Ieri sera, terminato di vedere l'ormai noioso "Che fuori tempo che fa", prima di spegnere il televisore ho voluto sfogliare in avanti alcuni canali e sono andato ad inciampare sul programma di Mediaset "Le iene". Forse inizialmente è stato più il baffo sottile alla Sandro Paternostro di Fabio Rovazzi a catturare la mia curiosità che la trasmissone stessa. Dopo alcune battute mi sono reso conto che il servizio che stava andando in onda riguardava i selfie estremi ed ho così continuato a seguire i tentativi di chi si stava accingendo a salire in cima ad uno dei grattacieli di Dubai per fare proibitive riprese.
Le inquadrature registrate veramente al limite della copertura del tetto sono riuscite a suscitare in me un senso di vertigine tale da insinuarmi per un istante il pensiero di buttarmi nel vuoto per quell'inconscio desiderio di volare che si prova esattamente come viene detto da Jovanotti nella sua canzone "Mi fido di te".
Ed è così che stamattina ho abbozzato l'idea di stigmatizzare il comportamento di questi pseudo professionisti del selfie estremo con la vignetta che introduce questo post. Gli squali erano stati da me pensati come un doppio pericolo latente per chi si trovi ad esibirsi su quei vertiginosi cornicioni. Ma mia moglie mi ha suggerito involontariamente una seconda chiave di scrittura dove le pinne dei temibili squali starebbero invece a simboleggiare gli spregiudicati procacciatori di questo genere di filmati per fini di promozione commerciale.
Le siringhe con foggia di aguzzi palazzi che si stagliano sullo sfondo starebbero a simboleggiare questo vizio malato che porta a compiere imprese sempre più estreme dove l'assuefazione ormai non muove più l'adrenalina di un tempo, ma il pericolo è sempre in agguato e soprattutto l'invito rivolto ai più giovani di non emulare queste imprese finisce invece per essere più uno stimolo che un deterrente.
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