Non sempre è il momento propizio per scrivere i propri pensieri. Un certo rallentamento metabolico post prandiale può costituire un significativo ostacolo nel tentativo di riportare per bene alcuni ragionamenti che andavamo facendo in un precedente istante in cui eravamo fisicamente impossibilitati a trascriverli. Ma accetterò la sfida facendo appello a tutta la concentrazione di cui posso godere ora.
Nei giorni scorsi avevo già preparato l'immagine che accompagna questo trafiletto. Nel disegno c'è per me un evidente richiamo all'opera di Magritte, senza per questo voler competere alla pari con questo straordinario ed inimitabile pittore. Come un'estemporanea folgorazione, m'era venuta l'idea d'illustrare in questo modo una grave preoccupazione che incombe su di noi in un dato momento o in una determinata circostanza della nostra vita.
Ma sopra la nostra testa non c'è realmente un macigno che la sovrasti e che rischi di schiacciarci al suolo, se non siamo noi stessi a caricarci sul capo tale mastodontico peso. Esiste sempre una via d'uscita che ci permette di metterci in salvo: basta cercarla ed imboccarla con decisione.
Mentre elaboravo questo concetto, la mia riflessione si è spostata anche su altri temi, suggeriti da episodi banali di vita quotidiana. Viaggiando molto in automobile mi capita spesso di assistere a situazioni in cui non emerge il meglio di noi stessi e mi domandavo perché. Se qualcuno s'infila di lato non rispettando completamente una precedenza, inveiamo prontamente. Se siamo incolonnati per qualche ingorgo o rallentamento di sorta, mal tolleriamo chi vuol saltare la fila facendo il furbo andando ad impegnare la corsia d'emergenza.
Se ci troviamo in coda in un ufficio oppure un esercizio commerciale non dotato di apposita gestione con distributore di ticket numerato, stiamo bene attenti a non farci gabbare da qualcuno più accorto di noi che tenti di scalare posizioni con abilità ed immensa faccia tosta. Se ci troviamo per strada ed apriamo un pacchetto di sigarette, perché metterci l'involucro trasparente in tasca in attesa del primo cestino? Meglio lasciarlo cadere con disinvoltura, come se ci fosse scappato distrattamente di mano.
Ho pensato che, dopo anni e anni di cristianesimo in cui eravamo persuasi a porgere l'altra guancia perché Dio si era fatto uomo e ci aveva insegnato a farlo, adesso questo Dio per noi è morto e sepolto e non c'è nessun Risorto dai morti a dare forza al suo Vangelo. Se Dio non si è fatto carne per togliere da noi il cuore di pietra e mettere dentro di noi un cuore di carne, quale futuro resta per questa umanità? Quali possono essere le ragioni per una pacifica convivenza civile?
Porgere l'altra guancia non è né stupido, né codardo. E non sono richiesti la nostra sottomissione ed il nostro silenzio. E' lecito rispondere: "Cosa ho fatto di male? Se non ho fatto nulla di male, perché mi percuoti?".
Nei giorni scorsi avevo già preparato l'immagine che accompagna questo trafiletto. Nel disegno c'è per me un evidente richiamo all'opera di Magritte, senza per questo voler competere alla pari con questo straordinario ed inimitabile pittore. Come un'estemporanea folgorazione, m'era venuta l'idea d'illustrare in questo modo una grave preoccupazione che incombe su di noi in un dato momento o in una determinata circostanza della nostra vita.
Ma sopra la nostra testa non c'è realmente un macigno che la sovrasti e che rischi di schiacciarci al suolo, se non siamo noi stessi a caricarci sul capo tale mastodontico peso. Esiste sempre una via d'uscita che ci permette di metterci in salvo: basta cercarla ed imboccarla con decisione.
Mentre elaboravo questo concetto, la mia riflessione si è spostata anche su altri temi, suggeriti da episodi banali di vita quotidiana. Viaggiando molto in automobile mi capita spesso di assistere a situazioni in cui non emerge il meglio di noi stessi e mi domandavo perché. Se qualcuno s'infila di lato non rispettando completamente una precedenza, inveiamo prontamente. Se siamo incolonnati per qualche ingorgo o rallentamento di sorta, mal tolleriamo chi vuol saltare la fila facendo il furbo andando ad impegnare la corsia d'emergenza.
Se ci troviamo in coda in un ufficio oppure un esercizio commerciale non dotato di apposita gestione con distributore di ticket numerato, stiamo bene attenti a non farci gabbare da qualcuno più accorto di noi che tenti di scalare posizioni con abilità ed immensa faccia tosta. Se ci troviamo per strada ed apriamo un pacchetto di sigarette, perché metterci l'involucro trasparente in tasca in attesa del primo cestino? Meglio lasciarlo cadere con disinvoltura, come se ci fosse scappato distrattamente di mano.
Ho pensato che, dopo anni e anni di cristianesimo in cui eravamo persuasi a porgere l'altra guancia perché Dio si era fatto uomo e ci aveva insegnato a farlo, adesso questo Dio per noi è morto e sepolto e non c'è nessun Risorto dai morti a dare forza al suo Vangelo. Se Dio non si è fatto carne per togliere da noi il cuore di pietra e mettere dentro di noi un cuore di carne, quale futuro resta per questa umanità? Quali possono essere le ragioni per una pacifica convivenza civile?
Porgere l'altra guancia non è né stupido, né codardo. E non sono richiesti la nostra sottomissione ed il nostro silenzio. E' lecito rispondere: "Cosa ho fatto di male? Se non ho fatto nulla di male, perché mi percuoti?".
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