Quello che sto per dire credo che sia successo a tanti di noi, anche se magari il ricordo potrà perdersi nella notte dei tempi. Mi riferisco al fatto di aver desiderato una cosa così intensamente e così a lungo da aver reso l'attesa stessa piacevole come il dono che, a tempo debito, avremmo ricevuto.
A me è capitato di sognare da bambino di avere una bicicletta nuova. Diversamente da oggi, allora non si esaudivano i desideri dei figli appena espressi né tanto meno li si preveniva come noi genitori moderni facciamo con i nostri ragazzi, rinunciando così ad un momento estremamente educativo e che forse soltanto il prolungarsi della crisi riuscirà a riportare indietro.
Così poteva capitare che la nostra entusiastica voglia di pedalare espressa nel periodo natalizio trovasse soddisfazione soltanto a fine anno scolastico come premio per una buona promozione. Ma in tutti quei lunghi mesi d'attesa, noi tornavamo spesso a baloccarci con il pensiero di ciò che sarebbe arrivato un giorno e che sembrava alquanto lontano. Ed in questo sogno ricorrente cresceva l'attesa, la voglia, il desiderio a cui solo il mantenimento della promessa poteva dare compimento e soddisfazione piena.
Ho avuto ieri un breve scambio con un collega che asseriva di non aver ancora avuto modo di sentir voglia di Natale, come pronta risposta al mio desiderio di ferie e feste da passare in famiglia. Continuando il discorso aggiungevo che non tantissimi anni fa le pubblicità del panettone cominciavano a comparire già subito dopo l'inizio di novembre ed era ormai forte ed insistente lo sprone per indurre la gente ad acquistare regali.
Purtroppo non è infrequente arrivare alla vigilia di Natale e, non solo sentire di averne perso il senso come sottolineato in tantissimi film americani, ma addirittura di avere completa indifferenza per l'albero da addobbare, il presepe da allestire, i messaggi di auguri da spedire, le cene da imbandire.
Ce lo dice la liturgia, bisogna preparare la via a Colui che sta per arrivare. Aprire la porta a quel Bambinello che è venuto tra noi una volta soltanto, ma che nel ricordo perpetuo, viene a porre la sua tenda fra di noi sempre ogni volta che lo invochiamo e lo desideriamo. Come una bicicletta nuova, dovremmo pensare per tempo a questo grande dono d'amore che ci è stato fatto e che continuamente è per noi, se soltanto abbiamo la voglia di riceverlo.
Vogliamo provare una gioia più profonda ed una felicità più durevole quando saremo riuniti attorno ad una tavola insieme ai nostri amici e famigliari durante il periodo natalizio? Cominciamo fin da ora a desiderarlo intensamente. La serenità non viene dal rimpianto di chi ormai non c'è più o dalle cose che non abbiamo, ma dal bel ricordo dei giorni passati insieme apprezzando chi ancora c'è.
A me è capitato di sognare da bambino di avere una bicicletta nuova. Diversamente da oggi, allora non si esaudivano i desideri dei figli appena espressi né tanto meno li si preveniva come noi genitori moderni facciamo con i nostri ragazzi, rinunciando così ad un momento estremamente educativo e che forse soltanto il prolungarsi della crisi riuscirà a riportare indietro.
Così poteva capitare che la nostra entusiastica voglia di pedalare espressa nel periodo natalizio trovasse soddisfazione soltanto a fine anno scolastico come premio per una buona promozione. Ma in tutti quei lunghi mesi d'attesa, noi tornavamo spesso a baloccarci con il pensiero di ciò che sarebbe arrivato un giorno e che sembrava alquanto lontano. Ed in questo sogno ricorrente cresceva l'attesa, la voglia, il desiderio a cui solo il mantenimento della promessa poteva dare compimento e soddisfazione piena.
Ho avuto ieri un breve scambio con un collega che asseriva di non aver ancora avuto modo di sentir voglia di Natale, come pronta risposta al mio desiderio di ferie e feste da passare in famiglia. Continuando il discorso aggiungevo che non tantissimi anni fa le pubblicità del panettone cominciavano a comparire già subito dopo l'inizio di novembre ed era ormai forte ed insistente lo sprone per indurre la gente ad acquistare regali.
Purtroppo non è infrequente arrivare alla vigilia di Natale e, non solo sentire di averne perso il senso come sottolineato in tantissimi film americani, ma addirittura di avere completa indifferenza per l'albero da addobbare, il presepe da allestire, i messaggi di auguri da spedire, le cene da imbandire.
Ce lo dice la liturgia, bisogna preparare la via a Colui che sta per arrivare. Aprire la porta a quel Bambinello che è venuto tra noi una volta soltanto, ma che nel ricordo perpetuo, viene a porre la sua tenda fra di noi sempre ogni volta che lo invochiamo e lo desideriamo. Come una bicicletta nuova, dovremmo pensare per tempo a questo grande dono d'amore che ci è stato fatto e che continuamente è per noi, se soltanto abbiamo la voglia di riceverlo.
Vogliamo provare una gioia più profonda ed una felicità più durevole quando saremo riuniti attorno ad una tavola insieme ai nostri amici e famigliari durante il periodo natalizio? Cominciamo fin da ora a desiderarlo intensamente. La serenità non viene dal rimpianto di chi ormai non c'è più o dalle cose che non abbiamo, ma dal bel ricordo dei giorni passati insieme apprezzando chi ancora c'è.
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