglio, lasciando quello vecchio in balia delle sue onde.

E allora farò così. Continuerò a starmene fermo sulla panchina alla fermata dell'autobus e lo guarderò passare. Non ho fretta di salirci anch'io e di stiparmi tra la folla che sa bene dove andare ed ha fretta di arrivarci. Nel frattempo tenderò l'orecchio per sentire bene se qualcuno chiama ed ha voglia d'indicarmi la via.

lunedì 2 gennaio 2012

La conoscenza


L'uomo ha perso più conoscenza negli ultimi cento anni di quanta ne ha acquistata. Nel senso che la conoscenza della natura, dei cicli naturali delle piante è nata con l'umanità. Era una conoscenza abbastanza complessa perché non è che mangiando una foglia uno capisce subito cos'è nutrimento, cos'è medicina. Bisogna mangiarla più volte, concentrarsi sugli effetti, discuterne in gruppo. Non credi?

Per migliaia di anni il pianeta è rimasto a un certo livello, coi buoi, i cavalli e le cose di campagna. Si sapeva quali foglie, quale medicina prendere per stare bene, cosa mangiare d'inverno, cosa mangiare d'estate. Negozi prima ce n'erano pochi, al massimo vendevano attrezzi per lavorare la terra.

Poi, nel dopoguerra, è nato questo boom della tecnologia per cui nel Novecento, cioè nell'ultimo secolo, hanno inventato tutto. E il bagaglio di conoscenze notevoli che veniva tramandato da genitori a figli è stato dimenticato. C'è chi pensa che è una cosa buona perché abbiamo imparato a mettere i pomodori nelle scatolette, abbiamo i computer, gli aerei e tutto quello che vuoi. Ma guarda le controindicazioni che si creano! C'è un'overdose di tecnologia, e si vedono già gli effetti: l'immondizia che non si riesce a smaltire, l'inquinamento, i gas e non gas. Addirittura sembra che abbia portato a un surriscaldamento del pianeta per cui si sciolgono i ghiacciai. Ma vuoi scherzare?! Cos'è che ci si guadagna? C'è solo da perdere.

Gli animali in giungla sono organizzati comodamente per nutrirsi sul pianeta, mentre l'uomo deve lavorare per vivere. Ma adesso sembra che non gli basti mai. E' stressatissimo. Si sono create tutte queste necessità fittizie per cui uno si deve sbattere un casino per i vestiti, per la televisione, per la macchina, per la benzina. Ci hanno catturato proprio tutti con la storia dei consumi, delle proposte di mercato. "Il mio", "il tuo", lo impacchettano, lo imbottigliano, lo contengono... Cosa sono tutte queste proposte di mercato? E' il diavolo che ha preso posizione. Più che il bene o il male, il diavolo cos'è? Diaballein in greco significa "dividere", perciò il diavolo è quello che divide. Dio unisce e il mercato divide. Ecco il diavolo!

Invece, a grandi linee uno può pensare che tutto è la creazione, è il tempio di dio, quindi che mercato bisogna farci dentro? E' tutta terra, arriva tutto dalla terra. Basta che uno si sieda su un fazzoletto di terra, dia due zappate e crescono le cose, l'insalata, le patate. E le mangia. Hai capito? Il vero mercato è questo. Guarda come è già tutto organizzato. Se ci metti un seme ne vengono cento. Cosa vuoi di più?

Non ci vuole tanto per stare bene. Una manciata di riso e lenticchie. Niente di che, no? Se uno si accorge di aver sbagliato strada dovrà ritornare al bivio e riprendere quella giusta.

Prima leggevo tanto, poi ho determinato che dal leggere non ti viene la vera informazione. L'informazione è esperienza, è vedere. Quando passi le giornate in un libro dimentichi di vivere la realtà. Per questo ho letto sempre di meno. Perché l'informazione che leggi è passata, è l'idea che un altro si è fatto di un certo soggetto, fatto o posto. Invece è la tua idea che devi realizzare, no? Creati una conoscenza tua, individuale.

FOLCO TERZANI
A piedi nudi sulla terra
MONDADORI