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domenica 24 ottobre 2021

Fragile

 


Si dice FRAGILE ciò che si rompe facilmente, specialmente quando viene urtato. In senso figurato, e riferito a persona, fragile indica chi oppone poca resistenza al dolore fisico, e dunque è delicato o gracile, ma anche chi fatica a far fronte alla sofferenza morale, e quindi è emotivamente debole oppure chi non sa resistere alle tentazioni. Riferito a una teoria o a un’argomentazione, invece, fragile significa inconsistente, che non regge, e la stessa idea di inconsistenza e precarietà la esprime quando è riferito a sentimenti, sensazioni eccetera.

domenica 3 ottobre 2021

Giustizia

 


Se muore una persona cara prima del tempo, parliamo solitamente di grande ingiustizia. È ingiusto che un bambino piccolo perda la madre, il padre oppure entrambi i genitori. Parimenti è ingiusto veder rapito via per sempre un figlio nel fiore dell'età. Ed ancora diciamo che è ingiusto che un terremoto, o altra catastrofe naturale, abbia causato tutte quelle morti. È ingiusto che un virus abbia arrecato tanta sofferenza portando via prematuramente così tante persone. Ma cosa ne sappiamo noi della vera giustizia? Cosa è giusto e cosa non lo è? Quale è il corretto punto di osservazione per riuscire a formulare un verdetto inoppugnabile?

Il dolore che proviamo per la perdita di una persona cara, può aiutarci a discernere meglio se siamo davvero, oppure no, vittime di una grande ingiustizia? Sentiamo dolore anche quando posiamo la mano su un oggetto arroventato, ma in questo caso non possiamo parlare di dolore ingiusto perché esso è una naturale difesa per farci ritirare di scatto l'arto in modo che non ci venga causato un danno maggiore. 

Certamente vi è del dolore ingiusto quando esso è causato dalle azioni di una mente malvagia e distorta che persegue deliberatamente il male credendo di fare invece del bene, per sé o per altri. Ma come riuscire a classificare correttamente una certa azione come malvagia? Può essere sufficiente il criterio di una condivisione ampia che va ben oltre l'opinione del singolo individuo? È il numero di coloro che abbracciano un determinato stile di vita un criterio sufficiente per stabilire che un operato è giusto piuttosto che ingiusto e malvagio? 

In tal caso parrebbe che il criterio di giustizia possa essere legato ad un fattore culturale, insomma relativo, e che non vi possa essere invece un criterio assoluto che valga quindi per tutti.

Assistendo ad una competizione sportiva, una corsa ad esempio, riteniamo che il premio sia stato assegnato con giustizia se tutti erano nelle medesime condizioni di partenza e soltanto l'impegno, l'allenamento, il sacrificio, la costanza hanno permesso al vincitore di primeggiare sugli altri e non l'inganno e la frode.

Così come in un ecosistema, dove la biodiversità è grande e varia, possiamo ritenere che ci sia giustizia se a tutti sono date le medesime possibilità di sopravvivenza, altrettanto in ambito globale possiamo affermare che c'è vera giustizia quando le cose sono in equilibrio e non vi è una parte che prevale a discapito di un'altra. 

Equilibrio ed armonia sono grandi indizi di una giustizia più ampia e assoluta, non particolare, né relativa.