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giovedì 24 dicembre 2020

Una falla nel mezzo

 

Spesso abbiamo idee formidabili e le realizziamo con sorprendente ingegno. Però talvolta perdiamo di vista l'essenziale e ci dimentichiamo di curare anche dettagli collaterali che possono contribuire a minare seriamente il successo della nostra impresa.


martedì 8 dicembre 2020

Bomba ad orologeria

 

Ecco qui di nuovo quei minuscoli e ribrezzevoli bacherozzi pronti a raccontarci ancora una volta una delle loro simpatiche storielle.

L. Ti sei mai imbattuto in qualcosa di veramente straordinario che non ti saresti mai aspettato di trovare?

R. Niente di veramente rilevante nemmeno spulciando tra le pieghe del lavoro di ogni giorno...

L. Oh santi numi! Dimmi tu se questa non è una vera bomba ad orologeria.

R. Se il battito d'ali di una farfalla può creare un uragano dall'altra parte del mondo, essa può sicuramente creare un enorme cataclisma!

 

sabato 28 novembre 2020

Tre rivisitazioni

 



Ho recuperato alcuni disegni effettuati diversi mesi fa e li ho rielaborati aggiungendo presenze umane che non c'erano negli elaborati originali.

"Il tunnel" è diventato "Nel tunnel".
"La forma" è diventato "In forma".
"Cosa c'è dietro l'angolo?" è diventato "Girare l'angolo".

Mi piace pensare di aver sovrapposto soltanto degli osservatori. Fanno parte della scena, ma in un certo senso se ne distaccano lasciandola incontaminata. Non viene intaccata, né stravolta l'essenza originale.


sabato 21 novembre 2020

In cinque minuti mi presento

Terminato il Liceo Classico mi sono iscritto al Corso di Laurea in Ingegneria, biennio comune a Brescia con l’intenzione di proseguire poi a Milano con la specializzazione in Elettronica dando così seguito ad una passione giovanile che mi portava a nutrire un grande interesse per la Fisica in generale.

Trascorso il primo anno, sentendo venir meno la passione per questo filone di studi, decisi di anticipare il servizio di Leva in modo da mettere meglio a fuoco l’iter del mio futuro. Durante il periodo di ferma obbligatoria ebbi modo di frequentare alla SCUST di S. Giorgio a Cremano un corso per Telescriventista esercitato poi in seguito a Verona in un reparto di supporto alle Forze Alleate (NATO).

Questa specializzazione, ma molto probabilmente anche l’amicizia stretta con alcuni commilitoni che avevano già avuto esperienze precedenti in campo informatico, hanno cominciato a destare il mio interesse per i microcomputer e la programmazione. Durante gli ultimi mesi del servizio di Leva, acquistato uno ZX Spectrum e diversi libri che mi introducevano in questo mondo, iniziai ad avere familiarità con il software e la programmazione in linguaggio Basic.

Contemporaneamente, per assecondare questa mia nascente passione, mi iscrissi al corso di Laurea in Scienze Matematiche e Fisiche all’Università Cattolica di Brescia, in parte per comodità logistica, ma anche per la corrispondenza di esami con il Corso di Laurea in Informatica che pensavo di frequentare a Milano dopo il biennio comune.

Nel 1985, col desiderio di ravvicinare la data del matrimonio e mettere su famiglia, entravo anticipatamente nel mondo del lavoro avendo ormai consolidato le mie competente in autonomia per oltre due anni tanto da essere in grado di scrivere con assoluta confidenza anche programmi in linguaggio macchina (Assembler Z80).

Fra diverse proposte ricevute destò per me maggiore attenzione una azienda di Ponte S. Marco che aveva un reparto dedito allo sviluppo di un CAD bidimensionale. L’ingegnere che se ne occupava si stava trasferendo a Milano e c’era bisogno di qualcuno che completasse il porting dal sistema UCSD Pascal al Microsoft Pascal per PC IBM compatibili.

Nel giro di pochi mesi il prodotto fu pronto per la distribuzione sul mercato ed iniziò poi a specializzarsi in differenti soluzioni tematiche che orbitavano intorno all’argomento comune della Computer Grafica. Profusi grande passione nella realizzazione di un simulatore cinematico, lavoro che fu poi adattato alla generazione parametrica di esplosi di scatole ed imballi per la realizzazione delle relative fustelle. L’ottimizzazione del percorso laser per il taglio delle tavole di legno dove sarebbero state inserite le lame per la fustellazione dei cartoni e tante altre funzionalità acuivano, se possibile, la mia grande passione per gli algoritmi.

Altri filoni di sviluppo durante quegli anni furono la simulazione tridimensionale nel settore dell’arredamento o le lavorazioni a controllo numerico per comandare frese e torni nella realizzazione di stampi per materie plastiche.

La necessità di avere a disposizione maggiore memoria RAM rispetto al noto limite dei 640kb della memoria segmentata dell’MS-DOS mi portarono a fare indagini a basso livello per capire come veniva gestito internamente lo Heap globale. Questo mi permise di scrivere una libreria per i miei programmi che traesse grande beneficio dalla presenza di memoria RAM addizionale (Estesa ed Espansa). La libreria fu poi ceduta anche ad un’azienda milanese in cui collaborava l’ingegnere che avevo sostituito e che aveva in precedenza chiesto collaborazione per la generazione automatica degli organigrammi della Regione Lombardia avendo come base di partenza soltanto i dati anagrafici ed il ruolo.

Purtroppo l’esigua dimensione della ditta per cui lavoravo e la crisi dei primi anni novanta portarono alla chiusura dell’azienda di cui ero dipendente. Dopo il matrimonio e contemporaneamente alla nascita del nostro primo figlio, mia moglie col desiderio di vedermi lavorare più vicino a casa, mi aveva iscritto ad un corso serale di analista programmatore tenuto dalla Regione Lombardia. Questo idealmente mi avrebbe permesso di partecipare un giorno ad un Concorso pubblico per un impiego agli Spedali Civili di Brescia presso cui ella lavorava.

Nell’imminenza della chiusura aziendale di cui ero stato informato per tempo dall’allora mio datore di lavoro, maturarono le condizioni per indire il concorso pubblico per 5 posti di analista programmatore presso il CED della struttura ospedaliera.

Con grande soddisfazione della consorte mi classificai primo e ciò mi permise di approfondire anche altre competenze. Prevalentemente nel settore gestionale, ma non solo, dato che per la mia precedente esperienza di dialogo con periferiche esterne (Tavolette grafiche, plotter, stampanti, apparecchiature a CNC) potei sviluppare agevolmente un programma di comunicazione con analizzatori di laboratorio alternativo a quello acquistato dall’azienda esterna.

Trascorsi 5 anni in cui ebbi modo di stare più vicino a mia moglie -- lo capii meglio in seguito quando le fu diagnosticato un carcinoma al IV stadio – sia per risvolti di lavoro che avevano attinenza col suo ufficio e sia per la possibilità di pranzare assieme nella comune mensa aziendale. Non condividendo però pienamente le filosofie di un CED del settore pubblico in cui prevalentemente si tendeva a delegare in esterno lo sviluppo di programmi, trovai l’accordo adatto per tornare a lavorare nel settore privato.

Con Spazio Italia ho sviluppato le mie competenze nel mondo del Controllo Accessi. L’anno successivo alla mia assunzione l’azienda fu acquisita da FAAC Spa che aveva intenzione di allargare il proprio Business in questo settore, per essa nuovo, viste le pressanti sollecitazioni pervenute dalla rete vendita italiana.

Negli anni successivi la casa madre mi ha impiegato anche nello sviluppo di soluzioni legate al mondo del Parking. Attualmente la mia attività è quasi totalmente assorbita dalle esigenze della Business Unit Hub - Parking Technology.


 

venerdì 20 novembre 2020

Debugging

 

Questa volta ho fatto circolare la vignetta su altri portali ben prima di postarla su questo blog.Non sempre ho tempo di stendere un commento, più o meno breve, a complemento dei vari disegni che vado realizzando in forma digitale e che poi mi piace inviare nell'etere.

Ora però la settimana lavorativa è al termine e quindi posso senz'altro ritagliarmi un paio di minuti per completare quanto mi ero ripromesso di fare. Non so se questo sarà il proseguimento di una lunga serie oppure soltanto un fugace guizzo. State a vedere e lo scopriremo insieme.

sabato 14 novembre 2020

Racconti di bugs ed altre storie

 

E così ho voluto cimentarmi ancora una volta con un elaborato in bianco e nero andando a sconfinare nel campo della fumettistica. Questa quartina non ha assolutamente pretese. Anzi, mi fa quasi tenerezza per la semplicità con cui è stata disegnata senza seguire uno storyboard preciso. Sono partito dapprima col tracciare - in maniera un po' grezza e maldestra, lo ammetto - i quattro riquadri giustapponendo subito dopo o in alcuni anche prima, le nuvolette che poi avrei riempito con qualcosa senza sapere in anticipo come.

Non volevo dedicarci troppo tempo e così ho disegnato due piccoli esserini. Insomma, due insetti che potessero apparire verosimili, ma non necessariamente il ritratto ineccepibile che ne avrebbe fatto un entomologo. Poi ho dato loro maggiore spazialità tratteggiando una landa sconfinata che potesse dare l'idea di una zona completamente desertica in modo che il focus restasse concentrato su di essi e non distraesse troppo l'osservatore.

Ho dipinto il cielo con una marcata tonalità scura e di primo acchito avrei voluto punteggiarlo con qualche astro come se la riflessione dei due protagonisti potesse essersi tenuta di notte, quando più sovente i pensieri esistenziali attanagliano l'animo umano. Poi però ho lasciato perdere ed ho pensato che anche i corpi celesti potessero essere una fonte di distrazione e probabilmente irrilevanti per quanto avrei scritto di lì a poco per dare compimento alla storiella.

Lo sviluppo del dialogo era già tutto vincolato, ed in qualche modo predeterminato, dalla scelta che avevo fatto poco prima riguardo alla forma ed alla tipologia delle nuvolette bianche: tre battute ed un pensiero finale. E quest'ultimo doveva essere una chiosa di quanto era stato detto apertamente a viva voce dai due minuscoli interlocutori.

Sicuramente il carattere tipografico da me scelto e la sua grandezza non sono risultati troppo azzeccati perché è necessario fare un ingrandimento dei vari riquadri per poter leggere il testo senza troppa fatica. Almeno per chi non possiede un'acutezza visiva ben al di sopra della media.

Di certo questo non è un lavoro svolto da un professionista del settore. E' soltanto una specie di esperimento che mi sono concesso liberamente perché ogni tanto mi piace tracciare qualcosa e buttarlo lì nel cyberspazio a beneficio di tutti, ma soprattutto per il mio esclusivo diletto.


sabato 31 ottobre 2020

Ultima occasione

 

Ormai non manca molto alla fine del mese. Ancora qualche ora e si potrà girare la pagina del calendario. Dopo aver visto ieri sera il documentario su Hugo Pratt, m'è venuta voglia di abbozzare qualcosa in bianco e nero lasciando all'autunno l'esclusiva nello sfoderare una gamma di colori più caldi. E così mi lascio andare a qualche suggestione onirica dal vago sapore surrealistico. Non una dilatazione del tempo, ma una perdita di tempo. Insomma un'ultima occasione per immaginare qualcosa di diverso.


domenica 18 ottobre 2020

Strada facendo

 


Una delle cose che ho sofferto di più, durante il periodo di lock-down della scorsa primavera, è stata quella di non poter uscire a fare una passeggiata a fine giornata dopo aver trascorso svariate ore di lavoro fermo davanti ad un computer. Poi, grazie alle restrizioni imposte a tutti, sia pur rispettate con una certa sofferenza, la situazione è decisamente migliorata e pian piano abbiamo riassaporato nuovamente il piacere di uscire all'aperto riacquistando un certo grado di libertà che nelle settimane precedenti ci era stato negato nel tentativo di salvaguardare la salute del maggior numero possibile di persone.

Per indole o per pigrizia, non dedico un tempo abbastanza significativo ad una salutare pratica sportiva. Tuttavia mi piace svolgere una moderata attività fisica che semplicemente consiste in lunghe e piacevoli passeggiate, per lo più in compagnia della consorte, godendo così assieme a lei un po' di svago nelle belle giornate di sole in modo da stemperare nel fine settimana le fatiche dell'attività lavorativa o le incombenze della vita familiare di chi ha genitori anziani da gestire.

In tempi recenti, continuando a lavorare prevalentemente in regime di smart-working ed avendo ridotto drasticamente i lunghi spostamenti in automobile per raggiungere la sede di lavoro, al fine di permettere alla mente di distaccarsi e trovare ugualmente tregua dopo la fervida attività di scrittura di programmi prima del rientro in famiglia, ho cominciato ad uscire di casa anche durante la settimana per effettuare una gradevole camminata.

Mi piace percorrere le vie del centro storico di Cremona. Se, come spesso capita, non indugio davanti al PC ben oltre l'orario canonico, la città brulica ancora di tanti individui che si attardano fuori casa prima del rientro per la cena. Non ho tragitti particolari o preferiti. Vado dove mi porta il caso, spinto più spesso dal desiderio di attraversare una via per me nuova, magari defilata e poco frequentata. Spesso però mi allungo verso la periferia seguendo l'ultimo sole che va a coricarsi dietro il maestoso Po. Oppure in direzione opposta fino a raggiungere il territorio di San Sigismondo che è praticamente adiacente all'ospedale la cui struttura è diventata a molti familiare nei momenti più acuti della pandemia per i numerosi collegamenti televisivi.

Mentre cammino ed addiziono passi sul cellulare, mi distacco lentamente da tutti quei ragionamenti che mi hanno tenuto impegnato nelle ore precedenti. Però, se mi sovviene qualche buona idea oppure il proposito di un ulteriore test da applicare agli algoritmi stesi durante la giornata, mi mando una sintetica email di promemoria in modo che l'indomani, scaricando la posta, me la possa ritrovare ed evitare che qualcosa vada perduto. Riesco così a raggiungere pian piano un ottimo e salutare punto di distacco con le incombenze di lavoro perché tutto è stato sistemato per bene e, se qualcosa è sfuggito, ho inviato l'appunto giusto per occuparmene il dì seguente.





Recentemente l'azienda per cui lavoro ha cambiato di qualche chilometro la sede dell' ufficio di zona spostandolo più vicino al centro di Desenzano a cui sono legati tanti ricordi della mia infanzia. In pausa pranzo mi piace tornare lungo le rive del lago di Garda che tanto mi era mancato quando da Padenghe ci siamo spostati nel territorio di Lonato. Un sabato pomeriggio ci ho portato Maria Luisa con la scusa di farle vedere la sistemazione nel nuovo ufficio. Poi abbiamo passeggiato per il centro fino all'imbrunire e nel mentre le raccontavo qualche episodio dell'infanzia legato a luoghi ancora riconoscibili, ma ormai decisamente cambiati e resi ancor più gradevoli da tutte le trasformazioni che si sono susseguite nel tempo e che, nel frattempo, mi ero perso.
 


domenica 20 settembre 2020

Rompere le scatole

 

Mi è sempre piaciuto rompere le scatole. Almeno da quando negli anni '80 sviluppavo programmi CAD in computer grafica per i fustellifici. Da allora so che basta scollare una bandella e come per magia la scatola si può distendere su un ipotetico piano perché è così che nasce: da un singolo foglio di cartone tagliato con delle lame e poi ripiegato per bene fino a formare gli involucri che quotidianamente utilizziamo.

Quindi, quando state per gettare una scatola di cartone dei medicinali, dei biscotti o di qualsiasi altra cosa, non limitatevi a pressarla, che poi non si comprime per bene più di tanto. Sollevate il coperchio. Guardateci dentro. Individuerete facilmente la bandella incollata ad un lato della scatola. Infilateci il dito e distaccatela. Come per incantol'involucro si distenderà e, se le dimensioni saranno più grandi del vostro contenitore della differenziata, potrete sempre stracciarlo, ben più agevolmente che se vi foste limitati a schiacciarlo soltanto. Mi raccomando. Imparate anche voi a rompere le scatole.

domenica 30 agosto 2020

CO2

 


In settimana ho seguito a SuperQuark il servizio di recupero dell'anidride carbonica in un cementificio vicino a Piacenza. I cementifici pare siano grandi produttori di anidride carbonica. Parte deriva dall'alimentazione del forno di cottura e molta di più, circa una volta e mezzo, dal materiale stesso usato nel processo produttivo del cemento.
Cosa si può fare poi con l'anidride carbonica isolata? La si può utilizzare per lavorazioni che la richiedono - non chiedetemi quali - oppure può essere immagazzinata sotto terra così da evitare di immetterla in atmosfera ed auspicabilmente ridurre l'effetto serra o quantomeno incrementarlo meno.

Mi sorge spontanea una riflessione. Se non possiamo evitare di produrre anidride carbonica, possiamo più opportunamente trasformarla in ossigeno?

Le piante, con la fotosintesi clorofilliana, lo fanno in modo naturale. È possibile che nel 2020 non si riesca a fare la stessa cosa che fanno i vegetali, ma in maniera artificiale, ma sempre con la collaborazione dell'energia solare?

Se la risposta è negativa, mi domando allora se non è possibile avere una classificazione delle piante in cui è massima la resa nella conversione di anidride carbonica in ossigeno e pensare ad una coltivazione intensiva di esse per compensare le devastazioni di grandi distese forestali di cui stiamo facendo scempio in maniera sempre più sconsiderata?


sabato 29 agosto 2020

Ninni

 

Evidentemente in questo periodo mi piacciono i componimenti, i temi estemporanei come quelli che ci davano a scuola.


Maria Luisa è davanti al suo computer, tutta concentrata ed attenta alla lettura degli elaborati assegnati ai suoi studenti e ricevuti per posta elettronica entro la scadenza richiesta.


Non come quando ero studente che si portavano appresso il primo giorno di scuola e c'era sempre qualcuno che, guarda caso, se li era dimenticati a casa.


Cercavo di essere diligente e così all'inizio delle vacanze stilavo un rudimentale programma di svolgimento da suddividere e distribuire lungo tutto il periodo estivo per non ritrovarmi a fare tutto negli ultimi giorni, facendo insomma tesoro dei buoni consigli dati dagli insegnanti.


Mentre la moglie corregge i temi, io sono seduto in poltrona e seguito la lettura di "Ragazzo italiano" di Gian Arturo Ferrari. Me lo ha regalato Cristina, un'amica di Maria Luisa che è venuta a trovarci in montagna poche settimane fa.


È la storia di Ninni, nome che ci ha fatto molto sorridere perché mia moglie si rivolge a me proprio con questo appellativo. Nel libro sto ritrovando tantissimi racconti dei miei genitori. C'è nell'autore una formidabile capacità di evocare situazioni che moltissime famiglie hanno vissuto nel nord Italia a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.


Nel punto in cui sono arrivato io, cioè circa a meta libro, Ninni va a scuola a Milano dove la sua famiglia è recentemente emigrata. Il maestro assegna il tema "Una casa in costruzione" e subito d'impulso richiudo il libro e corro a prendere il cellulare per mettermi a scrivere anch'io.


Cosa mi vien voglia di raccontare? Immediatamente il pensiero torna a quel Ninni ancora bambino che viene ad abitare nell'Oltremella, cioè nella zona ovest di Brescia dove mio padre aveva comperato un appartamentino di recente costruzione.


Attorno alla nostra palazzina non era ancora tutto cementificato. Vi erano alcuni lotti non ancora edificati in cui noi ragazzini ci intrattenevamo dal primissimo pomeriggio fino ad ora di cena in giochi infiniti col pallone, le biglie o scorribande in bicicletta su dune e dossi  risultanti dall'amnassamento di materiali derivanti dalla costruzione dei vari edifici circostanti.


Poi un giorno sono comparsi degli operai ed hanno iniziato a scavare qualche buca e ad erigere qualche colonna posticcia come a dar segno d'avvio a nuovi lavori quando invece è soltanto un modo di fingere una effettiva esecuzione per probabili questioni burocratiche magari legata alla scadenza di una concessione edilizia.


Passano i mesi e purtroppo poi si passa realmente alle vie di fatto e quel verde residuo, ma farei meglio a dire marrone tanto il terreno era battuto e calpestato da stuoli chiassosi e irrefrenabili di ragazzini di ogni età, viene ben presto rimpiazzato da quattro palazzine portate a completamento praticamente in simultanea.


Assieme agli edifici cresce anche Ninni, il bimbo di campagna venuto dal lago. Presto la vita lo porterà ancora altrove, ma tanti di quei volti sono ancora fortemente impressi nei suoi ricordi ed ora, quando capita di rivederne uno su facebook, fatica a credere che a quel viso siano venuti i capelli bianchi oppure che siano diradati a tal punto da renderne difficoltoso il riconoscimento.


Ninni per ora gode ancora di ottima memoria e, quando incontra un amico, non lo vede come lui è adesso, ma com'era un tempo quello spensierato ragazzino, quella carina ragazzina che, a ben vedere, ancora c'è in quel volto un poco segnato dal tempo.

domenica 23 agosto 2020

L'amicizia

 

Questa mattina ho indugiato a letto più del solito, più di quanto ero riuscito a fare in questo periodo di ferie dove non mi pongo obiettivi urgenti nella giornata e così, se posso, dormo finché riesco. Pertanto mi trovavo ancora in bagno pronto a radermi che Maria Luisa, ben più solerte e mattiniera di me, mi annuncia che sarebbe andata al parco a continuare la lettura di un buon libro seduta all'ombra di un albero godendo il fresco di questi luoghi.

Prima di uscire però sente il bisogno di condividere con me il messaggio di un suo studente che le chiede se per il tema sull'amicizia debba parlare di qualcuno in concreto oppure possa sviluppare un componimento di fantasia. Maria Luisa intercetta fra le righe anche i pensieri non espressi e risponde che se non c'è un amico di cui si possa raccontare, sicuramente va bene parlare di come dovrebbe essere l'amicizia, cosa ci si aspetterebbe da essa. A cui segue un messaggio di gratitudine da parte dello studente per il chiarimento avuto.

Mentre la consorte saluta ed esce di casa ed il rasoio comincia a farsi strada con cautela assecondando le smorfie del mio viso che vedo riflesse nello specchio, mi viene spontaneo domandarmi cosa sarei capace di dire sul tema dell'amicizia, come se quel compito fosse assegnato oggi a me.

Con diverse decadi alle spalle si dovrebbe poter esprimere qualcosa di meno banale e semplicistico di quanto sarei stato in grado di comporre negli anni in cui anch'io ero al liceo.

Non trovo facile argomentare sull'amicizia e non mi viene in aiuto lo studio dei classici di cui a suo tempo abbiamo fatto qualche impegnativa traduzione.

La cosa però diventa intrigante e mentre completo le doverose abluzioni con relativo cambio di biancheria, mi vien voglia di cimentarmi in un componimento scritto senza timore di giudizio per essere rimasto in tema oppure apostrofato per aver divagato e sconfinato in ambiti non consoni alla trattazione.

Con una breve riflessione ho provato a guardarmi indietro per vedere là dove potevo essere stato un buon amico per qualcuno. Sinceramente fatico ad individuare situazioni in cui la mia vicinanza possa essere stata fondamentale così da poter onorare il detto in cui si afferma che si scoprono i veri amici solo nel momento del bisogno. Probabilmente sono anche stato molto fortunato ed a mia volta non ho dovuto contare sull'aiuto di altri per un momento particolare di necessità.

Forse l'orgoglio mi ha impedito di chiederlo apertamente. Ma se ci penso con più attenzione riesco a trovare un momento della mia vita in cui gli amici son stati presenti e vicini con discrezione e perseveranza tant'è che lo sono anche oggi che le cose vanno decisamente meglio rispetto a quando magari potevo essere oggetto di commiserevole vicinanza.

Faccio fatica a mettere bene a fuoco il tema dell'amicizia perché facilmente lo confondo con quello dell'amore e così lo trovo perfetto solo in ambito coniugale dove c'è anche la condivisione fisica e il rapporto riesce a diventare intimo in maniera sublime.

Se anche non riesco a vedere situazioni di amicizia profonda che mi coinvolgano fuori dalla sfera matrimoniale, questo non vuol dire che non abbia in mente esempi che provengono da altri.

Riesco pertanto a giudicare come grande testimonianza di amicizia quanto mio padre mi ha raccontato dei suoi anni di lavoro in Australia. Lavorava come coltivatore di vari prodotti ortofrutticoli assieme ad un amico e quando questi si è sposato con una donna del posto, l'amico lo ha continuato ad invitare alla sua tavola affinché non restasse solo. Come pure giudico atteggiamento di grande amicizia aver fatto del matrimonio dell'amico l'occasione per mio padre di ritornarsene in patria dopo pochi mesi per non voler essere una presenza scomoda in un ambiente famigliare in cui poi sarebbero arrivati dei figli.

Questo mio componimento sull'amicizia risulta necessariamente frammentario ed incompleto perché la vita stessa è ancora in progress e non ci sono tolte occasioni di completarlo e svilupparlo meglio. Al di là di questo trovo che sia una personalissima interpretazione a cui ognuno risponde come deve, ma soprattutto con i modi che gli sono più consoni.

 

mercoledì 29 luglio 2020

Irrilevante

Questa mattina mi sono preso qualche ora di permesso dal lavoro e sono salito in montagna per partecipare al funerale di una cara amica. E' una conoscenza di vecchia data che ho incontrato fin dall'adolescenza, quando ella ha iniziato a risiedere stabilmente al paese dei miei nonni avendo sposato un giovane del posto. Ma è stato soltanto in tempi relativamente più recenti che ho avuto modo di scambiare con lei qualcosa in più di un semplice saluto.

Dobbiamo tornare agli anni in cui anche Santina era in chemioterapia. Le due donne, accumunate dalla stessa nefasta malattia, hanno trovato subito naturale accorciare le distanze ed avere un contatto confidenziale ben più rilevante di quello avuto in precedenza. Mentre per mia moglie le cose sono poi precipitate rapidamente, per Fiorenza invece la malattia ha iniziato a regredire e a lasciare spazio a prospettive differenti per l'avvenire.

E così c'è stato modo di intrecciare successivamente un amichevole scambio anche con Maria Luisa, la mia seconda moglie. Tuttavia, quella battaglia che sembrava vinta per sempre, dopo diversi anni di tregua, col tempo è tornata a tendere insidie all'amica fino allo sbocco fatale che ha avuto il suo compimento proprio in questi giorni.

Durante l'omelia della messa di suffragio, mi sono rimaste particolarmente impresse le parole del celebrante che, rivolgendosi alla deceduta, diceva che in questo suo nuovo stato avrebbe sicuramente trovato tutte le risposte alle numerose domande che portava con sé e a cui neppure un sacerdote sa rispondere. Questo pensiero mi ha subito richiamato alla mente un desiderio che anch'io avevo covato in passato una volta entrato nell'aldilà. Subito avrei voluto sapere la verità dei fatti su un paio di cose.

Stamattina però, quasi una folgorazione, ho pensato che di tutte queste domande che albergano nel nostro intimo e che di certo sono state un nostro assillo terreno, in quella nuova dimensione avrebbero potuto risultare del tutto prive di senso. Comunque siano andate le cose, quel fatto o quella circostanza non avrebbero più avuto alcuna importanza perché, se il nostro destino è quello di vivere in pienezza al cospetto dell'Amore, ogni altra questione perde completamente importanza e diventa del tutto irrilevante.

lunedì 20 luglio 2020

Lo sapevo

Lo sapevo. Capita sovente che leggendo lo scritto di un altro venga voglia di richiudere il libro e prendere in mano la penna. Un po' dipende anche dalla circostanza, dal tipo di lettura che si stava attuando in quel frangente. L'urgenza nasce come necessità incombente, come subitanea smania di prender parte ad un processo creativo più che a seguitar di subire il fascino dell'operato altrui. Ci sono pensieri e riflessioni che si dipanano nella mente come chiare trame che tendono tuttavia a sbiadire lestamente così come le abbiamo viste affiorare. I termini con cui abbiamo provato a fissarli con atto cosciente mentre venivano avanti in maniera spontanea, ma non ben definita, quasi scompaiono e non poco fatichiamo nel ritrovare il bandolo del vacuo ragionamento, della riflessione che si perde per sempre se in qualche modo non la si fissa su qualcosa di ben più accessibile e durevole di una mutevole connessione sinaptica.

sabato 20 giugno 2020

Corsa ad ostacoli

Dopo lunghe giornate di intenso lavoro espletato in regime di smart-working, quando ormai sarebbe già ora di sedersi a tavola per la cena, esco di casa per fare una passeggiata in modo da sgranchirmi un po' e scrollarmi di dosso tutto quel tempo passato seduto davanti allo schermo di un computer. Siamo alle porte dell'estate ormai e penso sia giusto non badare troppo all'orario quando si sceglie un momento di relax, esattamente come mi capita sovente di fare quando sono dedito alle incombenze legate all'attività lavorativa che probabilmente mi tiene occupato ben più del dovuto. Ma, quando c'è di mezzo la passione per quello che si fa, corrono veloci le lancette dell'orologio ed il tempo sembra non si fermi mai.

Una di queste sere, invece di proseguire come altre volte verso il grande fiume, colto da non so quale intuizione, ho cambiato direzione ed imboccato una via sconosciuta. Come cremonese d'adozione, mi piace parecchio girare per il centro della città. Però amo anche allungare il passo ben oltre il perimetro urbano per andare di tanto in tanto a vedere il pigro defluire del Po. Quel giorno davanti a me procedeva, ben più motivato e solerte, un giovanotto in abbigliamento sportivo e così, vedendolo imboccare quella strada, ho pensato che seguire un percorso diverso dal solito mi avrebbe permesso di vedere cose nuove ed inaspettate.

Ed infatti così è stato. La strada che prosegue fiancheggiando il canale Morbasco abbandona quasi subito il centro abitato e permette allo sguardo di tuffarsi nel verde degli alberi che costeggiano da una parte il maleodorante corso d'acqua e dall'altra di perdersi nelle distese sterminate dei campi coltivati ad avena, mais, frumento, girasole e ogni altro genere di coltura che va per la maggiore in questo periodo. Mentre proseguo, non manco di inviare qualche fotografia anche a Maria Luisa che è rimasta a casa a disbrigare ancora qualche incombenza scolastica per l'imminente esame di maturità che la vedrà impegnata nei giorni successivi.

Con grande meraviglia la consorte di rimando mi fa sapere che non ha mai avuto occasione di percorrere quel tratto di strada e così mi strappa la promessa di tornarci un'altra volta in sua compagnia. Non trascorrono molti giorni ed il desiderio della moglie è stato subito appagato. Camminando insieme con andare non troppo spedito, le indicavo i luoghi in cui la prima volta mi ero soffermato a prendere alcune inquadrature col cellulare. La giornata decisamente più soleggiata non aveva però tutto il fascino della primigenia scoperta, sebbene il paesaggio fosse egualmente gradevole. La temperatura era ben più elevata al punto da farmi sentenziare che questo non sarebbe un tragitto adatto da percorrere in piena estate con il sole a picco e l'afa che incombe.

In questo luogo ci sono due argini del Po che corrono paralleli in direzione sud. Noi stavamo procedendo lungo quello più distante dal corso dell'acqua, ma ugualmente potevamo vedere in distanza quanto l'altro fosse frequentato, ben più di questo che ad un certo punto lascia l'asfaltato e sembra assumere i connotati di una usuale stradina di campagna. Consultando distrattamente sul cellulare la mappa del posto, ho visto che i due argini si sarebbero prima o poi congiunti, ma di strada bisognava percorrerne ancora tanta e così abbiamo deciso di tagliare corto effettuando in verità un tragitto non tanto ortodosso che mi ha poi portato a ricevere un benevolo rimbrotto da parte di un allevatore di bestiame, avendo attraversato la sua proprietà, nonostante i chiari divieti che, tutto intento a fotografare, non ero riuscito a focalizzare bene. E neppure avevo dato tanto peso ai tentativi di dissuasione della moglie pensandola colta più da desiderio di arretramento che dalla volontà di proseguire nel rientro a casa attraverso un itinerario più lungo.

Questa mattina sono voluto tornarci ancora per fare il giro completo approfittando del fatto che Maria Luisa era impegnata a scuola. Sono andato ad imboccare l'argine maestro che prometteva di dilungarsi, oltre la fattoria raggiunta la volta precedente, in maniera meno confusa ed incerta essendo completamente asfaltato. Ne ho pure approfittato per telefonare a mio figlio e sentire com'era andata la sua settimana lavorativa. Passo dopo passo mi sono ritrovato ad imboccare un tunnel sotto l'autostrada Brescia-Piacenza che in precedenza avevamo scorto soltanto da lontano. Sbucato al di là del sottopasso, dato che la strada sembrava proseguire ancora per un lungo tratto, ho acceso il dispositivo GPS e mi sono chiarito per bene dove stavo andando a finire. Ancora un po' ed avrei raggiunto una confluenza a vi dove finalmente i due argini si incontrano.

Mandata qualche fotografia alla moglie e prese altre diverse inquadrature della magnifica e rigogliosa campagna, cominciavo a scorgere poi in lontananza l'inconfondibile sagoma del Torrazzo che diventa per noi una sorta di Stella Polare nelle passeggiate fuori ordinanza, lontani dalla città. Col trascorrere del tempo, a più riprese ero tornato a pensare a quale immagine realizzare per il blog dopo diverse settimane di pausa in cui il lavoro talvolta aveva preso il sopravvento anche nel week-end. La prima idea, soltanto abbozzata, non riusciva a prendere corpo e forma compiuta e così, come spesso mi capita, è stata abbandonata, o forse soltanto accantonata, in favore di un'altra che stava venendo avanti con maggiore decisione e nitidezza.

La vita, soprattutto in questo periodo, può apparire come una competitiva corsa ad ostacoli. Nel mezzo c'è sovente un bivio, ma la musica non cambia tanto. Ci sono comunque ostacoli da superare. Talvolta gli ostacoli sono regolari ed equiparabili per difficoltà. In altre circostanze sembrano essere di seguito uno più impegnativo dell'altro e quasi impossibili da scavalcare. Però in fondo alla tratta scorgiamo un premio che ci stimola ad andare avanti. Ma non è detto che sia di maggior valore quello che potremmo ottenere con un nostro maggiore impegno: non sempre il risultato finale è direttamente proporzionale allo sforzo e alla fatica profusi nel tentativo di raggiungerlo.

Ma poi ho pensato che la vita è anche altro. Non è solo densa e fitta di ostacoli da superare per andare avanti. E' anche una bella strada sgombra da orpelli ed immersa in un verde rigoglioso e fertile come quella che stavo percorrendo al centro della pianura Padana.


sabato 16 maggio 2020

Curve del contagio

Subito una doverosa premessa. Non rappresento una fonte autorevole con alle spalle una preparazione tale da potermi permettere di illustrare con rigoroso valore scientifico ciò che affermo di seguito. Questa riflessione è soltanto una mia libera interpretazione scaturita dall'osservazione di alcuni grafici che potete facilmente reperire anche voi sul web.

Le curve del contagio da me raffigurate con colori non scelti a caso, ricordano l'andamento di un suono composto da varie fasi: attack, decay, sustain e release (ADSR). Soltanto che qui la musica è ben diversa e non si tratta di rappresentare l'andamento di una tonalità musicale, bensì il numero dei contagiati da COVID-19 durante il fluire dei giorni.

Dopo una rapida ascesa favorita da mancanza di distanziamento sociale, segue poi una presa di coscienza generale che l'unico modo di contrastare efficacemente un agente patogeno nuovo è quello di mantenere un isolamento individuale.

Tanto più rigorosa ed attenta sarà questa modalità di reazione difensiva all'attacco virale, tanto più ravvicinata nel tempo sarà la caduta che porterà all'azzeramento, o quasi, dei casi di contagio.

Le curve migliori sono quelle che nella discesa mantengono un andamento pressoché lineare. Credo che sia praticamente impossibile avere una maggiore rapidità di decadimento perché siamo esseri sociali e nessuno di noi vuole e può permettersi di vivere completamente come un eremita.

Se fate una ricerca in internet ed andate ad osservare i grafici che illustrano i casi giornalieri relativi ai vari Stati, non è difficile intravvedere per ciascuno di essi lo stesso andamento raffigurato nel mio disegno. Ovviamente per alcuni ci si troverà ancora in fase di rapida ascesa e per altri invece sarà ben visibile la traiettoria verso il basso. E questo nonostante vi sia la presenza di alcuni valori giornalieri in eccesso o in difetto rispetto alla tendenza generale.

Fortunatamente possiamo dire che in questo momento l'Italia ha una situazione che può essere rappresentata con una curva di caduta praticamente piatta. L'importante è che con le nostre azioni non ci portiamo poi in area viola dove l'andamento non è più lineare e dove c'è una inversione di tendenza rispetto a quella desiderata da tutti.


mercoledì 6 maggio 2020

Amor

Quattro lettere ed una manciata di parole. Essenzialità della forma e del colore. Possibili svariate combinazioni, ma alla fine una scelta vale l'altra secondo il gusto di chi guarda.

sabato 25 aprile 2020

Volo d'angelo

Ci siamo quasi. L'ora sta per scoccare ed è forse tutto pronto per un ritorno alla vita normale. L'augurio è che non ci si ritrovi a fare un salto nel vuoto, ma a spiccare il volo dell'angelo verso un orizzonte radioso e luminoso.


sabato 4 aprile 2020

Unboxing

E dopo essere stati costretti a lungo a rimanere rinchiusi come sardine in scatola, ora la speranza è quella che tutto finisca presto e possiamo tornare a godere delle nostre libertà, soprattutto quella di muoverci all'aperto.

domenica 29 marzo 2020

Gita fuori porta 2020 da dimenticare

Forse è ancora troppo presto per stracciare la cartolina, per sentenziare che la gita fuori porta 2020 sia completamente da dimenticare.


sabato 28 marzo 2020

Gita fuori porta 2020

Non ho proprio idea di come potrà essera la gita fuori porta della Pasquetta di quest'anno. Non riesco neppure ad immaginare che possa esserci o meno la possibilità di recuperare un poco delle nostre libertà e muovere alcuni passi fuori di casa come si faceva prima del Covid19. Ed allora mi lascio andare ad una suggestione pittorica dove domina, come in questi giorni, l'assenza della presenza umana nei luoghi all'aperto.

sabato 14 marzo 2020

Proprio così

Come vetri che vanno in frantumi, come momenti che si disgregano e perdono continuità. Vorrei cancellarli e gettarli lontano, ma non posso. Resisti e ci rivedremo. Non ti angustiare. Lascia che sia proprio così.


Le relazioni pericolose

Sono uscito soltanto per gettare l'immondizia e per ritirare il contenitore della differenziata che avevo esposto ieri sera. Un cielo plumbeo mi sovrasta mentre muovo pochi passi fuori casa. Sento lontano il cinguettio di qualche uccello e penso a come troverà strano che il chiassoso umano sia sparito dalla circolazione. Le relazioni sono pericolose. Meglio restare a casa, se proprio non vi sono ragioni alte ed importanti per continuare a circolare.


domenica 8 marzo 2020

Boxing

Prima Sardine come movimento ed ora sardine private del movimento. Manteniamo le distanze, ma non sopprimiamo le speranze.

sabato 29 febbraio 2020

Chi ha detto virus?

Nuotiamo in acque pericolose, fra micidiali mine pronte a colpire subdolamente. Tieniti a debita distanza, non ti avvicinare, se vuoi salva la pelle. Chi ha detto virus?

domenica 9 febbraio 2020

Non ti muovere

Tutto si consuma, tutto si dissolve. O forse sarebbe meglio dire che tutto si trasforma perché nulla si distrugge. Ma quel che c'era prima, poi non ci sarà più. Quantomeno non allo stesso modo. Come fuoco brucia e poi non resta che del fumo ed un mucchietto di cenere. Scorgi le scale che portano fuor di scena. Tu non ti muovere. Il momento non è giunto ancora. Lo spettacolo continua.

domenica 26 gennaio 2020

Per puro diletto

Non v'è mai una ragione sola che spinge a ritagliare un po' del proprio tempo sottraendolo alla distensione ed al riposo per dedicarlo invece a qualcosa che ci piaccia fare. E così sovente si finisce col restarsene lì qualche minuto ad imbrattare di colore un foglio, non per tornaconto o qualche utilità pratica, ma soltanto per puro diletto.


sabato 11 gennaio 2020

Uccellino, ritorna!

Qualche sera fa ho scoperto che un uccellino viene a dormire in un anfratto della nostra casa. Si va ad appollaiare sopra al ferro che regge un tendone e se ne sta lì al riparo dalle temperature basse di queste notti.

La prima sera in cui mi ero accorto della sua presenza, avendo visto a terra le sue numerose fatte, l'avevo subito fatto sloggiare. Non se ne voleva andare, non senza avergli dato gentilmente un colpetto con la scopa.

Ma poi è ritornato anche altre volte ed Alessandra ha avuto la bella pensata di mettere a terra un cartone per meglio ripulire le tracce del suo passaggio.

Questa sera, ormai all'imbrunire, sono andato a controllare se era già in posizione. Lo era. Ho pensato di sbricioalre sulla mensola un biscotto immaginando che lo avrebbe mangiato il dì seguente quando sarebbe tornata la luce del giorno.

Nell'andarmene non ho però spento la luce di quella specie di ripostiglio. Tanto sarei ritornato da lì a poco. Mentre esco dalla cucina faccio in tempo a vedere che sta volando via in direzione opposta alla mia.

Evidentemente accettava la mia presenza ravvicinata, ma non la luce. Credo che sia andato a trascorrere la notte sul ramo dell'abete qui vicino.

Uccellino, ritorna!


Gli alieni

Presto la terra sarà invasa dagli alieni. Esseri deformi non venuti dallo spazio, ma frutto di trasformazioni autoctone.Stiamo ancora indagando. Sarete aggiornati al più presto.

lunedì 6 gennaio 2020

Carnevale

Splende ancora un poco la stella mentre i Magi s'allontanano nella luce che al Divino li ha condotti. Maschere in festa già sopravanzano ed un altro ciclo rimpiazza quello precedente.


giovedì 2 gennaio 2020

Leggero

Quando pesi opprimenti ti tengono saldamente ancorato al suolo, libera il pensiero e vola via leggero.