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domenica 22 gennaio 2006

Voglia di tenerezza

Desiderio di un abbraccio - 27/09/2002

La cosa che desidero maggiormente in questo periodo è l’abbraccio di una donna.

E’ cominciato da poco l’autunno e già ne risento. Detesto il grigiore dei mesi invernali, ma ancor di più novembre. Da sempre associo questo mese al tempo umido, nebbioso e buio. In parte è vero. Forse però questo disagio nasce da qualcos’altro. Mi sono soffermato a pensare qualche volta se questo mio malessere in realtà è connesso al fatto che in novembre è nato mio fratello. Con la sua nascita fui spodestato dal trono, esiliato ebbe termine il mio regno. Quella gelosia infantile che certamente avrò provato per lui sicuramente si è alimentata di circostanze sfavorevoli. Spesso mia madre ricorda come armeggiavo intorno alla carrozzina del pargolo. Tutti erano attratti dal nuovo essere. Volete che non lo fossi anch’io. Quando si è piccoli in realtà si è piuttosto maldestri e non si ha la piena padronanza dei propri gesti. Sicuramente nel tentativo di osservarlo, con un movimento incauto, ho rovesciato la carrozzina. Vi lascio immaginare la reazione di mia madre che non presente all’accaduto, interpretò la cosa come un attentato all’incolumità dell’ultimo arrivato. Hai voglia tu di esporre le tue ragioni. A malapena ti ascoltano se hai vent’anni. Figuriamoci a quattro. La gelosia per i fratelli minori trova facile alimento in questi equivoci. Ora che sono genitore anch’io mi rendo conto che è molto facile commettere parzialità. I figli non conoscono mai lo stesso padre, la medesima madre. Quello che abbiamo fatto per il primo figlio lo riteniamo incompleto o sorpassato e quindi tentiamo vie nuove con il secondo. Chi ha un figlio solo non deve scegliere. Chi non ha figli sceglie ancora meno, anzi non ha scelta.

Lavoro a circa una quarantina di chilometri da casa. Traffico permettendo, ci vogliono per il tragitto circa trentacinque minuti. Non mi è mai pesato il viaggio. E’ un’ottima occasione per lasciarsi andare a qualche pensiero. Ritagliare uno spazio di tempo tutto per se. Prepararsi con calma alla nuova giornata di lavoro. Rilassare la mente e sbollirla dalle incombenze aziendali prima di rientrare in famiglia. Non amo la radio in auto. Non ce l’ho per scelta. Se viaggio in compagnia preferisco chiacchierare o stare ad ascoltare. La musica l’ascolto seduto sul divano del salotto, magari di sera quando il sonno tarda a venire per qualche preoccupazione di troppo. Ci sono giornate ahimè terribili in cui tutto ti sembra andare storto dalla mattina alla sera ed allora fa male ritrovarsi soli coi propri pensieri. Fa male pensare di non avere accanto nessuno d’importante. Nessuno che abbia voglia di amarti e di ricevere amore da te. Ho la fortuna di avere due splendidi figli che mi aiutano a crescere mentre io cresco loro. Abbiamo stabilito una buona intesa. Non credo di essere per loro il padre-amico tanto in voga al giorno d’oggi. Mi vedo piuttosto come padre-padre o al massimo come padre-madre, ruolo che le circostanze mi hanno spinto ad impersonare. L’inflessibilità e l’austerità di un tempo han dovuto presto lasciare il posto ad una maggior condiscendenza e tolleranza. Non dico di esserci riuscito. Ci sto provando.

Ormai Andrea mi ha superato in altezza e mi tocca volgere lo sguardo verso l’alto. Non sei riuscita a vedere questo tuo figlio che da fanciullo di lì a poco si faceva uomo. Non vedrai l’altra tua figlia che da bambina si farà donna. Me li hai affidati. Romano abbi cura dei bambini, mi dicesti poco prima di morire. Ci sto provando. Questa tua richiesta mi è continuamente innanzi anche quando si vorrebbe mollare tutto, dare un calcio a tutto, commettere l’irreparabile. Quell’insano gesto che ti pregai di non commettere affranta dal dolore spesso mi balena in testa come facile scorciatoia, come rapida fine di tutti i miei problemi. Ma questa soluzione e una non-soluzione. Lo comprendo bene. Togliersi di mezzo è una fin troppo facile scappatoia. Contrasta con tutto quanto ho creduto per tanti anni. Viene però il giorno in cui nulla è più vero, nulla rimane saldo come un tempo, se tu non lo vuoi. E allora devi fare appello alle riserve della tua forza interiore a quel filo sottile che ancora ti lega all’Assoluto e sperare. Confidare che sopra le nuvole ci sia sempre il sole anche se ormai piove da giorni e l’umidità mina l’integrità delle tue ossa.

Desidero più che mai il calore di un abbraccio femminile. Potrò ancora tornare a sorridere? Non il sorriso di un giorno sereno, ma il sorriso che nasce dalla gioia di un amore sicuro. Non è bene che l’uomo resti solo. Eppure mi rendo conto che attualmente è la soluzione migliore. Il tempo che mi resta da dedicare ai figli, dopo aver sbrigato le varie incombenze, è veramente poco. Un amore ti assorbe totalmente e rischierei di tornare un padre negligente come l’anno passato, quando poco dopo la tua morte, per alcuni mesi sono stato un uomo felice con una donna accanto. Il tempo mi deve aiutare a sopportare questo. Vivere serenamente senza quell’opprimente sensazione d’incompletezza per una donna che manca. Se la felicità a cui ogni uomo è giusto che aspiri, io non l’ho già goduta tutta, allora ritornerà e cancellerà il peso di questi giorni. Vivo nella speranza che tutto accada di nuovo. Il desiderio di rinascere a nuova vita è più forte della disperazione di certi momenti.

Penso che tanti altri, come me, non possono godere del calore di un abbraccio, di una tenera carezza, del conforto di un bacio. Soffro così tanto perché ne ho conosciuta la bellezza? L’altra sera mentre tornavo mi lasciavo andare a questi pensieri. Fantasticavo sulla possibilità di un incontro inaspettato, una conoscenza imprevista che mi potesse portare a fare una richiesta insolita. Scusi, potrei abbracciarla per un momento? Se potessi esprimere un desiderio che vorrei vedere realizzato subito, chiederei questo. Il calore di un abbraccio. Stretto. Intimo. Senza fretta. Poter sentire il battito di chi stringi fra le braccia. Pensare di esser per lei rifugio sicuro ed al contempo trovare riparo dalle avversità.

Oggi sono andato al ristorante da solo poiché i colleghi han preferito la pizzeria. Mentre lo raggiungevo in macchina, ho scorto a fianco della strada una coppia di giovani che scesi dall’auto si abbracciavano e si sorridevano felici. Che tenerezza non sentire la fame e sentirsi sazi di quella presenza.

Credo di guardare in maniera inebetita tutte le coppie, ultimamente. Una volta al parco, passeggiando, continuavo a fissare una coppia che seduta su di una panchina si lasciava andare ad interminabili baci. Ad un certo punto la ragazza si ferma e dice qualcosa all’altro. Sono talmente vicino che riesco a sentire la risposta. L’unico cretino che guarda due che si baciano l’abbiamo beccato noi. Avrei voluto controbattere qualcosa. Dire che forse ero l’unico cretino vedovo che si aggirava lì intorno. La mia era invidia e non perversione. Ho lasciato perdere perché così va il mondo. Tocca agli innamorati gioire ed ai vedovi soffrire.

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