Non sono un tipo che cambia spesso l'immagine del proprio avatar. Lo faccio solo di tanto in tanto per adeguarla meglio all'età che avanza e che non può restare sempre ferma ed immutabile. Non sono, insomma, come quelli che modificano sovente il proprio profilo per farlo corrispondere allo stato d'animo del momento.
Qualche giorno fa sono rimasto colpito dall'immagine del profilo WhatsApp di mia nipote. L'ho ingradita ed ho visto, come in un gioco di specchi, il lungo corridoio di un palazzo, o di un museo, dove la ragazza era stata fotografata appoggiata allo stipite di un portale lasciando intravedere in distanza tanti altri passaggi così da sembrare un effetto di rimbalzi di luce piuttosto che un'inquadratura verso uno spazio più profondo.
Quella posa mi ha richiamato alla mente la foto che ho scattato sul finire dello scorso anno nella toilette del museo Centrale Montemartini di Roma. L'ho subito recuperata e l'ho inviata alla nipote per augurarle una buona domenica confidandole al contempo quale sarebbe stato il titolo del mio prossimo post su questo blog.
Non passo molti istanti davanti ad una lastra di vetro ricoperta sul retro da uno strato di argento o di alluminio. Indugio quel tanto che basti per darmi una pettinatina prima di uscire di casa oppure quando alzo lo sguardo dal lavabo mentre mi lavo i denti. Né più né meno del tempo medio che potrebbe impiegare ciascuno di voi; signore escluse, che han sempre qualcosa in più da osservare o da rimettere a posto con un po' di trucco o di belletto.
Qualche capillare rotto sotto la superficie della pelle oppure qualche macchia di pigmentazione più scura se ne stanno lì a documentare le primavere ormai sempre più numerose. Non m'importa nascondere una nuova ruga e neppure mi curo troppo del diradamento dei capelli sempre più brizzolati come è indicato sul mio ultimo documento d'identità.
Ho cominciato ad accettare i primi segni d'invecchiamento del corpo ben prima del compimento del trentesimo anno d'età. Avevo letto infatti da qualche parte che dopo i 25 anni si smette di crescere e si comincia inesorabilmente un lento, ma progressivamente sempre più veloce, declino.
Come siamo, e come saremo, sono stati fissati per sempre quel giorno in cui l'amore di nostro padre e di nostra madre ci hanno chiamato alla vita trasfondendo in noi metà delle loro qualità. Senza possibilità di scelta, ma nella più completa casualità, abbiamo ereditato il meglio o il peggio di loro sperando che la parte avversa sia stata ben controbilanciata dalla corrispondente metà messa a disposizione dall'altro partner.
Poi il resto lo facciamo noi, con la nostra cura per la salute, con la nostra attenzione per quel che mangiamo, con il nostro riguardo per una moderata e continua attività fisica. Cose tutte da seguire con naturalezza, senza farsi prendere da manie o mode del momento che a lungo andare possono causare più danni che benefici.
E questo vale per l'involucro che è il nostro corpo. Ma per la mente, per il nostro spirito, cosa facciamo? Mens sana in corpore sano, dicevano i latini. Ma la cura, l'attenzione, il riguardo per l'esteriorità possono da soli bastare per garantirci uno stato interiore elevato così da poter parlare di benessere generale della nostra persona?
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