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lunedì 15 aprile 2024

Come se non

 C'è una parte del mondo che vive "come se non" e la restante "come se invece sì". E ad entrambe va bene seguitare così. Perché l'uomo non riesce ad imparare che si può vivere senza ammazzare? 

domenica 14 aprile 2024

Non cercare la gioia nelle cose lontane

 

È la frase che campeggiava sul lato interno della porta d'ingresso a casa dei miei genitori, illustrata con una graziosa barca a vela immersa in un mare tropicale ed a fianco un termometro che consultavamo sovente, specialmente ad ogni cambio di stagione. L'ho sovrapposta oggi ad una foto scattata ieri mentre passeggiavo con Maria Luisa lungo la ciclabile che fiancheggia il fiume Mella.

Forse potevo mettere qualcosa di diverso, magari più attinente all'operosità del laborioso insetto che si è lasciato immortalare in posa ravvicinata dal mio cellulare, proseguendo indisturbato il suo passaggio di fiore in fiore. Ma ho preferito lasciar libere le mie imperscrutabili associazioni d'idee di agire e le ho corredate con questo breve commento.

sabato 13 aprile 2024

Tempus fugit

 

In camera da letto ho ben tre orologi: due su ciascun comodino ed uno sul cassettone. Mentre spalanco le finestre per cambiare l'aria alla stanza, butto distrattamente l'occhio all'unica sveglia radio controllata presente sul comodino di mia moglie e, chissà perché, deduco che sia mal sincronizzata. Le altre due stanno segnando un'ora in meno, con ovviamente pochi minuti di differenza perché quella in cui solitamente imposto l'allarme per la sveglia, di proposito la tengo sempre un po' più avanti.

Ma è davvero possibile che il segnale orario, che arriva in onde lunghe da chissà dove, non sia davvero riuscito a tenerla in passo? Ho la soluzione: se illumino per un attimo lo schermo del mio smartphone, avrò l'immediato responso a cui credere. Qui non è questione di maggioranza, ma di precisione.

Con mia grande sorpresa, il cellulare mostra lo stesso orario dell'orologio che usa Maria Luisa. Aver dormito un'ora in più di quel che inizialmente pensassi, non ha contribuito a rendermi più reattivo e permettermi di mettere a fuoco subito il vero stato delle cose. Ancora incredulo mi aggiro per casa ed allineo altri segna tempo che sono sopravvissuti così a lungo senza il passaggio all'ora legale.

martedì 19 marzo 2024

La telefonata


 Tengo quasi sempre il cellulare in modalità aereo. Mentre lavoro è un atto dovuto; in altri momenti non so, forse per risparmiare la carica della batteria. E così mi capita di lasciarlo anche quando viaggio in automobile. E se non resta disattivo, generalmente è in modalità silenziosa.

Spesso non avverto la vibrazione e mi accorgo solo più tardi delle chiamate. Ieri sera però, mentre uscivo dall'ufficio, prima di salire in auto ho pure attivato il Bluetooth. Così se qualcuno chiama, posso rispondere subito, ho pensato fra me.

Certe cose le senti nel sangue prima che accadano. Mancavano ancora alcuni chilometri a Cremona e chiama Andrea, la telefonata più gradita che avrei potuto ricevere in quel momento.

Buona ombra


Già che ero sveglio presto ho approfittato per fare gli auguri ad un amico. Non perché lui sia padre, anche se in verità lo è di molti figli che ha in cura come pastore d'anime, ma perché in questa giornata dedicata a San Giuseppe è il suo genetliaco, per sfoderare un termine desueto.

E così scopro, ma farei meglio a scrivere "riscopro", la bellezza della genitorialità anche senza esse procreativi, senza essere padri nel senso proprio del termine avendo fatto da tramite con quel cinquanta percento di cromosomi affinché in una culla così mirabile come il grembo di una madre si sviluppasse da due gocce infinitamente piccole un nuovo essere infinitamente grande.

In quel piccolo seme le potenzialità c'erano già tutte e dobbiamo essere grati alla vita se siamo stati capaci di farlo crescere rigoglioso e forte come splendida creatura per fare un giorno altrettanto o perlomeno offrire un po' di buona ombra che tenga al riparo e dia sollievo nelle calure sempre più intense delle nostre fragili esistenze.

sabato 24 febbraio 2024

Per le vie del centro

 


Mentre mi muovo svogliatamente per le vie del centro e mi perdo tra le anse del mercato del sabato che anima la città riempita di tanti volti sorridenti e variegati, che non sembrano patire troppo le insidie di questo freddo pungente che muove in alto velocemente le nubi ed altrove addensa copiosi covoni di nebbia, incrocio Nicoletta che mi sfila di fianco senza puntare il suo sguardo verso il mio.

Estraggo una mano dalla confortante tasca e, mentre richiamo con voce decisa il nome della collega di Maria Luisa, le afferro garbatamente il braccio così che possa capire bene chi, nell'affollato via vai, si sia preso la briga d'intercettarla.

Mi accoglie un generoso sorriso, subito seguito dai complimenti per il libro di cui per altro avevo già ricevuto suoi commenti da mia moglie. Ma indubbiamente fa piacere sentirli rinnovati di persona. Aggiunge poi che all'inizio della lettura aveva pianto tanto, e posso comprendere bene le ragioni di questa grande empatia, ma poi... E le parole restano ferme nell'aria senza che lei abbia a completare la sua affermazione con qualcosa di esplicito e conclusivo di cui in effetti non c'era bisogno perché ben delineato dalla sua espressione di gioia intensa. "Salutami tanto Maria Luisa!" in rapido congedo ricco di buone sensazioni, come a volte non le possono trasmettere incontri fortuiti di maggiore durata che spesso ci frastornano con chiacchiere e notizie utili, ma che non riescono ad infondere un senso di amicizia vera.

Dopo la pubblicazione di alcune lettere scritte intorno ai vent'anni e sottratte all'oblio della scatola di latta in cui erano state riposte con cura da Santina oppure fortunosamente rinvenute da Maria Luisa fra le pagine di un libro di mia madre, penso sia giusto tornare ora a stendere una riflessione su qualcosa che mi sta a cuore, saldando un debito contratto alcuni mesi fa, quando ho pubblicato la copertina del libro e non ho voluto aggiungere tante parole di commento. 

E cosi, mentre allungo i passi in direzione radiale e mi allontano dal brulicante centro, mi vien da pensare che potrei distribuire gratuitamente alcune copie del libro a sconosciuti passanti con in cambio l'impegno di farmi avere tramite email un sintetico parere a lettura ultimata o anche abbandonata.

Il fatto che la quasi totalità di quanti si siano ritrovati fra le mani "Piccola anima" ci abbia restituito, in buona parte a me, ma ancor di più a mia moglie che è stata, e lo è tuttora, entusiastica distributrice, un giudizio ed un apprezzamento lusinghieri, non riesce a togliermi il desiderio di sapere cosa possa pensare un lettore che non mi abbia mai incontrato prima.

domenica 18 febbraio 2024

Lettera 7 da S. Giorgio a Cremano

 


Lettera numero 7, San Giorgio a Cremano ore 19:00 10 aprile 1983.

Cara Cicciolotta adorata, 

sono ben lieto di spedirti la prima lettera da questo posto particolarmente ospitale. Su un'area di 18 ettari si ergono numerosi edifici nei quali alloggiano tutti i militari della scuola. L'ambiente è reso particolarmente gradevole da alberi, giardini e panchine che conferiscono all'insieme un tono molto elevato... Tutto è organizzato in modo che funzioni alla perfezione al fine di rendere l'ambiente una vera e propria oasi di pace e pulizia.

Questa mattina (è domenica) non ci hanno concesso di partecipare alla santa messa perché stavamo facendo addestramento. Nel pomeriggio non me la sentivo di uscire ed andare in cerca di una chiesa. Così, dato che non assolvevo il precetto festivo, per non passare troppo barbaramente la domenica mi sono recato a fare una visita alla cappella.

Calava la sera (e sta ancora calando) e qualche uccello qua e là cinguettava. M'è venuto estremamente spontaneo ripensare agli anni trascorsi in seminario. Sono entrato nella chiesetta e respirando quel profumo ben noto di incenso e di cera bruciata mentre andavo recitando i vespri, m'è sembrato di tornare indietro di qualche anno. Mi ha preso un gran magone e l'unica spiegazione di ciò, dato che mi nasceva dentro una gran voglia di essere a casa vicino alle persone più care, a te specialmente, potrebbe essere quella che praticamente ho vissuto l'adolescenza in un ambiente ovattato, in un posto dove si è lontani dai pericoli del mondo, per cui si finisce con lo star bene come un pulcino nel nido.

Come ho detto altre volte non rimpiango di aver percorso quel sentiero che dopo tutto mi ha aiutato a formarmi (lo spererei) un animo cristiano disponibile al bene e non ai compromessi col male. Eppure sento che quegli anni rappresentano anche momenti di solitudine, di non contatto con le altre persone. Ricordi come ero chiuso e timido? Ricapitolando, penso che la sensazione provata, più che nostalgia sia angoscia per un tempo ormai lontano.

Mai come in questi momenti sento forte il desiderio di averti accanto e mai come ora comprendo chi tu rappresenti per me. Più di un'amica; quasi una sorta di madre e sorella per quanto concerne il legame e come un amico intimo o un confessore per il rapporto di dialogo e di reciproca fiducia. È vero che ci sono stati screzi imputabili alla nostra umana frallezza, ma alla fine l'amore e la comprensione reciproca hanno prevalso.

Tu comprendi bene come dicendo queste cose provi una gran pena per non esserti vicino. Sai cosa mi è capitato? Vedendo qualche scena di innamorati alla televisione o al cinema mi pareva di vivere nuovamente i momenti in cui ti ho abbracciato e baciato. Insomma, vedere due che si baciano non rappresenta più qualcosa del tutto normale, ma è fonte emotiva.

Scusa la confusione e l'incapacità di esprimere a parole ciò che sento in questi momenti, ma se anche tu l'hai provato, mi comprenderai benissimo. Con tutti questi discorsi l'unica cosa in cui non vorrei incappare, come a volte ho fatto, è di annoiarti. Se fossi stata presente, me lo avresti detto; ora devo io rendermene conto da solo.

Ti dicevo, appena arrivato, che sarei andato al cinema. Ma si è guastata la macchina e solo oggi pomeriggio son riprese le proiezioni. Ho visto "Visite a domicilio" . Ti confesso che il titolo mi faceva pensare ad un film porno, ma dopo ho avuto la smentita dalle locandine. La sala di proiezione sembra rispettabile e senza luci rosse. Una commedia piacevole che narra l'invaghimento di un chirurgo neo vedovo per una divorziata non disposta a tollerare le scappatelle dell'ex marito. Narra inoltre della situazione ospedaliera e medica americana che si prostituisce alla parcella e non fa i reali interessi del paziente.

Stasera dovrei andare a vedere un vecchio film dei Beatles. Forse l'ho già visto... Non fa niente perché tanto siamo costretti ad attendere alzati fino alle 23:15 il contrappello per i primi giorni; quindi sarà un modo meno noioso di passare le ultime ore di questa favolosa domenica soleggiata che ho gustato entro le mura in un paese da te lontano

Non ti vedo ma nel mio cuore e nella mente tu sei sempre presente e mi consola poter sapere che lo è anche per te.

Ti dedico volentieri una lacrima, Romano.

Lettera 1 da Salerno

 


Salerno 2 marzo '83 ore 19:30 - Lettera numero 1. 

Se ne sta andando questa, per tanti versi, turbinosa giornata. Dopo averti telefonato sono salito sull'automezzo militare e accompagnato da una pungente brezza, sono giunto in caserma. Dopo poco (in molti abbiamo rinunciato alla colazione) adunata in un'aula. Ci parla il capitano e ci divide in quattro compagnie. Ci ragguaglia che le prime tre andranno a Napoli per un corso di telecomunicazioni dopo il car e la quarta a Roma.

Io sono stato assegnato alla terza. Quindi, dopo questo primo periodo (forse dopo Pasqua secondo indiscrezioni dei caporali) mi trasferiranno a Napoli per addestramento, forse 10 settimane, e poi finalmente al corpo altrove; ma il capitano non ci ha nascosto che alcuni di noi si fermeranno qui per tutto l'anno (panico e triste malinconia). Ma sopraggiunge qualche voce confortante a dirci che qui non si è trattati male e sembra vero.

Il rancio, secondo alcuni pessimo, è a mio giudizio accettabile, anche se i recipienti, unti e bisunti, sembra non sappiano cosa sia il detersivo. Altro problema contingente è quello dei gabinetti: sembrano trespoli e noi "pappagalli' sopra di loro per tentare di risolvere i vari problemi che restano tali dato che non si vede ombra di carta igienica nel raggio di miglia. Forse coi tovaglioli di carta...

Allo spaccio mi sono procurato un lucchetto per il mio armadio così posso (spero) stare tranquillo. Ma non è che il primo giorno sigh! Alterno momenti di umore instabile a distensione e ottimismo. Non si sta male come nei lager, ma ciò che rende difficoltoso il passar del tempo è la lontananza dagli affetti e numerosi occhi lucidi che mi circondano, di reclute e di qualche giovane graduato, sembrano darmi un segno di assenso. 

Non vado oltre per non creare nodi alla gola qui e lì. A presto. Ti bacio. Tuo 000322 Scuri Romano "89° battaglione fanteria Salerno" 3^ compagnia, 2° plotone 8^ squadra. Caserma Cascino 84100 Salerno. Per urgenze gravi tel. 089 351349 (scusa)