Siamo rimasti qui a Cremona ancora per un po' perché una nostra carissima amica è morta e stiamo aspettando di poterle fare visita in camera mortuaria.
Ho conosciuto questa persona grazie alla profonda amicizia di mia moglie che l'ha avuta come compagna di viaggio in numerosi soggiorni all'estero ed in Italia durante il periodo estivo. Alla fine delle vacanze, poco prima dell'inizio della scuola oppure anche più avanti, era solita organizzare una cena a tema per festeggiare in amicizia e prolungare così virtualmente i bellissimi momenti passati insieme in questo o quel luogo.
E' stato facile volerle bene e ricambiare in qualche modo quel sorriso e quell'affabilità che riusciva a dispensare con generosità. Ecco perché, quando ieri ho riacceso il cellulare, mentre uscivo dal lavoro, leggendo l'SMS di Maria Luisa che mi dava il triste annuncio, ho provato un dispiacere profondo e mi sono commosso fino alle lacrime.
La sua scomparsa non ci coglie del tutto impreparati perché era ammalata da tempo e ci avevano detto che non c'erano speranze. Solo non sapevamo il momento in cui ci saremmo dovuti separare da lei. Da ciò che diceva a mia moglie quando andava a trovarla, capivo che era pienamente consapevole del suo stato di salute e, nell'ultimo periodo, non faceva mistero di avere ancora pochissimi giorni di vita. Anche se a distanza, questo resta per me un grandissimo esempio - se mai non ne avessi già ricevuti abbastanza - di una morte affrontata con estrema dignità, senza disperazione.
Non siamo mai preparati a perdere le persone care. Tocca a noi continuare a portarle nel cuore e seguitare a far vivere tutto quel bene che abbiamo conosciuto assieme a loro. E così, mentre attendiamo che l'ora sia propizia per poter andare da lei, trovo il modo di fissare alcuni pensieri che stavano mettendo radice in questi giorni.
In settimana mi trovavo al ristorante con alcuni colleghi per l'usuale pranzo di lavoro. Per un lieve disguido avvenuto in cucina, le nostre portate tardavano ad arrivare. E' bastato un cenno al personale di servizio per porvi rimedio. Dato che ci sarebbe voluto ancora del tempo per effettuare la cottura dell'hamburger da me scelto, per farsi perdonare il protrarsi dell'attesa, il nostro amico cameriere mi ha repentinamente servito una porzione ridotta di prosciutto di Praga ai ferri con senape.
Al momento dell'ordinazione, pensando che l'abbinamento fosse con la nota salsa, l'avevo scartato. Ora, guardando nel piatto non ne vedevo traccia. Poi, osservando con maggiore attenzione, lungo il bordo della fetta leggermente incrostata, noto delle piccolissime palline rotonde, minuscole come i semi di papavero, ma in verità ancora più piccole. Ne assaggio alcune e, anche per me che non le avevo mai viste, non vi sono dubbi: sono semini di senape. L'indicazione nel menu non era errata.
Con meraviglia mi è tornato alla mente quel passo del Vangelo in cui si dice che il Regno dei Cieli è simile ad un granellino di senape che è il più piccolo fra tutti gli altri semi, ma poi quando cresce diventa una grande pianta. Certamente non così enorme come quel grosso platano che abbiamo visto lo scorso anno nel parco Ducale di Parma, ma sufficiente per ospitare gli uccelli che vengono a fare il nido sui suoi rami.
E così, mentre mi prendo una piccola pausa con lo scrivere per rifare il letto in cui abbiamo dormito questa notte, spalanco le finestre e guardo giù dal balcone fissando distrattamente per un attimo il vociare frenetico delle persone che proviene dalla strada. Poi alzo lo sguardo in alto verso l'azzurro del cielo e respiro desiderio e voglia di armonia in questo mondo così bistrattato in cui basterebbe veramente poco per farlo diventare il nostro Regno dei Cieli.
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