Se muore una persona cara prima del tempo, parliamo
solitamente di grande ingiustizia. È ingiusto che un bambino piccolo
perda la madre, il padre oppure entrambi i genitori. Parimenti è
ingiusto veder rapito via per sempre un figlio nel fiore dell'età. Ed
ancora diciamo che è ingiusto che un terremoto, o altra catastrofe
naturale, abbia causato tutte quelle morti. È ingiusto che un virus
abbia arrecato tanta sofferenza portando via prematuramente così tante
persone. Ma cosa ne sappiamo noi della vera giustizia? Cosa è giusto e
cosa non lo è? Quale è il corretto punto di osservazione per riuscire a
formulare un verdetto inoppugnabile?
Il
dolore che proviamo per la perdita di una persona cara, può aiutarci a
discernere meglio se siamo davvero, oppure no, vittime di una grande
ingiustizia? Sentiamo dolore anche quando posiamo la mano su un oggetto
arroventato, ma in questo caso non possiamo parlare di dolore ingiusto
perché esso è una naturale difesa per farci ritirare di scatto l'arto in
modo che non ci venga causato un danno maggiore.
Certamente
vi è del dolore ingiusto quando esso è causato dalle azioni di una
mente malvagia e distorta che persegue deliberatamente il male credendo
di fare invece del bene, per sé o per altri. Ma come riuscire a
classificare correttamente una certa azione come malvagia? Può essere
sufficiente il criterio di una condivisione ampia che va ben oltre
l'opinione del singolo individuo? È il numero di coloro che abbracciano
un determinato stile di vita un criterio sufficiente per stabilire che
un operato è giusto piuttosto che ingiusto e malvagio?
In
tal caso parrebbe che il criterio di giustizia possa essere legato ad
un fattore culturale, insomma relativo, e che non vi possa essere invece
un criterio assoluto che valga quindi per tutti.
Assistendo
ad una competizione sportiva, una corsa ad esempio, riteniamo che il
premio sia stato assegnato con giustizia se tutti erano nelle medesime
condizioni di partenza e soltanto l'impegno, l'allenamento, il
sacrificio, la costanza hanno permesso al vincitore di primeggiare sugli
altri e non l'inganno e la frode.
Così
come in un ecosistema, dove la biodiversità è grande e varia, possiamo
ritenere che ci sia giustizia se a tutti sono date le medesime
possibilità di sopravvivenza, altrettanto in ambito globale possiamo
affermare che c'è vera giustizia quando le cose sono in equilibrio e non
vi è una parte che prevale a discapito di un'altra.
Equilibrio ed armonia sono grandi indizi di una giustizia più ampia e assoluta, non particolare, né relativa.