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domenica 15 dicembre 2024

Confessione

 


Ogni tanto, quando siamo seduti uno di fianco all'altra, Maria Luisa fa con me un gesto che mi riempie di grande tenerezza. Allunga la sua mano sopra la mia e mi fa una delicata carezza, talvolta senza motivo apparente, spesso in segno di approvazione o attestazione di conferma in seguito a quel che poteva aver detto l'oratore del momento.

È capitato anche questa mattina e così non ho potuto fare a meno di pensare che forse un po' sto riuscendo a dimostrare di saper amare una donna.

Chi ha letto il libro, dovrebbe ricordare che durante la malattia di Santina desideravo che le fosse risparmiata la vita per poterle dimostrare di essere un marito migliore per altrettanti anni, tredici, quanti era durato fino ad allora il nostro matrimonio.

Durante la vedovanza chiesi a Dio, se io la felicità non l'avevo già goduta tutta, di poter incontrare un'altra donna e così dimostrare che, amando questa seconda moglie, sarei davvero stato in grado di fare lo stesso anche con la prima.

E ora che Maria Luisa e io ci apprestiamo a congedare quest'anno in cui gli anniversari del nostro matrimonio sono ormai diciassette, mi domando se l'obiettivo è stato raggiunto, senza per questo ritenere di dover tirare i remi in barca e crogiolarmi sugli allori.

Nostalghia

 


Il titolo di questo scritto trae origine dal film di Tarkovskij che ebbi a vedere nel lontano 1983 a Salerno o a Napoli, non ricordo bene, durante il servizio militare. Un amico commilitone, che si era laureato a Brera, aveva tanto insistito con me affinché lo accompagnassi al cinema per vedere insieme questa pellicola uscita di recente. Anche se non ero per nulla interessato a questo genere di proiezione, cedetti infine all'invito e lo accontentai.

Il tipo di nostalgia a cui vorrei fare accenno ora non credo sia troppo legata alla trama di questa pellicola. Fonda le sue radici in un melanconico sentimento dell'anima che al fugace ricordo di qualche momento di vita famigliare, soprattutto con mio padre, vorrebbe ora, come per magia, rivivere qualcuno dei tanti momenti di vita trascorsa insieme nell'ultimo periodo.

E rivivendoli, non vorrei che mi fosse data la possibilità di cambiare qualcosa o di proferire una parola diversa. Vorrei soltanto la grazia di poter ripetere quegli istanti esattamente come sono avvenuti, ma certamente, questo sì, con la chiara consapevolezza di averli già attraversati. E come si resta sorpresi di ritrovare in un piatto, o una vivanda, un sapore che credevamo perduto per sempre, così resterei sospeso per un istante a godere tutto il bello di quel momento, quasi a volerlo congelare in un fermo immagine, solo si potesse premere il tasto "pause" o riavvolgere più e più volte il nastro fino a renderlo irrimediabilmente logoro.


domenica 8 dicembre 2024

I puntini

 


Ho letto su Facebook questo post di un amico molto arguto che appone spesso interessanti riflessioni. 

La vita, in fondo, è prima di tutto unire i puntini. Il problema è che non è così semplice come su La Settimana Enigmistica, perché non tutti i puntini sono ugualmente evidenti e nessuno di essi è numerato.

E così gli ho scritto questo commento. 

E se invece la vita fosse "Annerire gli spazi dove ci sono i puntini"? Così da rivelare la figura solo alla fine della colorazione? Mi sa che entrambe le metafore si adattano bene per illustrare la situazione, solo che la prima spreca meno inchiostro.

Che poi è forse il motivo per cui, ad un certo punto, ho smesso di cogliere l'invito a colorare completamente le aree e a limitarmi a contornarle soltanto. Ero già indirizzato verso i giochi eco-sostenibili? Chi può dirlo.

Poi ad un certo punto mi sono stancato di qualsiasi gioco. Forse perché scrivere codice software rappresenta per me il miglior passatempo e quando "giochi" per 8 ore di fila poi hai bisogno di smettere.