Translate

sabato 5 marzo 2016

Il debito da pagare

Devo fissare nero su bianco alcuni avvenimenti recenti prima che il ricordo sbiadisca presto come la neve di marzo che è scesa ad imbiancare le cime qua attorno. Un paio di settimane fa, vista la bella giornata, sono uscito con Maria Luisa per una passeggiata lungo la pista ciclabile che fiancheggia il fiume Mella. Avevamo fatto il proposito già da diverso tempo, ma vuoi per le condizioni meteo, vuoi per le circostanze che non si erano mai presentate favorevoli, avevamo sempre dovuto rimandare.

Camminare nelle ore pomeridiane è una delle cose che mi piacciono di più in assoluto. Farlo in compagnia di chi si ama aggiunge un surplus di gradevolezza a cui nient'altro potrebbe dare maggiore compiutezza. Eppoi come sottovalutare i benefici di un minimo di attività motoria dopo il lauto pasto domenicale?

Mi guardo attorno. Butto l'occhio sui bronchi ancora spogli delle varie piante che un po' selvaggiamente costellano quella pista frequentata assiduamente da avventori di ogni tipo. C'è chi scorrazza in bicicletta, chi di corsa attillato di tutto punto e chi, come noi, porta svogliatamente a spasso le gambe. Lo scorso anno mi ero meravigliato di vedere dei fichi e poi anche dei fiori di papavero in una stagione che, se ben ricordo, non era tanto più avanti nel calendario di adesso.

Estraggo il cellulare e comincio a scattare qualche foto lì attorno. Catturo anche il volto della consorte, ma il sole ancora basso all'orizzonte le fa strabuzzare gli occhi e non riesce a posare con quel viso ben disteso che spesso riesco ad immortalare in tante pose più spontanee. Mi viene in mente un gruppo di zona che frequento su Facebook ed allora decido di uscire dalla pista sterrata per fare qualche foto al fiume che scorre tranquillo lì di fianco e dove alcuni gabbiani in amore svolazzano e nuotano in cerca d'intesa.

Mi avvicino con attenzione facendomi largo fra gli sterpi e la rada boscaglia. Subito mi accorgo dell'insolito chiarore di queste acque che non stanno risentendo per nulla dell'attività industriale settimanale su nella valle. Non credo che ciò sia dovuto ad una maggiore sensibilità ecologica, ma piuttosto ad acqua di disgelo delle nevi che finalmente dopo un lungo inverno siccitoso hanno imbiancato i rilievi maggiori del nostro arco prealpino.

Arrivati al paese di Collebeato sostiamo seduti su una panchina comunale volgendo le spalle al sole che gradevolmente ce le tiene riscaldate. Questa passeggiata avrebbe anche l'obiettivo di far visita ad un amico che soggiorna presso la RSA locale. Provo a chiamarlo per sentire se è in grado di accoglierci e l'inequivocabile messaggio di cellulare spento o non raggiungibile mi fa ben sperare perché forse sta ancora terminando il riposino post prandiale.

Maria Luisa intanto ne approfitta per sentire al telefono la madre che si è levata dal letto un po' prima dell' amico che abbiamo in animo di visitare. Nella breve conversazione fra madre e figlia, dove ognuna relaziona l'altra riguardo alle ultime vicende e dove soprattutto la moglie cerca di descrivere le precedenti cose belle viste lungo il percorso, riesco a scattare un'altra fotografia e a chattare un po' con alcuni amici che hanno visto sul social network le foto che ho recentemente postato.

Chiamo nuovamente. Ora lo sento squillare. Attendo con pazienza perché magari la persona è in bagno oppure in difficoltà a raggiungere il telefono. Mi risponde una voce di donna, l'infermiera, che si giustifica subito dicendo che è stato il proprietario a chiederle di rispondere perché lui è ancora impegnato in una medicazione. Le dico allora di riferire che siamo nei paraggi e che, se lo desidera, Maria Luisa e Romano possono passare dentro a dargli un saluto. L'assenso è immediato.

In meno di cinque minuti varchiamo la soglia della casa di riposo che non avevo mai visitato in precedenza, ma di cui sapevo benissimo l'ubicazione per esserci passato davanti tante volte. In portineria c'è una suora che alla richiesta del nominativo della persona da visitare ci fornisce precise indicazioni indirizzandoci al piano superiore. Salita la breve rampa di scale e svoltato l'angolo all'inizio di un lungo corridoio, scorgiamo poco lontano la sagoma del nostro amato don Angelo che conversa in piedi con un'altra ospite della struttura in sedia a rotelle.

Ci invita ad entrare nella sua stanza proprio lì accanto. L'ambiente è luminoso e ben arredato, meglio di altre strutture che avevamo visitato di recente per circostanze su cui adesso preferisco sorvolare. Ci fa accomodare e così iniziamo a chiacchierare affabilmente. Il parroco della mia gioventù m'informa che di lì a poco dovrà arrivare in visita un confratello. Intanto comunque c'è modo di fargli qualche complimento per uno stato di salute che pare buono e a cui crede perché non siamo i primi a dirglielo. Chiedo se per caso è dovuto alla cucina, ma subito puntualizza che dove si trovava prima era anche meglio. Ipotizzo allora che ciò sia dovuto ad un desinare più essenziale. Indica verso la finestra e dice che lì c'è un barattolo di ciccioli e son forse quelli a conferirgli un bell'aspetto. Annuisco. Può essere che un po' di frittura di maiale sortisca miracolose proprietà terapeutiche.

Dopo un altro po' di affabile conversazione in ricordo della sorella Teresa e di Claudia recentemente scomparsa, giunge in visita il preannunciato confratello al seguito di un giovane ragazzo. Mi alzo di scatto dalla seggiola pronunciando la nota frase "Ubi maior minor cessat" con l'intenzione di congedarci per lasciar spazio ai nuovi ospiti. Però non ce ne andiamo prima di aver scambiato qualche parola tutti assieme e solo dopo aver ribadito ancora una volta il bell'aspetto di don Angelo.

E così, dopo questa breve, ma intensa visita, riprendiamo il nostro cammino verso casa. Nelle future passeggiate torneremo ancora a far visita all'amico don Angelo, non come un debito da pagare, ma come un piacevole intermezzo dopo aver effettuato il giro di boa a metà del nostro percorso.

Nessun commento: