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venerdì 1 novembre 2013

Ubiquità

Mi sento un po' stanco dopo aver camminato avanti e indietro con mia moglie fino al cimitero di S. Bartolomeo dove sono sepolti quasi tutti i nostri morti. Vediamo se riesco a trovare ugualmente la concentrazione necessaria per stendere una breve riflessione di cui ho fatto un rapido abbozzo mentre salivo in auto da Cremona ieri mattina.

Qualche tempo fa, in un altro post sempre su questo blog, ho provato a raccontare "chi sono". Questa volta invece vorrei provare a dire "dove sono".

Certamente ora, in questo preciso momento, son qui sul divano nell'angolo del salotto. Ho sulle ginocchia il portatile con aperto Notepad su cui sto scrivendo queste prime parole. Se sono bravo abbastanza, in questi pochi capoversi, riesco ad infondere qualcosa di intimo così da poter dire che parte di me si trovi anche in un file su questo PC. In verità, nella cartella in cui ho salvato questo documento, ce ne sono anche tanti altri che fan tutti parte di vecchie riflessioni.

L'applicazione che utilizzo per la scrittura è abbastanza spartana, ma è da me prediletta perché non applica al testo nessuna formattazione particolare e la trovo adatta per la successiva pubblicazione avvalendomi di una semplice operazione di copia-incolla. E così queste parole, oltre a sostare memorizzate all'interno dell'hard disk del mio computer, grazie alla magia di internet, fra qualche istante finiranno poi nei dispositivi di memorizzazione di massa di qualche data center in giro per il mondo, qui in Italia oppure nel resto dell'Europa o addirittura in America.

Sì, perché del mio blog ne mantengo pure un paio di copie anche su altri portali. Pertanto questi pensieri subiscono una sorta di ubiquità che si moltiplica ed amplifica ogni volta che qualcuno s'imbatte nel link che ad essi rimanda. In quel momento, quel che era sparso qua e là registrato su qualche traccia magnetica, viene nuovamente catapultato altrove fino ad arrivare nella memoria temporanea del browser dell'occasionale lettore e per qualche istante anche nella mente di chi ha la pazienza di scorrere queste parole.

Certamente questo non è un privilegio mio esclusivo. Tutti possono goderne appieno condividendo pubblicamente qualcosa di sé. E moltissimi già lo fanno. Semplicemente m'intriga il pensiero di questa interconnessione di pensieri che sopravvivono in maniera persistente anche fuori dalla nostra mente per entrare poi nella testa di qualcun altro. Esattamente come succede quando apriamo un libro e leggendo ci mettiamo in contatto con chi l'ha scritto e di lui cogliamo in qualche modo l'intima essenza.


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