Trascorso il periodo estivo caratterizzato da un insolito fervore creativo in cui ero riuscito a prodigarmi più volte nella stesura di numerosi capitoletti, ora nel periodo autunnale sentivo venir meno qualsiasi spunto di riflessione. È probabile che questo sia dovuto alla ripresa del lavoro con annessa intensa attività di scrittura, non solo righe di codice, ma anche documentazione tecnica di vario genere.
Non che non ci avessi più pensato. Ogni tanto mi soffermavo un attimo a riflettere di cosa mi sarei potuto occupare, ma nulla sembrava affiorare con la connotazione di un argomento importante su cui potesse valere la pena spendere due parole. E neppure mi sembrava così irresistibile lo spunto ricevuto leggendo su Facebook il commento di un conoscente.
In pratica questo amico analizzava lo stato della sua esistenza e rivolgeva un sentito ringraziamento ai pochi che aveva avuto veramente vicini nel fluire delle ultime decadi, tralasciando i contatti con altre persone che riteneva non avessero inciso in maniera altrettanto significativa, ma che ora costituiscono soltanto uno sbiadito ricordo di relazioni legate all'infanzia in cui per lo più si coltiva una idea di amicizia che, alla prova dei fatti, risulta poi abbastanza sfilacciata e frammentaria.
E partendo da questo spunto, con il titolo di "Non necessariamente", avrei voluto argomentare come la trama di conoscenze che abbiamo tessuto in gioventù potrebbe costiture qualcosa di florido e saldo soltanto nella nostra mente, mentre in realtà la scarsa frequentazione successiva dà modo di sciogliere quei legami che parevano indissolubili e sicuri.
Anche se ho fatto un accenno ora, non credo di volere andare a fondo su questo argomento. E neppure mi voglio cimentare adesso in un prolungato ricordo per la improvvisa morte di Alessandro, come feci invece a suo tempo con Piero, altro ex collega prematuramente scomparso. La notizia data ieri l'altro nel gruppo WhatsApp della vecchia azienda ha lasciato un po' tutti noi sbigottiti ed increduli. Come non far scappare una lacrima leggendo inoltre che da appena un mese era nato suo figlio? E posso pure comprendere il grande strazio e carico di sofferenza della moglie che improvvisamente sveste i panni di una madre felice per indossare quelli gravosi e mesti di una giovane vedova, con un piccolino da crescere da sola e inoltre ricoprire in qualche modo il ruolo di un padre che ora manca.
E così, con questi sentimenti caratterizzati da diffusa tristezza ben coadiuvata da un clima esterno notevolmente uggioso, sono uscito stamattina per espletare alcune incombenze. Terminata l'ultima, mentre mi apprestavo a rincasare, vedo venirmi incontro una conoscente che potrei definire "diversamente giovane", senza che la definizione risulti inappropriata, pur se lei ha raggiunto ormai i novantuno anni, come di li a poco liberamente mi confiderà.
Sebbene lo spirito sia esattamente come l'ho definito, il suo fisico qualche acciacco lo lascia trapelare dato che procede in maniera claudicante e, tutta curva da un lato com'è, sembra reggere a fatica l'ombrello e la sporta che tiene nell'altra mano.
Non sono mai stato un boy scout, ma con identico spirito, dopo averla salutata, anche se sto procedendo in direzione opposta, le offro il mio aiuto per accompagnarla fino a casa portando per lei la borsa della spesa. Dapprima rifiuta con decisione negando il bisogno, ma visto il rinnovo del mio invito, alla fine accetta e mi alluga volentieri il suo carico che in realtà si rivela oltremodo leggero in quanto conteneva soltanto un capo di abbigliamento che era andata a ritirare in tintoria.
Le offro braccetto e, mentre muovo i primi passi, capisco che devo ulteriormente calare l'andatura perché il suo incedere è decisamente lento. Il che non mi dispiace perché in questo modo la nostra conversazione sarà un po' più prolungata. Mi dice che ha l'auto in riparazione e così è dovuta uscire a piedi. Mi fa piacere sentire questo e immagino allora che possa godere ancora di una buona autonomia, nonostante per le faccende del vivere quotidiano debba avvalersi dell'aiuto di qualcuno.
Strada facendo mi racconta che è lei ad occuparsi di scrivere email all'amministratore del condominio perché è l'unica in grado di farlo. Da mesi hanno problemi con la luce nelle cantine e le toccherà inviare una nuova missiva mettendo in chiaro che se qualcuno nel frattempo si farà male, sarà ben evidente a chi attribuire la colpa avendo le prove di ripetute sollecitazioni per un intervento di riparazione che difetta da un lungo periodo.
Pian pianino, distratto da altre piacevoli confidenze che pacatamente scambiamo l'un l'altra, eccoci giunti davanti alla porta di casa. Declino l'invito a bere un caffè offerto come compensazione per il tempo che teme di avermi sottratto, ma che in realtà mi ha donato in abbondanza permettendomi di trascorrere qualche momento in compagnia.
Buona domenica, mi dice lei mentre apre la borsa per afferrare le chiavi, aggiungendo che ormai manca poco. Ciao Lisa, dico io di rimando, mentre già sono lontano da lei di qualche passo. La tua voce cristallina e gentile allieterà ancora a lungo la mia mente per il resto della giornata.