Sono appena rientrato a casa dopo una breve uscita per andare dal mio barbiere a farmi sistemare i capelli. Di solito li lascio crescere anche di più, senza farmi troppo infastidire dai ricciolini che si formano sopra le orecchie. Questa volta però ho voluto anticipare un po' i tempi perché domani dovrò partecipare ad una messa con mio nipote che mi ha scelto come padrino per la cresima. Celebrerà i sacramenti settimana prossima, ma questa domenica c'è un incontro preliminare con seguito conviviale in oratorio.
In realtà nel pomeriggio me ne sarei andato ben più volentieri a fare due passi con Maria Luisa approfittando del tiepido sole di oggi. La mia capigliatura avrebbe anche potuto aspettare settimana prossima per un intervento di sfoltita. Ma ahimè la pigrizia ha prevalso e così sono uscito di casa rinunciando a quel poco di attività fisica che il mio corpo ormai cinquantenne reclama insistentemente ed io puntualmente disattendo. E non credo possa valere come esercizio fisico il cambio della lampadina del fanale anteriore dell'auto di mia moglie oppure le poche faccende domestiche di cui mi sono occupato stamane.
E' vero che a novembre le giornate sono già abbastanza corte, ma se l'ardore fosse stato sufficiente avremmo potuto fare una passeggiata al mio ritorno. Ed invece quando sono uscito dalla bottega del mio barbiere il cielo si era ormai già tutto ingrigito. Addirittura sembrava montare un po' di nebbia, ma l'inequivocabile odore di legna bruciata mi ha fatto pensare che in realtà si trattasse di fumo piuttosto che di condensa. E mentre torno lentamente a recuperare l'auto parcheggiata qualche via più in là, la mente mi fa tornare bambino quando abitavamo da queste parti e per venire a tagliarmi i capelli bastava muovere quattro passi fuori casa.
Percorrevo queste strade anche per recarmi alla scuola elementare. Il grande palazzo con le arcate a vela proprio sulla sommità del tetto è ancora lì che domina la via in cui ho lascito l'auto di Maria Luisa. Una recente ristrutturazione lo ha riportato al suo antico splendore come tante villette lì intorno che sono state riammodernate e così la città, pur restando sempre uguale a se stessa, in realtà vive una seconda giovinezza.
Quanti anni ormai sono passati da quelle rapide corse all'uscita di scuola per tornare in fretta a casa dove la mamma ci attendeva con la pappa pronta. Qualche volta però si sostava un attimo in più davanti alla vetrina di un negozio dove veniva esposta in questo periodo, fra le altre cose, anche la farina di castagne che a me in verità non è mai piaciuta granché. Le castagne vere, specialmente le caldarroste, quelle invece sì che riscuotevano il mio favore. Come pure le biglie colorate che sul finire dell'anno scolastico comparivano in mostra nello stesso negozio e che ora sfilo passandovi accanto velocemente in automobile e di esso mi resta soltanto uno sbiadito ricordo.
Il semaforo è ancora verde in fondo alla via. Con un colpetto deciso all'acceleratore riesco a passare anch'io prima che diventi giallo. Gli pneumatici da neve della C3 di Maria Luisa sembrano letteralmente incollati all'asfalto. Chissà se avremo tanta neve quest'anno ed io mi dovrò pentire di non averne ancora acquistato un paio per la mia auto. Già mi par di sentire le risate dei colleghi, casomai dovessi restar bloccato da qualche parte a causa del ghiaccio oppure, peggio ancora, se sarò andato a sbattere contro qualcosa.
Se avessi un camino, questo sarebbe il momento adatto per accendere il fuoco e trarne compagnia e consolazione. Ed invece eccomi qui alla scrivania di Alessandra e, approfittando della sua momentanea assenza, non ho altro di meglio da fare che mettermi ancora una volta davanti allo schermo di un PC e ricordare. Scrivi Romano, racconta qualcosa. Parlaci ancora di te e così un giorno, quando la tua memoria sarà un po' sfilacciata qualcuno potrà sottrarti un poco all'oblio rileggendoti queste parole.
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