Siamo in piena estate e verrebbe voglia di andare a trovar refrigerio in qualche specchio d'acqua. Ma si fa largo la mia proverbiale pigrizia e quindi, sbrigato il minimo sindacale di faccende domestiche, me ne sono andato a letto per un breve pisolino pomeridiano. Mi sono assopito giusto un attimo perché il caffè vero preso dopo mangiato comincia a fare effetto e subito i pensieri hanno ricominciato a circolare vorticosi in testa.
Durante i mesi estivi mi capita spesso di tornare a ricordare le estati della mia gioventù. Il tema della montagna affrontato nel post precedente è per me quasi un richiamo naturale al tempo trascorso verso la fine degli anni settanta nei pressi di Passo Cereda. Il nostro curato aveva affittato una baita per i vari campi estivi parrocchiali e così ebbi modo di trascorrere in due riprese quasi un mese intero sulle cime del bellunese. Era l'anno in cui Paolo VI si era congedato e di lì a poco si faceva avanti "lo spazio di un sorriso" - Giovanni Paolo I - che dal non lontano Agordo traeva le sue origini.
L'attività di animatore parrocchiale richiedeva una dedizione a tempo pieno. Tuttavia riuscivo lo stesso a ritagliarmi qualche momento per portare avanti la lettura di un buon libro. Dino Buzzati ed il suo "Deserto dei Tartari" sono stati la mia felice compagnia fra un trasferimento e l'altro nelle numerose gite ed escursioni che ogni due o tre giorni mettevamo in cantiere. Non erano tanto le vicende alla Fortezza Bastiani a tener ben vivo il mio interesse. Piuttosto trovavo avvincenti le azioni militari in esterno nel tentativo di fronteggiare il nemico che per lo più non si vedeva.
E così, quella struggente metafora della vita in cui si finisce per attendere invano ciò che arriverà soltanto dopo molti anni allorquando noi ce ne saremo andati, pervadeva il mio animo di adolescente e contribuiva ad alimentare quell'inquietudine esistenziale che sarebbe diventata più acuta nei mesi successivi e che talvolta mi porto ancora dentro. In talune circostanze riaffiora infatti quella sensazione di disagio per gli anni che volano via senza che sia accaduto qualcosa di veramente importante e che abbia potuto giustificare il nostro essere stati qui.
Per fortuna che in quei momenti c'è Maria Luisa al mio fianco a riportarmi con i piedi per terra. Con dolci parole m'invita ad avere più stima e considerazione per le cose fatte. A vedere la cura per i figli come un alto compito che nel suo piccolo ha comunque risvolti sociali non indifferenti. Ne sono convinto: dobbiamo fare figli migliori per un mondo migliore perché esso è così come noi lo facciamo. Questo compito tocca ad ognuno e non ce lo dobbiamo aspettare dagli altri. Dovrei imparare ad avere maggiore pazienza, com'è giusto che sia perché le cose fatte bene sono quelle che richiedono tempo e non si possono fare in fretta.
Il risalto dato dai media in questi giorni alla dimostrazione dell'esistenza del bosone è stato notevole. La scoperta ha arrecato agli addetti ai lavori importanti conferme ed al contempo ha aperto la via a nuovi studi perché nel campo dell'infinitamente grande, così come dell'infinitamente piccolo, sembra non si possa mai scrivere una parola definitiva. Tanto da poter dire come S. Paolo che "Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto".
L'età dell'universo è stimata in circa 13,72 miliardi di anni e gli scienziati la ritengono precisa con uno scarto di soli 120 milioni di anni. L'età della terra risale a circa 4,5 miliardi di anni fa. I resti di Lucy, l'ominide rinvenuta in Etiopia, sono databili con buona approssimazione a circa 3,2 milioni di anni fa. Spesso la Bibbia è stata al centro di notevoli scontri d'opinione circa l'origine dell'universo. C'è voluto un sacco di tempo per capire che in questo testo sacro, che è un insieme di libri, non ci sono risposte sul come, ma sul perché. Credo fermamente che il mondo l'abbia creato Dio, ma il come ce lo spiega la scienza, man mano che i giorni passano. Intanto dovremmo imparare tutti dalla pazienza infinita di Dio che in Gesù ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere suoi figli nell'amore.
Durante i mesi estivi mi capita spesso di tornare a ricordare le estati della mia gioventù. Il tema della montagna affrontato nel post precedente è per me quasi un richiamo naturale al tempo trascorso verso la fine degli anni settanta nei pressi di Passo Cereda. Il nostro curato aveva affittato una baita per i vari campi estivi parrocchiali e così ebbi modo di trascorrere in due riprese quasi un mese intero sulle cime del bellunese. Era l'anno in cui Paolo VI si era congedato e di lì a poco si faceva avanti "lo spazio di un sorriso" - Giovanni Paolo I - che dal non lontano Agordo traeva le sue origini.
L'attività di animatore parrocchiale richiedeva una dedizione a tempo pieno. Tuttavia riuscivo lo stesso a ritagliarmi qualche momento per portare avanti la lettura di un buon libro. Dino Buzzati ed il suo "Deserto dei Tartari" sono stati la mia felice compagnia fra un trasferimento e l'altro nelle numerose gite ed escursioni che ogni due o tre giorni mettevamo in cantiere. Non erano tanto le vicende alla Fortezza Bastiani a tener ben vivo il mio interesse. Piuttosto trovavo avvincenti le azioni militari in esterno nel tentativo di fronteggiare il nemico che per lo più non si vedeva.
E così, quella struggente metafora della vita in cui si finisce per attendere invano ciò che arriverà soltanto dopo molti anni allorquando noi ce ne saremo andati, pervadeva il mio animo di adolescente e contribuiva ad alimentare quell'inquietudine esistenziale che sarebbe diventata più acuta nei mesi successivi e che talvolta mi porto ancora dentro. In talune circostanze riaffiora infatti quella sensazione di disagio per gli anni che volano via senza che sia accaduto qualcosa di veramente importante e che abbia potuto giustificare il nostro essere stati qui.
Per fortuna che in quei momenti c'è Maria Luisa al mio fianco a riportarmi con i piedi per terra. Con dolci parole m'invita ad avere più stima e considerazione per le cose fatte. A vedere la cura per i figli come un alto compito che nel suo piccolo ha comunque risvolti sociali non indifferenti. Ne sono convinto: dobbiamo fare figli migliori per un mondo migliore perché esso è così come noi lo facciamo. Questo compito tocca ad ognuno e non ce lo dobbiamo aspettare dagli altri. Dovrei imparare ad avere maggiore pazienza, com'è giusto che sia perché le cose fatte bene sono quelle che richiedono tempo e non si possono fare in fretta.
Il risalto dato dai media in questi giorni alla dimostrazione dell'esistenza del bosone è stato notevole. La scoperta ha arrecato agli addetti ai lavori importanti conferme ed al contempo ha aperto la via a nuovi studi perché nel campo dell'infinitamente grande, così come dell'infinitamente piccolo, sembra non si possa mai scrivere una parola definitiva. Tanto da poter dire come S. Paolo che "Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto".
L'età dell'universo è stimata in circa 13,72 miliardi di anni e gli scienziati la ritengono precisa con uno scarto di soli 120 milioni di anni. L'età della terra risale a circa 4,5 miliardi di anni fa. I resti di Lucy, l'ominide rinvenuta in Etiopia, sono databili con buona approssimazione a circa 3,2 milioni di anni fa. Spesso la Bibbia è stata al centro di notevoli scontri d'opinione circa l'origine dell'universo. C'è voluto un sacco di tempo per capire che in questo testo sacro, che è un insieme di libri, non ci sono risposte sul come, ma sul perché. Credo fermamente che il mondo l'abbia creato Dio, ma il come ce lo spiega la scienza, man mano che i giorni passano. Intanto dovremmo imparare tutti dalla pazienza infinita di Dio che in Gesù ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere suoi figli nell'amore.
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