Lasciami stare, non farmi parlare. Finirei col dire cose di cui mi potrei pentire poi.
Vorrei proferir parole che sgorgano dal di dentro come sintesi di un pensiero intimo, ma mi frena assai la tema dell'uso improprio che di essi verrà fatto.
Cercherò di tergiversare ancora un poco nella vana speranza che l'analizzatore automatico si scocci e rivolga altrove la sua indagine confuso dal periodare ermetico e contorto.
Peccato doversi prendere gioco dell'artificiale intelletto per fuorviare chi altra intenzione non ha se non quella di piazzarti un prodotto consumato già prima di essere giunto a compimento.
Quanta inutile opera che potrebbe esser meglio incanalata lontan dal profittevole guadagno che inutilmente ingrassa il cumulo di chi non riesce a goderne fino in fondo mentre tanti si dimenano dall'alba al tramonto tentando di affermare sé stessi nell'angustia di ogni giorno che passa.
Che sia l'astro in fase calante come l'estro che manca da diverse settimane ormai? Chi può dire quale sia il culmine della parabola per sancire la progressiva discesa dopo l'altrettanto momento di ascesa?
Mentre i giorni si sovrappongono identici come lo furon dopo sei e lo saranno ancora fra altrettanti quando il totale raggiungerà ventitré.
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