Fino a questa settimana ho lavorato su un nuovo progetto che mi ha coinvolto alquanto, ma mi ha pure sottratto qualche ora di sonno. Chi è programmatore sa bene che nella mente umana, ben prima che in un moderno elaboratore, c'è un task che continua a girare in background e verifica e porta avanti ciò che lo stato di vigilanza, per necessità contingente, ha bisogno di accantonare temporaneamente. E così sono frequentemente interrotto nel riposo perché un interrupt non mascherabile mi riporta sul pezzo e preme perché sia completato agendo in maniera ben più insistente del committente.
Morale? Lo confesso, stamane sono riuscito a dormire qualche ora in più. Ma tutto questo lungo cappello in realtà non è altro che una premessa a ciò che mi preme dire.
Si sa che i sogni fatti all'alba sono i più veritieri. Non ridete: poco fa per me era ancora l'alba.
Ebbene, stavo sognando questo come una mirabile visione.
Mi trovavo in una grande chiesa, forse una cattedrale. Prendevo posto sul lato sinistro in fondo alla navata centrale. Al mio fianco Maria Luisa. All'altro una colonna, che però non mi impediva di vedere che il momento era solenne. Il celebrante, alto prelato con tanto di mitria in testa, si preparava a fare un annuncio. L'ora era quasi propizia. Tutto l'alto clero si era dato appuntamento, ciascuno nel proprio luogo, per leggere in ogni dove un importante documento che riguardava un annuncio da fare. Lo avevano preparato scritto per dire a tutti esattamente la stessa cosa e nello stesso preciso momento, quando cioè sarebbero scoccate le 18.30. L'ora era giunta ed il presidente dell'assemblea iniziò a parlare.
Ci fu dapprima il suo invito a farsi vicini alla propria consorte. Lei doveva abbracciare l'uomo circondandolo alle spalle come una amorevole madre. Poi il vegliardo iniziò a leggere e noi potevamo seguirlo sul pieghevole che avevamo tra le mani illustrato dal disegno di qualche papa, Pietro, il primo e poi gli ultimi recenti, esclusi quelli viventi.
Il solenne discorso era proclamato in latino ed io non capendo granché, voltai pagina e corsi avanti. Vi erano scritte alcune date dei secoli passati ed intuivo che in quei precisi momenti si erano verificati fatti che erano stati annunciati in precedenza. Le autorità ecclesiastiche li avevano annotati senza darvi seguito o particolare rilevanza. Ma ora che si era avverata anche l'ultima previsione, congiuntamente avevano preso la decisione di annunciare a tutti che per l'umanità d'ora in poi sarebbe seguita un'era di pace che non sarebbe mai più terminata.
È squillato il telefono e mi sono svegliato.
Mi rendo conto che il mio è stato ed è un po' il sogno di tutti. Lo lascio lì dove si trova ora e tornerò ogni tanto a controllare se è diventato qualcosa di diverso, cioè non una profetica fantasia, ma immanente realtà.
La fede, la speranza e l' amore. Ma di tutti più grande è l'amore.
Morale? Lo confesso, stamane sono riuscito a dormire qualche ora in più. Ma tutto questo lungo cappello in realtà non è altro che una premessa a ciò che mi preme dire.
Si sa che i sogni fatti all'alba sono i più veritieri. Non ridete: poco fa per me era ancora l'alba.
Ebbene, stavo sognando questo come una mirabile visione.
Mi trovavo in una grande chiesa, forse una cattedrale. Prendevo posto sul lato sinistro in fondo alla navata centrale. Al mio fianco Maria Luisa. All'altro una colonna, che però non mi impediva di vedere che il momento era solenne. Il celebrante, alto prelato con tanto di mitria in testa, si preparava a fare un annuncio. L'ora era quasi propizia. Tutto l'alto clero si era dato appuntamento, ciascuno nel proprio luogo, per leggere in ogni dove un importante documento che riguardava un annuncio da fare. Lo avevano preparato scritto per dire a tutti esattamente la stessa cosa e nello stesso preciso momento, quando cioè sarebbero scoccate le 18.30. L'ora era giunta ed il presidente dell'assemblea iniziò a parlare.
Ci fu dapprima il suo invito a farsi vicini alla propria consorte. Lei doveva abbracciare l'uomo circondandolo alle spalle come una amorevole madre. Poi il vegliardo iniziò a leggere e noi potevamo seguirlo sul pieghevole che avevamo tra le mani illustrato dal disegno di qualche papa, Pietro, il primo e poi gli ultimi recenti, esclusi quelli viventi.
Il solenne discorso era proclamato in latino ed io non capendo granché, voltai pagina e corsi avanti. Vi erano scritte alcune date dei secoli passati ed intuivo che in quei precisi momenti si erano verificati fatti che erano stati annunciati in precedenza. Le autorità ecclesiastiche li avevano annotati senza darvi seguito o particolare rilevanza. Ma ora che si era avverata anche l'ultima previsione, congiuntamente avevano preso la decisione di annunciare a tutti che per l'umanità d'ora in poi sarebbe seguita un'era di pace che non sarebbe mai più terminata.
È squillato il telefono e mi sono svegliato.
Mi rendo conto che il mio è stato ed è un po' il sogno di tutti. Lo lascio lì dove si trova ora e tornerò ogni tanto a controllare se è diventato qualcosa di diverso, cioè non una profetica fantasia, ma immanente realtà.
La fede, la speranza e l' amore. Ma di tutti più grande è l'amore.
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