Due passi fuori casa nel vano tentativo di
addizionarne diecimila. L'aria è pungente, ma mi sono coperto bene. Non
eccessivamente da ritrovarmi ingolfato nell'incedere. Il tragitto si
snocciola da sé mentre procedo in direzione del sole. Troppo basso
all'orizzonte per contrastare in maniera vincente questa sacca di gelo
artico. Ma non esageriamo: non siamo neppure sotto lo zero.
Mi sembra di
procedere spedito, ma evidentemente il mio passo non lo è abbastanza
dato che vengo raggiunto, superato e distaccato ragguardevolmente da una
signora di bassa statura che recupera la sua auto parcheggiata più
avanti, come ho modo di vedere qualche istante dopo. Fiancheggio una
distesa vasta ben arata e forse anche già seminata. Non sono un esperto e
non saprei giudicare di quante pertiche si dilata il mio sguardo. Siamo
ai limiti della zona abitata e provo ad immaginare per un attimo la
cifra di realizzo per una destinazione non più rurale.
Potrei deviare
lungo l'argine dove altri individui si sono incamminati prima di me.
Desisto e proseguo diritto conservando immutato l'iniziale proposito. Un
altro sorpasso è pronto al compimento. Mi scarta sulla sinistra un
canuto signore, non troppo anziano a giudicare dall'aspetto. Non posso
fare a meno di notare che ha agganciato alla cintola un mazzo di chiavi
che tintinna seguendo sincronicamente il ritmo del suo spedito passo.
Un
terzetto pigro e svogliato riesco a guadagnarlo anch'io. Mi sembra si
tratti di una coppia di maturi sposi. La madre conversa con la figlia
alla sua destra tenendo il consorte sulla sinistra che di tanto in tanto
si guarda attorno e nota che li sto osservando. Mentre sopravvanzo nel
vialetto ormai ristretto del parco, sento parlare in inglese. Immagino
trattarsi di turisti in visita alla città e subito la mia congettura si
smonta mentre la donna chiede lumi alla giovane interlocutrice per il
termine "consumismo" che non sa tradurre in lingua anglosassone.
Il
grande fiume è decisamente calato di livello. Non più la sostenuta
portata di qualche giorno addietro, immortalata e pubblicata
sull'indiscreto social. Mentre mi avvicino al ponte che travalica
l'ampio corso d'acqua, vedo venire incontro il signore dai bianchi
capelli di poco prima. Deve aver raggiunto il suo punto di mezzo ed ha
completato il giro di boa. Risalgo su per la strada che fiancheggia
quella principale che riporta in centro o, nella direzione opposta, fa
il cambio di provincia e pur di regione or che mi sovviene.
Una
ciclabile consente di proseguire in totale sicurezza lontano
dall'andirivieni frenetico dei mezzi in transito. All'incrocio, dove fra
poco dovrò attraversare, c'è un'autovettura dei vigili urbani. Mi
avvicino e noto che l'addetto alla pubblica sicurezza sta proteggendo a
debita distanza una giovane signora ritta in mezzo alla carreggiata a me
opposta. Sembra intenta a marciare sul posto.
Attraversando la strada
dinanzi a lei vedo che sotto la giacca slacciata ed aperta sul davanti
indossa soltanto un paio di mutande ed un reggiseno rosso. Il ventre
tondo e rigonfio pare quello di una gestante, ma l'abbigliamento pare
proprio di chi non teme il freddo perché ha brindato in abbondanza.
Mentre mi allontano sento che canta un motivetto in francese di cui
trattengo soltanto la prima parte: "C'est la vie...".
Questo Blog nasce con l'intento di pubblicare il pensiero, anche quello più intimo, di una piccola anima.
Translate
lunedì 30 dicembre 2019
martedì 24 dicembre 2019
C'era una volta il mare
Non sento la risacca, ma fragore anomalo di pezzi di plastica. Non più la spuma o lo sciabordio delle onde che s'infrangono sulla rena. Non più striature color smeraldo, né flutti cangianti in bianco dal cobalto. Dove una volta c'era il mare, ora una landa desolata avvolge la terra.
Iscriviti a:
Post (Atom)