T.T. Lei è cresciuto in Italia, ha studiato in America ed ora si appresta a guidare la FIAT. Sulla scena internazionale le pare un peso l'essere italiano?
AGNELLI Il problema non è nell'essere italiani, anzi. E' nel non avere alle spalle un sistema credibile. Come italiani, tutti ci trovano simpatici, tutti ci vogliono bene, ma quando si tratta di fare quello che abbiamo promesso di fare deludiamo tutti, sia sul piano personale sia su quello politico. Gli indiani incantatori di serpenti? I veri incantatori siamo noi!
T.T. Magnifici incantatori. Viaggiando in Asia, mi capita spesso d'incontrare degli straordinari italiani, uomini d'affari, piccoli imprenditori, originari di qualche paesino di provincia, che da soli, senza nessun apparato di sostegno, senza farsi vedere nelle ambasciate, vanno a giro a inventar cose e traffici nuovi. Gente che salta senza paracadute, bravi, ma cani sciolti. L'Italia è una delle grandi potenze industriali del mondo, produciamo quanto o forse più dell'Inghilterra, eppure internazionalmente siamo più defilati, siamo meno presenti di tutti gli altri europei.
AGNELLI Certo, siamo anche una nazione molto giovane... Non abbiamo un senso di unità, le scuole non c'insegnano ad essere fieri di essere italiani. Quando ero negli Stati Uniti e giocavo a calcio per la mia scuola, prima di ogni partita ci facevano mettere la mano sul cuore, si ascoltava l'inno nazionale, si stava sull'attenti all'alzabandiera e tutti, con una mezza lacrimuccia negli occhi, eravamo fieri di essere americani. Io ho fatto le elementari al San Giuseppe di Torino, ma la semplice idea di mettersi la mano sul cuore e di ascoltare l'inno di Mameli prima di un qualsiasi incontro sportivo era inconcepibile.
T.T. Forse siamo più pronti di altri a essere i veri cittadini del mondo!
AGNELLI Forse sì. Perché le identità nazionali vanno progressivamente sfumandosi, anche se la gente riscopre sempre di più il proprio attaccamento territoriale. Il toscano sarà sempre più toscano e sempre meno italiano.
T.T. Torniamo tutti al campanile?
AGNELLI Sì, campanilisti, e davvero a livello micro. Probabilmente nel futuro ci saranno grandi agglomerati di Stati con macroregole di comportamento uguali per tutti, ma con un'enorme autonomia campanilistica nella loro applicazione: una sorta di federalismo di fatto, con leggi dettate al limite più da Bruxelles che dalle Nazioni Unite. Le regole stabiliranno i metodi, ma la gestione pratica avverrà là dove le cose succedono.
AGNELLI Il problema non è nell'essere italiani, anzi. E' nel non avere alle spalle un sistema credibile. Come italiani, tutti ci trovano simpatici, tutti ci vogliono bene, ma quando si tratta di fare quello che abbiamo promesso di fare deludiamo tutti, sia sul piano personale sia su quello politico. Gli indiani incantatori di serpenti? I veri incantatori siamo noi!
T.T. Magnifici incantatori. Viaggiando in Asia, mi capita spesso d'incontrare degli straordinari italiani, uomini d'affari, piccoli imprenditori, originari di qualche paesino di provincia, che da soli, senza nessun apparato di sostegno, senza farsi vedere nelle ambasciate, vanno a giro a inventar cose e traffici nuovi. Gente che salta senza paracadute, bravi, ma cani sciolti. L'Italia è una delle grandi potenze industriali del mondo, produciamo quanto o forse più dell'Inghilterra, eppure internazionalmente siamo più defilati, siamo meno presenti di tutti gli altri europei.
AGNELLI Certo, siamo anche una nazione molto giovane... Non abbiamo un senso di unità, le scuole non c'insegnano ad essere fieri di essere italiani. Quando ero negli Stati Uniti e giocavo a calcio per la mia scuola, prima di ogni partita ci facevano mettere la mano sul cuore, si ascoltava l'inno nazionale, si stava sull'attenti all'alzabandiera e tutti, con una mezza lacrimuccia negli occhi, eravamo fieri di essere americani. Io ho fatto le elementari al San Giuseppe di Torino, ma la semplice idea di mettersi la mano sul cuore e di ascoltare l'inno di Mameli prima di un qualsiasi incontro sportivo era inconcepibile.
T.T. Forse siamo più pronti di altri a essere i veri cittadini del mondo!
AGNELLI Forse sì. Perché le identità nazionali vanno progressivamente sfumandosi, anche se la gente riscopre sempre di più il proprio attaccamento territoriale. Il toscano sarà sempre più toscano e sempre meno italiano.
T.T. Torniamo tutti al campanile?
AGNELLI Sì, campanilisti, e davvero a livello micro. Probabilmente nel futuro ci saranno grandi agglomerati di Stati con macroregole di comportamento uguali per tutti, ma con un'enorme autonomia campanilistica nella loro applicazione: una sorta di federalismo di fatto, con leggi dettate al limite più da Bruxelles che dalle Nazioni Unite. Le regole stabiliranno i metodi, ma la gestione pratica avverrà là dove le cose succedono.
Nuova Delhi, gennaio 1996. Tiziano Terzani intervista Giovanni Alberto Agnelli.
Tiziano Terzani - In Asia - TEA
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