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sabato 26 ottobre 2024

Un micio vicino al focolare

 


Trascorso il periodo estivo caratterizzato da un insolito fervore creativo in cui ero riuscito a prodigarmi più volte nella stesura di numerosi capitoletti, ora nel periodo autunnale sentivo venir meno qualsiasi spunto di riflessione. È probabile che questo sia dovuto alla ripresa del lavoro con annessa intensa attività di scrittura, non solo righe di codice, ma anche documentazione tecnica di vario genere.

Non che non ci avessi più pensato. Ogni tanto mi soffermavo un attimo a riflettere di cosa mi sarei potuto occupare, ma nulla sembrava affiorare con la connotazione di un argomento importante su cui potesse valere la pena spendere due parole. E neppure mi sembrava così irresistibile lo spunto ricevuto leggendo su Facebook il commento di un conoscente.

In pratica questo amico analizzava lo stato della sua esistenza e rivolgeva un sentito ringraziamento ai pochi che aveva avuto veramente vicini nel fluire delle ultime decadi, tralasciando i contatti con altre persone che riteneva non avessero inciso in maniera altrettanto significativa, ma che ora costituiscono soltanto uno sbiadito ricordo di relazioni legate all'infanzia in cui per lo più si coltiva una idea di amicizia che, alla prova dei fatti, risulta poi abbastanza sfilacciata e frammentaria. 

E partendo da questo spunto, con il titolo di "Non necessariamente", avrei voluto argomentare come la trama di conoscenze che abbiamo tessuto in gioventù potrebbe costiture qualcosa di florido e saldo soltanto nella nostra mente, mentre in realtà la scarsa frequentazione successiva dà modo di sciogliere quei legami che parevano indissolubili e sicuri. 

Anche se ho fatto un accenno ora, non credo di volere andare a fondo su questo argomento. E neppure mi voglio cimentare adesso in un prolungato ricordo per la improvvisa morte di Alessandro, come feci invece a suo tempo con Piero, altro ex collega prematuramente scomparso. La notizia data ieri l'altro nel gruppo WhatsApp della vecchia azienda ha lasciato un po' tutti noi sbigottiti ed increduli. Come non far scappare una lacrima leggendo inoltre che da appena un mese era nato suo figlio? E posso pure comprendere il grande strazio e carico di sofferenza della moglie che improvvisamente sveste i panni di una madre felice per indossare quelli gravosi e mesti di una giovane vedova, con un piccolino da crescere da sola e inoltre ricoprire in qualche modo il ruolo di un padre che ora manca. 

E così, con questi sentimenti caratterizzati da diffusa tristezza ben coadiuvata da un clima esterno notevolmente uggioso, sono uscito stamattina per espletare alcune incombenze. Terminata l'ultima, mentre mi apprestavo a rincasare, vedo venirmi incontro una conoscente che potrei definire "diversamente giovane", senza che la definizione risulti inappropriata, pur se lei ha raggiunto ormai i novantuno anni, come di li a poco liberamente mi confiderà. 

Sebbene lo spirito sia esattamente come l'ho definito, il suo fisico qualche acciacco lo lascia trapelare dato che procede in maniera claudicante e, tutta curva da un lato com'è, sembra reggere a fatica l'ombrello e la sporta che tiene nell'altra mano. 

Non sono mai stato un boy scout, ma con identico spirito, dopo averla salutata, anche se sto procedendo in direzione opposta, le offro il mio aiuto per accompagnarla fino a casa portando per lei la borsa della spesa. Dapprima rifiuta con decisione negando il bisogno, ma visto il rinnovo del mio invito, alla fine accetta e mi alluga volentieri il suo carico che in realtà si rivela oltremodo leggero in quanto conteneva soltanto un capo di abbigliamento che era andata a ritirare in tintoria.

Le offro braccetto e, mentre muovo i primi passi, capisco che devo ulteriormente calare l'andatura perché il suo incedere è decisamente lento. Il che non mi dispiace perché in questo modo la nostra conversazione sarà un po' più prolungata. Mi dice che ha l'auto in riparazione e così è dovuta uscire a piedi. Mi fa piacere sentire questo e immagino allora che possa godere ancora di una buona autonomia, nonostante per le faccende del vivere quotidiano debba avvalersi dell'aiuto di qualcuno.

Strada facendo mi racconta che è lei ad occuparsi di scrivere email all'amministratore del condominio perché è l'unica in grado di farlo. Da mesi hanno problemi con la luce nelle cantine e le toccherà inviare una nuova missiva mettendo in chiaro che se qualcuno nel frattempo si farà male, sarà ben evidente a chi attribuire la colpa avendo le prove di ripetute sollecitazioni per un intervento di riparazione che difetta da un lungo periodo.

Pian pianino, distratto da altre piacevoli confidenze che pacatamente scambiamo l'un l'altra, eccoci giunti davanti alla porta di casa. Declino l'invito a bere un caffè offerto come compensazione per il tempo che teme di avermi sottratto, ma che in realtà mi ha donato in abbondanza permettendomi di trascorrere qualche momento in compagnia. 

Buona domenica, mi dice lei mentre apre la borsa per afferrare le chiavi, aggiungendo che ormai manca poco. Ciao Lisa, dico io di rimando, mentre già sono lontano da lei di qualche passo. La tua voce cristallina e gentile allieterà ancora a lungo la mia mente per il resto della giornata. 

giovedì 12 settembre 2024

Etologia

Questa mattina stavo scorrendo un po' svogliatamente, per lo più meccanicamente, le pagine di Facebook. Ad un certo punto la mia attenzione è stata calamitata su un filmato ornitologico in cui era inquadrato un nido di uccelli sul cui bordo facevano corona i due genitori mentre all'interno si agitavano quattro piccini. Il maschio portava nel becco un mazzo, se così si può dire, di vermicelli che provvedeva ad infilare, con l'aiuto della più esile femmina, nelle bocche spalancate degli uccellini stando bene attenti entrambi che ciascuno ricevesse la sua parte.

Terminata la distribuzione, i grandi restavano li a fissare, oserei dire con un certo compiacimento, la prole appena nutrita. Pochi secondi dopo, molto probabilmente a causa di qualcosa che era entrato da una parte, qualcos'altro stava per fuoriuscire dall'altra. Uno dopo l'altro i nudi pennuti alzavano il posteriore e da esso fuoriusciva una specie di palloncino biancastro dalla chiara consistenza di un marshmallow che prontamente il padre afferrava col becco e trangugiava voracemente.

Rimasto un attimo sbigottito, ed in verità anche un tantino schifato, ho immaginato che questa cosa non fosse altro che una mirabile trovata di madre natura. Se dapprima avevo considerato come un amorevole sacrificio il tornare al nido col becco pieno di succulenti vermetti e doversene privare per alimentare la prole, con le candide fatte dei loro piccolini scoprivo una sorta di golosa compensazione che fungeva da gradita leva per il proseguimento delle cure parentali.

Non sono un etologo e quindi non ho la certezza che le cose stiano davvero come le ho immaginate, ma a me piace pensare che tutto questo faccia parte di un disegno precostituito che il solo caso non basta a giustificare.

venerdì 9 agosto 2024

Voltare pagina


Ormai ci siamo. Sta per arrivare un'altra volta la resa dei conti e presto mi toccherà voltare pagina, come tante altre volte è successo, con grande dispiacere per le cose belle che finiscono. Ma senza un termine non ci sarebbe la possibilità di nuovi inizi e quindi è bene che si possa concludere un ciclo per dare corso ad uno nuovo.

Che poi, pensandoci bene, raramente mi è capitato di desiderare una conclusione anticipata di un periodo di ferie. A dirla tutta non dovrebbe mai succedere, ma talvolta, nostro malgrado, siamo coinvolti in situazioni non pienamente rilassanti difficilmente recuperabili per quel che attiene la nostra volontà. In tali circostanze realizziamo con chiara evidenza di non poter fare altro che pazientare nell'attesa di eventi o situazioni migliori, anche se dentro resta l'amaro per qualcosa che abbiamo patito, che ha recato sofferenza, mentre le premesse iniziali potevano essere di tutt'altro auspicio.

Sono appena uscito dall'acqua. Il mare oggi sembra particolarmente pulito, morbido sulla pelle. Una gradevole carezza per il corpo che lascio piacevolmente cullare a galla da un quasi impercettibile moto ondoso che solo a riva si fa più spumeggiante e rumoroso con l'interminabile risacca il cui ritmico suono ha fatto da sottofondo assieme al vociare della gente e qualche sparuto trillio di cellulare mentre ci abbandonavamo alla scrittura o alla lettura sotto l'ombrellone.

Con questo capitoletto raggiungo quest'anno una specie di record personale. Ho sciorinato parole, imbrigliato pensieri, quasi con cadenza giornaliera in questo soggiorno ligure, raccogliendo così a distanza l'invito di qualche lettore che m'invitava a continuare a scrivere. Chissà, un domani, un altro libro potrà nascere da sé e forse più il periodare che dipingere potrà costituire la mia principale attività sopraggiunto il momento del ritiro dalla vita attiva lavorativa.

Ho sempre amato scrivere, chiaramente quando avevo in animo di farlo, senza per questo sentire questa attività come la vocazione della mia vita. Talvolta mi esprimo in maniera legnosa, leziosa, densa di fin troppi dettagli e particolari. Me ne rendo conto quando torno a rileggere quei capoversi dopo momenti di congruo distacco. La lettura non è più così automatica. Le parole non escono più dalla testa, quasi rimandate a memoria. Leggendo, le riassaporo quasi fossero concetti nuovi, una riga dopo l'altra e così individuo errori che neppure un'attenta revisione prima della pubblicazione era stata in grado di scovare.

Ma non importa. Ormai non mi scompongo più. Certamente  più corretto è quanto scrivo, più fluida è la comunicazione del mio pensiero che tiene alta la concentrazione del lettore non distratto da imperfezioni varie. Quel che più conta è per me riuscire a stendere qualcosa che non mi faccia mai provar vergogna per averla proferita. Anche se scrivo soprattutto per me stesso, mi piace pensare che ciò costituisca qualcosa di gradevole e utile anche per altri.

Troppe parole sprecate innondano la nostra vita. Stiamo diventando fin troppo abituati al trash e al volgare che con difficoltà pensiamo vi sia ancora spazio per la poesia, per un pensiero profondo che possa travalicare i confini della catena con una immagine del 'Buongiorno' da cui tutti ormai siamo costantemente bombardati. 


giovedì 8 agosto 2024

Il gusto del tatto


Casi simili si erano già manifestati anche in passato. Deplorevoli nascite di bambini sordo-ciechi se n'erano già viste ed udite, ma quel che principió nell'area intorno ai Campi Flegrei assunse subito i connotati di una vera pandemia. I nuovi nati erano tutti sprovvisti di occhi e orecchie e pertanto irrimediabilmente incapaci di vedere e udire: nessun intervento chirurgico poteva porvi rimedio.

Siccome tutti in quel luogo nascevano affetti dalla medesima malformazione congenita, si pensò dapprima che questo fosse favorito da un incremento dell'attività radioattiva del luogo. Poi, quando altri casi cominciarono a manifestarsi anche in altre regioni dell'Italia, si prese ad abbandonare la teoria del fattore ambientale in favore di quello epidemiologico. Anche perchè dapprima in maniera sporadica, ma poi sempre più diffusa, la cosa stava inspiegabilmente capitando, a macchia di leopardo, un po' in tutto il mondo.

Incredibile, ma vero, non riusciva a venire al mondo nessuna nuova creatura umana se non affetta da tale grave malformazione. Tanti gridarono al complotto. Numerosi furono quelli che attribuirono alle vaccinazioni per il Covid l'origine di questa piaga. Ma l'accusa non stava in piedi dal momento che ne erano colpite anche famiglie che si erano sempre tenute lontane da quel genere di vaccini.

Qualche essere, in verità in numero e frequenza più elevata del normale, fu soppresso ben prima di giungere al limite di gestazione per poter intraprendere questa scelta. I più, facendo buon viso a cattivo gioco, accoglievano i nuovi nati con tutto l'amore possibile e, del resto, cosa si poteva fare di diverso?

Questi figli, a parte il fatto che non vedevano, né udivano e di conseguenza non parlavano, crescevano del tutto normali. Anzi, sembrava che, come una sorta di compensazione, godessero tutti di ottima salute e raramente si ammalavano, come invece era stato normale per le altre generazioni. I nuovi nati erano connotati dall'avere un fiuto ed una sensibilità tattile particolarmente sviluppati.

Le nuove tecnologie erano in grado, man mano che essi crescevano, di garantire loro una certa autonomia ed indipendenza. Potevano circolare senza restare vittime di pericoli banali che un normodotato avrebbe potuto invece individuare facilmente e con un certo anticipo.

Ma ormai era chiaro per tutti che quello sarebbe stato il destino dell'intera umanità, visto che da decenni non si vedeva, né si sentiva parlare di un infante venuto al mondo con occhi e orecchie.

Quelli che erano stati per lungo tempo i grandi peccati capitali dell'umanità in modo quasi naturale cominciarono a dileguarsi. Si capiva bene che in un mondo popolato soltanto da esseri menomati e per ovvie ragioni in numero inferiore rispetto ai decenni precedenti dove la popolazione mondiale non aveva fatto altro che aumentare, adesso le cose erano decisamente mutate e si era imposto un ordinamento differente che non era difficile da mantenere perché era la ragione fondante di un vivere più fluido lontano da inutili orpelli.

Impossibilitati nel distinguere appieno le diversità e varietà della specie umana, tanti conflitti vennero meno. Le guerre ormai erano cessate da tempo perché non si vedeva più il motivo di alimentarle, né si sentiva la necessità di intraprenderne di nuove. La fiorente industria bellica, che aveva ampiamente prosperato fino alla metà del XXI secolo, di necessità fu convertita nella produzione di ausilii per la sicurezza della persona. Sicurezza in senso fisico per prevenire potenziali pericoli ambientali e non per fronteggiare insidie perpetrate da altri esseri umani perché non se ne vedeva proprio la ragione, né si sentiva il bisogno di intraprendere l'illecito in siffatto genere di condizione.

Gli avi non avrebbero potuto immaginare quel tipo di umanità sorta come una maledizione, ma evolutasi poi come una benedizione. La cultura del passato, basata soprattutto sulle immagini e sui suoni, venne spazzata via da diffusi allestimenti per esperienze sensoriali di tipo tattile. Per i nuovi nati le carezze e gli abbracci erano i soli modi di educare alla vita. Non vi erano colori, né rumori nei loro sogni e, non conoscendo la differenza, non agognavano il luminoso passato dei loro padri. 


mercoledì 7 agosto 2024

Baia del silenzio


Ed anche per oggi due bracciate a rana e a dorso le ho inanellate. Ieri sera abbiamo fatto una passeggiata fino a Sestri e così ci siamo resi contro che Cavi Borgo è tutto un altro tipo di vacanza al mare. Inizialmente tutto quel brulichio di gente e soprattutto il lungomare da non contendere alla ferrovia mi son sembrati quanto di più desiderabile. Poi, dopo una breve sosta contemplativa proprio nel centro della Baia del Silenzio e a seguire breve seduta su una panchina circolare che interrompe una trafficata via pedonale, mentre lentamente rientravamo verso la nostra temporanea residenza, sono arrivato alla convinzione che la nostra vacanza riservi un quid che si differenzia da un soggiorno che, senza nulla togliere al bellissimo e frequentato litorale adiacente, in realtà contituisce un modo di vivere un tantino usuale e stereotipato, visto tante altre volte e che forse, sempre immersi in un frenetico tran-tran, non consente un vero distacco dal turbinio di vita che quotidianamente trascorriamo a casa.

Nonostante non lo sia, la vera baia del silenzio mi sembra di trovarla più qui che al centro di quella perla della villeggiatura ligure in cui è effettivamente incastonata. Ma non voglio passare per la volpe che disdegna l'uva solo perché fuori portata. Probabilmente in questo mio giudizio entra in ballo anche l'età meno giovanile ed un mancato desiderio di esibirmi in passerelle ed andirivieni che non hanno soluzione di continuità con quelle vissute il resto dell'anno in tanti centri cittadini.

Che poi non sarei proprio il tipo perennemente immerso nella tranquillità e nel placido fluire della vita, sempre padrone del mio tempo, e connotato da una congrua aura meditativa. Sono insomma perennemente dibattuto fra due posizioni antitetiche, quella più calma e placida di mio padre e quella più frenetica ed energica di mia madre e, anche se in modalità totalmente differenti, è a lei che somiglia molto la mia attività lavorativa.

Rientrando dal lavoro mi capitava spesso di anticipare la telefonata quotidiana a papà, rimasto ormai vedovo. Mi succedeva di raccontargli che avevo fatto più tardi del solito per essermi fermato ancora un po' in ufficio, per risolvere un problema oppure portare uno sviluppo software ad uno stadio di compiutezza maggiore, se proprio non era davvero possibile concluderlo entro sera. E dopo avermi ascoltato, mio padre sentenziava in maniera incontrovertibile che per il lavoro era buono anche il giorno dopo.

Mentre mia madre spesso faceva tardi e le sue giustificazioni riguardo al fatto che c'era da fare, si smontavano di fronte a quanto ribatteva poi suo marito: "Se non le lasci lì, ce ne sono sempre di cose da fare". E per una madre di famiglia e donna di casa, questo è terribilmente sempre vero.

Ma il lavoro per mamma era anche una grande ragione di vita, il senso vero dell'esistenza per lei che lo affrontava con grande dedizione e vero spirito di servizio. Per cui, chi scegliere? Nessuno dei due! O meglio, il buono che c'è in entrambi perché "due is meglio che uan", come recitava una vecchia pubblicità di gelati. 


martedì 6 agosto 2024

Il profumo del tempo


Dovrei allentare la presa, lasciar perdere questa insistente voglia di continuare ogni poco a scrivere qualcosa. Ma è quasi una ineluttabile necessità questa che mi porta sovente ad aprire sullo smartphone l'app del blocco degli appunti dove mi piace condensare qualche capoverso prima di farlo approdare nell'etere su questo o quel portale, anche a beneficio di una più allargata condivisione social.

Mi domando se non sarebbe preferibile indugiare un po' nella noia del dolce far niente e provare ad inspirare, dilatando bene le nari, il profumo del tempo fatto di ampi e allargati momenti di consapevole fermo ad una vita fin troppo accelerata come magistralmente argomentato nelle pagine del libro scritto dal filosofo coreano che sto leggendo lentamente in questo periodo, ma che meriterebbe di essere meditato ancor più profondamente per assimilare concetti a cui i più non sono troppo abituati perché non riusciamo a dominare la complessità della vita, se non con spiegazioni semplici e talvolta triviali che tutto sommato finiscono per non aggiungere nulla a quel che già sapevamo. Dovrei provare insomna a farmi avanzare qualcosa e vedere se, non avendo niente da dire, del tempo ne rimane, come canta bene Dalla nella canzone in cui scrive all'amico e dove i concetti espressi restano mirabilmente immortali e attuali.

L'intento originario non era quello però di sciorinare pensieri troppo elaborati e, pertanto, dopo l'usuale divagazione che mi è caratterialmente congeniale, provo a convergere rapidamente verso l'obiettivo che mi ero mentalmente dato e cioè quello di raccontare alcuni aspetti della mia vacanza.

Quest'anno, diversamente dal precedente, abbiamo pensato che per noi fosse meglio un servizio full di pensione completa. Avevamo ricordo di un'ottima cucina nell'hotel in cui abbiamo soggiornato e volendo evitare di restare in spiaggia nelle ore più assolate e calde, abbiamo corso il rischio di un ampliamento della massa grassa il cui rimorso abbiamo subito allontanato col pensiero di poter godere inoltre di una gradevole e prolungata pennichella in stanza a seguire.

Se è previsto un pranzo più leggero ed essenziale, durante la prima colazione, buffet permettendo, mi piace assaggiare un po' di tutto iniziando col salato e concludere poi col dolce, senza esagerare per non alzare troppo la glicemia che è sempre bene mantenere entro il limite di normalità. Ho quindi dovuto operare una scelta oculata e concentrarmi soltanto su alcune cose irrinunciabili. Nella ciotola metto una punta di cucchiaino di tutti i semini a disposizione, su cui poi adagio qualche rondella di cetriolo e spicchio di pomodoro e pochi tocchetti di frutta già sbucciata. Addolcisco il tutto con un paio di cucchiaini di marmellata di mirtilli e di lamponi ed una porzioncina di miele in favo che non mi lascio mancare quando lo trovo in hotel. E poi sommergo il tutto con una confezione di yogurt bianco.

Il cappuccino me lo preparo in maniera diversa da come la macchinetta è predisposta per l'erogazione. In prima battuta faccio scendere, uno dopo l'altro, due espresso che completo fin quasi al bordo della tazza con del latte bianco di cui posso fermare a piacere la distribuzione.

Non sto elargendo consigli sul fai da te: sto solamente elencando le mie abitudini che generalmente mantengo immutate per tutta la vacanza e a cui non apporto cambiamenti correttivi se a tale combinazione corrisponde poi una risposta positiva dell'organismo nell'arco della giornata ed anche in seguito. Per pranzo e cena mi piace invece variare il più possibile. Se c'è pesce, e qui una portata è sempre nel menu ad ogni pasto, mi oriento su quello perché è bene approfittarne, vista anche la varietà che a casa non è sempre così comodo da attuare.

Credo di aver detto tutto, forse anche di più. Ho l'indice indolenzito a furia di tappare sull'angusta tastiera del cellulare. Beh, sempre meglio che aver le dita imbrattate d'inchiostro per l'intinzione della penna d'oca nel calamaio. E con questa rievocazione d'altri tempi, si conclude, quasi in maniera circolare, questa dissertazione tra il serio ed il faceto sul tempo da vivere. 


lunedì 5 agosto 2024

Acqua shoe


Siamo stati in questo posto di mare anche lo scorso anno. Dopo aver portato Maria Luisa in quel di Roseto degli Abruzzi per tanti anni, ora che la cara zia Pina, gestore dell'albergo presso cui eravamo soliti soggiornare, ha tirato, come si suol dire, i remi in barca e cessato l'attività, ci siamo orientati verso i luoghi dove mia moglie veniva a passare alcuni momenti dell'estate con la sua famiglia, quando era più piccola e poi grandicella ormai.

Eravamo venuti in visita da queste parti anche in altre occasioni, ma una vacanza al mare non l'avevamo ancora collocata finché lo scorso hanno abbiamo fatto una prenotazione estemporanea mentre tornavamo a Saltria dopo una passeggiata nei pressi dell'Alpe di Siusi. Matteo ed io ci dividiamo la casa che i genitori ci hanno lasciato in eredità al paese dei nonni paterni e visto che ormai mio fratello era andato in pensione, ho pensato fosse buona cosa concedergli di prolungare le sue ferie in quel di Livemmo. Non avendo desiderio di andare in altri posti particolari, a me piaceva l'idea di accontentare Maria Luisa e farla ritornare per qualche giorno nei luoghi densi di ricordi vissuti in gioventù e sperimentare anch'io una vacanza da queste parti.

Per uno che ama la sabbia fine, la ghiaiolina nera che si trova qui e che al sole diventa rovente più che nelle spiagge dell'Adriatico e indolenzisce i piedini delicati come i miei, non è stato di primo acchito un approdo entusiastico. Ma poi fai l'abitudine ed apprezzi anche gli spazi più contenuti e ristretti e così realizzi che mentre altrove un ombrellone in terza fila può essere una chimera difficilmente raggiungibile, qui è pure l'ultima fila e quando la calura è eccessiva ti puoi addirittura riparare sotto il palco del bagno che di necessità è sopraelevato.

Lo scorso anno, visti gli abbondanti marosi e l'impetuosa risacca che spiega con chiara evidenza il passo poetico in cui si descrive come urla e biancheggia il mare, non sono mai entrato in acqua se non per bagnarmi i piedi volutamente o addirittura passivamente quando le onde sospingevano la bianca spuma delle loro creste fino sotto i lettini della seconda fila di ombrelloni.

Quest'anno mi son lasciato tentare e acquistato stamane un confortevole paio di scarpette da mare che i miei piedi hanno calzato come un guanto di velluto, mi son buttato subito in acqua. Ho voluto approfittare della spiaggia ancora deserta a quest'ora e forse lo sarà anche oltre perché non è domenica e chi non ha ferie da queste parti oggi lavora. Maria Luisa avrebbe voluto trattenermi adducendo qualche debole motivazione legata al fatto che non erano ancora trascorse le canoniche due ore di tempo dalla colazione. Ma adesso circolano teorie diverse e reputo che questa regola si possa contravvenire senza problemi. Soprattutto dopo la visione del film della mirabile impresa della nuotatrice che ha attraversato a nuoto il mar dei Caraibi da Cuba fino alle coste della Florida e per forza di cose era costretta ad alimentarsi in acqua per non invalidare la prova.

Ma se è l'acqua gelida che dobbiamo temere, oggi non c'è questo pericolo. Il mare è talmente caldo che la notte non si raffredda per nulla e così, superate le prime candide alte onde, l'acqua diventa repentinamente profonda e nuotando pochi metri al largo si può godere di una superficie praticamente piatta. Poche bracciate avanti e indietro, un po' a rana e soprattutto a dorso, come piace a me perché riesco a recuperare bene il fiato restando per un attimo fermo col ventre rivolto verso l'azzurro.

Neanche il tempo di far fiorire qualche rughetta sulle punte delle dita e son già fuori a distendermi sul lettino a fianco della consorte che nel frattempo, mentre scrivo, si è un po' appisolata e recupera col riposo le energie spese nell'ultimo periodo. Dormi, amore mio. Sigillerei le tue labbra con un bacio, sol che questo non ponesse prematuramente fine al tuo ristoro.