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sabato 6 febbraio 2021

Cicotti

 

Questo breve post avrebbe dovuto avere un titolo differente, tipo: "Imparare a soppesare bene quel che si sta per dire". Invece ho preferito la sintesi del sinonimo dialettale con cui da ragazzi nominavamo le biglie.

Non sono interessato a narrare diffusamente il ricordo di lunghe giornate estive dedite a questo appassionante gioco, ma solamente un episodio che mi ha visto direttamente coinvolto.

Uno dei miei amici, nonché compagno di giochi, aveva lasciato a terra il mucchietto delle sue variopinte biglie. A me non pareva vero di potergliele scompigliare un po' gettandole in aria nel campetto sterrato in cui ci trovavamo. Poteva bastare quello per suscitare nell'amico un poco di irritazione, ma per dar enfasi al mio gesto, volli proclamare a beneficio di tutti: "A nome di Tizio, i cicotti chi li prende sono suoi!".

Pensavo che la cosa sarebbe morta lì, dopo qualche fragorosa risata. Ed invece tutto il gruppetto di ragazzi si buttò a capofitto sulle biglie che ricadute a terra rotolavano qua e là. Io provai a dire che scherzavo e che le dovevano restituire, ma subito ci fu una coalizione ai miei danni e tutti furono d'accordo nel dire che ormai i cicotti erano loro e quindi avrei dovuto pensarci io a risarcire Tizio a cui erano stati tolti.

E così dovetti porre rimedio. Malvolentieri misi mano alla mia saccoccia per rifondere il danno causato all'amico. Da quel giorno, senza neppure sapere se la cosa giuridicamente potesse stare in piedi o meno, imparai a mie spese che è bene riflettere a fondo sulle cose che si stanno per dire, soprattutto quando si tira in ballo la roba degli altri.


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