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sabato 2 dicembre 2023

Passaggio a livello

 

In questa cupa, umida e fredda giornata del primo weekend di dicembre il clima sembrerebbe ideale per proseguire la lettura di "Passo falso" di Marco Varvello, il libro che ho acquistato, con tanto di dedica dell'autore, alla libreria dove il noto giornalista era ospite per la presentazione della sua pubblicazione e dove, la settimana seguente, avrei presenziato pure io per l'esposizione della mia.

Invece temporeggerò ancora un istante per dedicarmi alla stesura di qualche capoverso, nel tentativo di imbrigliare definitivamente il sogno che ho fatto stamane, poco prima di decidermi ad uscire dal letto in orario più prossimo alla pausa pranzo che alla prima colazione.

Come credo capiti a tutti, in una situazione onirica che di punto in bianco passa da un ambiente all'altro, dopo aver viaggiato per un po' in auto seduto sul sedile posteriore, mentre mia moglie era al volante, e dopo aver fatto repentinamente marcia indietro presso un passaggio a livello per evitare che il muso dell'autovettura venisse investito dal convoglio che ormai era prossimo all'attraversamento, come fosse un naturale cambio di scena in una proiezione cinematografica, mi trovavo ora a percorrere solitario a piedi la via del centro storico della nostra città.

In quel mentre, una coppia di persone stava attraversando in direzione perpendicolare rispetto al mio senso di marcia, quasi scendesse dalle pendici del colle Cidneo. E mentre la giovane ragazza mi sfilava accanto dietro la schiena, ha finito con l'urtarmi un poco sulla scapola. Inizialmente ho proseguito, come se quel contatto non ci fosse stato, ma poi, avendo riconosciuto lei ed intuito che quell'altro fosse il suo uomo, non volendo continuare a fare la figura dell'indifferente che prosegue con noncuranza nonostante l'involontario urto, là dove invece altri si sarebbero potuti irritare o, quantomeno, avrebbero lanciato un inequivocabile sguardo reclamando scuse, mi sono fermato e, rivolgendomi a loro, li ho invitati a proseguire il cammino insieme disponendomi nel mezzo fra loro due.

Poco prima avevo percepito dai loro discorsi che ci fosse in atto una sorta di bisticcio di cui avevo compreso pienamente le motivazioni. Volli rassicurare l'uomo dicendo che di quella giovane donna ero soltanto amico e perciò non doveva nutrire sentimenti di gelosia. D'altra parte, la mia non era una frequentazione così assidua da giustificarla. Ci conoscevamo appena e questo principalmente era dovuto al fatto che è un'amica di mia figlia. Se non fosse a motivo di questo, neppure potrei considerarmi un amico. Ma il mio sentimento richiedeva di essere ben inquadrato. Ed in quel momento mi rivolsi ad una quarta persona che ci aveva affiancato e sembrava seguire con attenzione il mio discorso.

Dissi ai due che ero amico della ragazza, ne più ne meno che di quell'allampanato signore che, col suo sguardo rivolto verso l'alto ed il suo sorriso, instillava in me il medesimo sentimento di amicizia provato per lei.

Dopo questa affermazione, d'improvviso mi sono destato dal sonno. Sono certo che gli elementi e le situazioni vissute nel mio sogno possano avere avuto un punto di contatto con recenti eventi di cronaca - mi riferisco al disastro ferroviario visto in TV l'altra sera - o situazioni di vita non esattamente sovrapponibili con quanto ho appena raccontato. Però mi piace immaginare che, per la mia affermazione finale ed il mio modo di sentire, ci sia una corrispondenza pressoché totale.

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