Per aiutarvi propongo alcune riflessioni conclusive sul tema della prova.
1. La prova c'è e c'è per tutti, anche per i migliori. (...)
2. Dio è misterioso. Egli sa benissimo se l'uomo vale o non vale, lo sa prima di provarlo, eppure lo prova. (...)
3. L'atteggiamento a cui tendere nella prova è la sottomissione, l'accogliere e non il domandare. (...)
4. Nella prova corriamo anche il rischio della riflessione. L'uomo, per grazia di Dio, può rapidamente assumere l'atteggiamento della sottomissione, ma subito dopo sopravviene il momento della riflessione che è la prova più terribile. Il Libro di Giobbe si sarebbe potuto concludere alla fine del secondo capitolo, dimostrando che Giobbe aveva resistito perché il suo amore per Dio era vero, autentico. In realtà, bisogna attendere e la situazione concreta di Giobbe non è quella di chi se la cava con un sospiro, con una accettazione data una volta per tutte; piuttosto è la situazione concreta di un uomo che, avendo espresso l'accettazione, deve incarnarla nel quotidiano. Tutto questo dà adito allo sviluppo drammatico del Libro.
2. Dio è misterioso. Egli sa benissimo se l'uomo vale o non vale, lo sa prima di provarlo, eppure lo prova. (...)
3. L'atteggiamento a cui tendere nella prova è la sottomissione, l'accogliere e non il domandare. (...)
4. Nella prova corriamo anche il rischio della riflessione. L'uomo, per grazia di Dio, può rapidamente assumere l'atteggiamento della sottomissione, ma subito dopo sopravviene il momento della riflessione che è la prova più terribile. Il Libro di Giobbe si sarebbe potuto concludere alla fine del secondo capitolo, dimostrando che Giobbe aveva resistito perché il suo amore per Dio era vero, autentico. In realtà, bisogna attendere e la situazione concreta di Giobbe non è quella di chi se la cava con un sospiro, con una accettazione data una volta per tutte; piuttosto è la situazione concreta di un uomo che, avendo espresso l'accettazione, deve incarnarla nel quotidiano. Tutto questo dà adito allo sviluppo drammatico del Libro.
Talora noi sperimentiamo qualcosa di simile: di fronte ad una decisione difficile, a un gesto grave, li accogliamo presi dall'entusiasmo e dal coraggio che ci viene dato nei momenti duri della vita. Dopo un poco di riflessione, però, si fa strada un tumulto di pensieri e sperimentiamo la difficoltà di accettare ciò a cui abbiamo detto di sì. Questa è la prova vera e propria.
Il primo "sì" detto da Giobbe è proprio di chi istintivamente reagisce al meglio; la fatica è di perdurare per una vita in questo "sì" sotto l'incalzare dei sentimenti e della battaglia mentale.
La prima accettazione, dunque, che spesso è una grande grazia di Dio, non è ancora rivelativa completamente della gratuità della persona. Occorre che sia passata per il vaglio lungo della quotidianità.
La prova di Giobbe non è tanto l'essere privato di ogni bene e l'essere piagato, ma il dover resistere per giorni e giorni alle parole degli amici, alla cascata di ragionamenti che cercano di fargli perdere il senso di ciò che egli è veramente. Da questo punto la prova comincia a snodarsi dentro l'intelletto dell'uomo e la vera e diuturna tentazione nella quale anche noi entriamo e rischiamo di soccombere è quella di perderci nel terribile travaglio della mente, del cuore, della fantasia.
Carlo Maria
MARTINI
LA FORZA DELLA DEBOLEZZA
La risposta della fede nel tempo della prova
PIEMME
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