Siamo stati in questo posto di mare anche lo scorso anno. Dopo aver portato Maria Luisa in quel di Roseto degli Abruzzi per tanti anni, ora che la cara zia Pina, gestore dell'albergo presso cui eravamo soliti soggiornare, ha tirato, come si suol dire, i remi in barca e cessato l'attività, ci siamo orientati verso i luoghi dove mia moglie veniva a passare alcuni momenti dell'estate con la sua famiglia, quando era più piccola e poi grandicella ormai.
Eravamo venuti in visita da queste parti anche in altre occasioni, ma una vacanza al mare non l'avevamo ancora collocata finché lo scorso hanno abbiamo fatto una prenotazione estemporanea mentre tornavamo a Saltria dopo una passeggiata nei pressi dell'Alpe di Siusi. Matteo ed io ci dividiamo la casa che i genitori ci hanno lasciato in eredità al paese dei nonni paterni e visto che ormai mio fratello era andato in pensione, ho pensato fosse buona cosa concedergli di prolungare le sue ferie in quel di Livemmo. Non avendo desiderio di andare in altri posti particolari, a me piaceva l'idea di accontentare Maria Luisa e farla ritornare per qualche giorno nei luoghi densi di ricordi vissuti in gioventù e sperimentare anch'io una vacanza da queste parti.
Per uno che ama la sabbia fine, la ghiaiolina nera che si trova qui e che al sole diventa rovente più che nelle spiagge dell'Adriatico e indolenzisce i piedini delicati come i miei, non è stato di primo acchito un approdo entusiastico. Ma poi fai l'abitudine ed apprezzi anche gli spazi più contenuti e ristretti e così realizzi che mentre altrove un ombrellone in terza fila può essere una chimera difficilmente raggiungibile, qui è pure l'ultima fila e quando la calura è eccessiva ti puoi addirittura riparare sotto il palco del bagno che di necessità è sopraelevato.
Lo scorso anno, visti gli abbondanti marosi e l'impetuosa risacca che spiega con chiara evidenza il passo poetico in cui si descrive come urla e biancheggia il mare, non sono mai entrato in acqua se non per bagnarmi i piedi volutamente o addirittura passivamente quando le onde sospingevano la bianca spuma delle loro creste fino sotto i lettini della seconda fila di ombrelloni.
Quest'anno mi son lasciato tentare e acquistato stamane un confortevole paio di scarpette da mare che i miei piedi hanno calzato come un guanto di velluto, mi son buttato subito in acqua. Ho voluto approfittare della spiaggia ancora deserta a quest'ora e forse lo sarà anche oltre perché non è domenica e chi non ha ferie da queste parti oggi lavora. Maria Luisa avrebbe voluto trattenermi adducendo qualche debole motivazione legata al fatto che non erano ancora trascorse le canoniche due ore di tempo dalla colazione. Ma adesso circolano teorie diverse e reputo che questa regola si possa contravvenire senza problemi. Soprattutto dopo la visione del film della mirabile impresa della nuotatrice che ha attraversato a nuoto il mar dei Caraibi da Cuba fino alle coste della Florida e per forza di cose era costretta ad alimentarsi in acqua per non invalidare la prova.
Ma se è l'acqua gelida che dobbiamo temere, oggi non c'è questo pericolo. Il mare è talmente caldo che la notte non si raffredda per nulla e così, superate le prime candide alte onde, l'acqua diventa repentinamente profonda e nuotando pochi metri al largo si può godere di una superficie praticamente piatta. Poche bracciate avanti e indietro, un po' a rana e soprattutto a dorso, come piace a me perché riesco a recuperare bene il fiato restando per un attimo fermo col ventre rivolto verso l'azzurro.
Neanche il tempo di far fiorire qualche rughetta sulle punte delle dita e son già fuori a distendermi sul lettino a fianco della consorte che nel frattempo, mentre scrivo, si è un po' appisolata e recupera col riposo le energie spese nell'ultimo periodo. Dormi, amore mio. Sigillerei le tue labbra con un bacio, sol che questo non ponesse prematuramente fine al tuo ristoro.
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