Tik, tik, tik, tik, tik, tic, toc.
Tik, tik, tik, tik, tik, tic, toc.
Tik, tik, tik, tik, tik, tic, toc.
Cade la goccia dalla gronda rotta sul fondo di latta di un vecchio bidone capovolto.
Quando il pelo dell'acqua di quel ristagno è gonfio al punto giusto, l'invisibile argine costituito dalla tensione superficiale si rompe ed un filo continuo riversa a terra la piccola pozza in una più grande.
Il figlio del fattore se ne sta accovacciato sull'angolo di casa e con la mano spinge dentro e fuori dalla pozzanghera un pezzo di mattone immaginando che sia un mezzo anfibio che entra ed esce da un fiume in piena.
Ancora assonnato è sceso dalle scale di legno dopo il sonnellino pomeridiano e prima ancora di tornare completamente in sé, l'amorevole madre gli ha chiesto cosa voleva per merenda. Pane, burro e zucchero nella mano e fra un boccone e l'altro è uscito fuori a guardare il temporale ormai scappato lontano.
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