Non ero mai stato in Valle d'Aosta. Qualche settimana fa, durante il ponte del primo maggio, siamo andati a vederla. Maria Luisa l'aveva già visitata tante altre volte, anche in gita scolastica con i suoi studenti, quindi è stata di valido aiuto nel programmare le escursioni da fare, le cose da vedere. Nonostante il tempo non sempre all'altezza delle nostre aspettative e dei nostri desideri, la vacanza è risultata veramente rilassante e gradevole. E' probabile che ci torneremo ancora perché in tre sole giornate non abbiamo di certo esaurito tutte le possibili escursioni. Eppoi sono ancora numerose le fortificazioni ed i castelli che non abbiamo visitato, vuoi per mancanza di tempo, vuoi perché interdette all'accesso causa lavori di restauro in corso.
In un paesino poco fuori dal capoluogo regionale, dopo essere entrati in una enoteca come attività di ripiego per l'ennesima visita andata a vuoto, mentre tornavamo all'auto, abbiamo avuto modo d'incrociare, comodamente seduto su una panchina all'ombra, un brillante vecchietto che un po' sfacciatamente si è rivolto a noi chiedendoci da dove venivamo. Lì per lì siamo rimasti un tantino spiazzati dal suo modo di fare. Ma poi, non avendo nulla da temere, abbiamo acconsentito di buon grado ad un breve scambio di batture raccontando donde venissimo. Ma il simpatico nonnetto sembrava più interessato a narrare la sua storia che stare a sentire la nostra e così, dopo un breve accenno riguardo alle bellezze di quel luogo, senza che ci fosse stata da parte nostra alcuna richiesta in tal senso, cominciò il suo lungo racconto.
Quand'era più giovane, evidentemente molti anni fa, non c'era tutta questa grande passione per la montagna. L'alpinismo non era ancora una disciplina così affermata e diffusa. Intendiamoci bene, di gite in montagna se ne organizzavano anche allora, ma in quelle ascese non c'era nulla di metodico e ben pianificato. Erano più un passatempo estemporaneo, quasi una sagra di paese per stare in lieta compagnia. E non si era per nulla attrezzati. Si partiva per un'escursione senza avere l'abbigliamento adatto. Però, mentre l'anziano seguitava a raccontare, talvolta fermandosi un attimo per mettere bene a fuoco i ricordi, a me veniva da pensare che anche oggi può capitare di vedere qualche sprovveduto arrampicarsi senza neppure un paio di scarpe adatte. Tempo fa addirittura m'è capitato d'imbattermi in una signora che procedeva malsicura su per un erto sentiero con tanto di tacchi a spillo. Chissà dove aveva intenzione di andare così temeraria...
E dopo una momentanea divagazione stimolata da spontanee associazioni d'idee, torno nuovamente a prestare attenzione al discorso di quel simpatico vecchietto. Mi pare di scorgere una luce nuova nei suoi occhi: si capisce che il racconto lo appassiona ed è più l'attenzione di Maria Luisa che la mia a tener ben vivo il suo entusiasmo. Mi devo essere perso qualche pezzo, ma poi riesco a capire che un giorno d'estate hanno organizzato un'ascesa di massa, non so per quale festeggiamento o celebrazione. Partivano tutti un po' baldanzosi, senza troppi generi di conforto al seguito. Addirittura alcune dame ascendevano in abito lungo con tanto di ombrello parasole, così come vi potrebbe capitare di vederle in un quadro dell'impressionismo francese. Non mancava neppure qualche cagnetto tenuto debitamente al guinzaglio.
Ben presto però il gruppo cominciò a sfaldarsi. Alcuni di loro sembrava non avessero mai preso sul serio l'impresa. Partecipare o meno, per loro era la stessa cosa e quindi presto girarono i tacchi e ridiscesero a valle. Ve n'erano poi di quelli con il fiato corto che subito si stancano ed al primo spiazzo ne approfittano per fermarsi. Panchine allora non ve n'erano. Bastava un semplice masso per prolungare un po' la sosta. E non servivano gl'incitamenti di quelli che procedeva più avanti. Lasciavano diventar freddo il sudore e così mancava loro la voglia di proseguire. Al contempo c'era anche chi si era messo in cammino con uno slancio particolare, ma poi, esaurita ben presto la spinta iniziale, cominciava a procedere con affanno e sempre più ansimando decideva infine di arrestare di colpo la propria marcia. Ad uno di loro andò pure via la voce quasi completamente, tanto l'affanno respiratorio era stato intenso.
Quando ancora si procedeva nella folta vegetazione boschiva, poco mancò che uno si cavasse un occhio con il ramo ripiegato da chi procedeva dinanzi a lui. Non erano molti quelli che s'erano presi al seguito qualcosa da mangiare: un pezzo di formaggio, del salame, un po' di vino. Ma poi quest'ultimo, oltre a rallegrare lo spirito, finiva col tagliare le gambe e la comitiva inesorabilmente pativa un'ulteriore defezione. Non era una vera e propria gara alla volta della vetta, ma a chi avesse avuto modo di assistervi da lontano, sarebbe anche potuta apparire come la corsa per la conquista di un lembo di terra nel lontano West. Ad un certo punto quasi si è sfiorata la tragedia. Durante uno stretto passaggio fra due spuntoni di roccia, un ragazzo scivolò e nel tentativo di sorreggerlo, un signore attempato mise un piede in fallo e precipitò in basso.
Alcuni ritornarono di corsa a valle per chiedere soccorso, ma i più, quasi incuranti della necessità d'aiuto, proseguirono imperterriti, forse anche perché già molto avanti e per nulla desiderosi di tornare indietro. Ma le lunghe ore di cammino e la fatica cominciarono a farsi sentire anche per i più ardimentosi e vigorosi. Presto le scorte d'acqua finirono ed ormai si era troppo in alto per trovare ristoro in qualche rigagnolo naturale. Il sole, che aveva bruciato numerosi visi quel giorno, già calava all'orizzonte. Sulla cima ne arrivò uno solo, ma la gioia fu di breve durata. La mirabile visione di quei luoghi visti dall'alto non compensava il dispiacere di esserci giunto da solo. Vinto dalla fatica si accasciò lì sulla vetta e, trovando riparo fra alcuni massi, trascorse la notte nel siderale silenzio.
In un paesino poco fuori dal capoluogo regionale, dopo essere entrati in una enoteca come attività di ripiego per l'ennesima visita andata a vuoto, mentre tornavamo all'auto, abbiamo avuto modo d'incrociare, comodamente seduto su una panchina all'ombra, un brillante vecchietto che un po' sfacciatamente si è rivolto a noi chiedendoci da dove venivamo. Lì per lì siamo rimasti un tantino spiazzati dal suo modo di fare. Ma poi, non avendo nulla da temere, abbiamo acconsentito di buon grado ad un breve scambio di batture raccontando donde venissimo. Ma il simpatico nonnetto sembrava più interessato a narrare la sua storia che stare a sentire la nostra e così, dopo un breve accenno riguardo alle bellezze di quel luogo, senza che ci fosse stata da parte nostra alcuna richiesta in tal senso, cominciò il suo lungo racconto.
Quand'era più giovane, evidentemente molti anni fa, non c'era tutta questa grande passione per la montagna. L'alpinismo non era ancora una disciplina così affermata e diffusa. Intendiamoci bene, di gite in montagna se ne organizzavano anche allora, ma in quelle ascese non c'era nulla di metodico e ben pianificato. Erano più un passatempo estemporaneo, quasi una sagra di paese per stare in lieta compagnia. E non si era per nulla attrezzati. Si partiva per un'escursione senza avere l'abbigliamento adatto. Però, mentre l'anziano seguitava a raccontare, talvolta fermandosi un attimo per mettere bene a fuoco i ricordi, a me veniva da pensare che anche oggi può capitare di vedere qualche sprovveduto arrampicarsi senza neppure un paio di scarpe adatte. Tempo fa addirittura m'è capitato d'imbattermi in una signora che procedeva malsicura su per un erto sentiero con tanto di tacchi a spillo. Chissà dove aveva intenzione di andare così temeraria...
E dopo una momentanea divagazione stimolata da spontanee associazioni d'idee, torno nuovamente a prestare attenzione al discorso di quel simpatico vecchietto. Mi pare di scorgere una luce nuova nei suoi occhi: si capisce che il racconto lo appassiona ed è più l'attenzione di Maria Luisa che la mia a tener ben vivo il suo entusiasmo. Mi devo essere perso qualche pezzo, ma poi riesco a capire che un giorno d'estate hanno organizzato un'ascesa di massa, non so per quale festeggiamento o celebrazione. Partivano tutti un po' baldanzosi, senza troppi generi di conforto al seguito. Addirittura alcune dame ascendevano in abito lungo con tanto di ombrello parasole, così come vi potrebbe capitare di vederle in un quadro dell'impressionismo francese. Non mancava neppure qualche cagnetto tenuto debitamente al guinzaglio.
Ben presto però il gruppo cominciò a sfaldarsi. Alcuni di loro sembrava non avessero mai preso sul serio l'impresa. Partecipare o meno, per loro era la stessa cosa e quindi presto girarono i tacchi e ridiscesero a valle. Ve n'erano poi di quelli con il fiato corto che subito si stancano ed al primo spiazzo ne approfittano per fermarsi. Panchine allora non ve n'erano. Bastava un semplice masso per prolungare un po' la sosta. E non servivano gl'incitamenti di quelli che procedeva più avanti. Lasciavano diventar freddo il sudore e così mancava loro la voglia di proseguire. Al contempo c'era anche chi si era messo in cammino con uno slancio particolare, ma poi, esaurita ben presto la spinta iniziale, cominciava a procedere con affanno e sempre più ansimando decideva infine di arrestare di colpo la propria marcia. Ad uno di loro andò pure via la voce quasi completamente, tanto l'affanno respiratorio era stato intenso.
Quando ancora si procedeva nella folta vegetazione boschiva, poco mancò che uno si cavasse un occhio con il ramo ripiegato da chi procedeva dinanzi a lui. Non erano molti quelli che s'erano presi al seguito qualcosa da mangiare: un pezzo di formaggio, del salame, un po' di vino. Ma poi quest'ultimo, oltre a rallegrare lo spirito, finiva col tagliare le gambe e la comitiva inesorabilmente pativa un'ulteriore defezione. Non era una vera e propria gara alla volta della vetta, ma a chi avesse avuto modo di assistervi da lontano, sarebbe anche potuta apparire come la corsa per la conquista di un lembo di terra nel lontano West. Ad un certo punto quasi si è sfiorata la tragedia. Durante uno stretto passaggio fra due spuntoni di roccia, un ragazzo scivolò e nel tentativo di sorreggerlo, un signore attempato mise un piede in fallo e precipitò in basso.
Alcuni ritornarono di corsa a valle per chiedere soccorso, ma i più, quasi incuranti della necessità d'aiuto, proseguirono imperterriti, forse anche perché già molto avanti e per nulla desiderosi di tornare indietro. Ma le lunghe ore di cammino e la fatica cominciarono a farsi sentire anche per i più ardimentosi e vigorosi. Presto le scorte d'acqua finirono ed ormai si era troppo in alto per trovare ristoro in qualche rigagnolo naturale. Il sole, che aveva bruciato numerosi visi quel giorno, già calava all'orizzonte. Sulla cima ne arrivò uno solo, ma la gioia fu di breve durata. La mirabile visione di quei luoghi visti dall'alto non compensava il dispiacere di esserci giunto da solo. Vinto dalla fatica si accasciò lì sulla vetta e, trovando riparo fra alcuni massi, trascorse la notte nel siderale silenzio.
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