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domenica 11 marzo 2018

Il disegno

 Nel mare del silenzio una voce si alzò;
da una notte senza confini una luce brillò
dove non c'era niente quel giorno.

Avevi scritto già il mio nome lassù nel cielo;
avevi scritto già la mia vita insieme a Te;
avevi scritto già di me.

E quando la tua mente fece splendere le stelle;
e quando le tue mani modellarono la terra
dove non c'era niente quel giorno.

E quando hai calcolato la profondità del cielo;
e quando hai colorato ogni fiore della terra
dove non c'era niente quel giorno.

E quando hai disegnato le nubi e le montagne;
e quando hai disegnato il cammino di ogni uomo
l'avevi fatto anche per me.

Se ieri non sapevo oggi ha incontrato Te
e la mia libertà è il tuo disegno su di me;
non cercherò più niente perché
Tu mi salverai.


Questo è il canto con cui si è conclusa la celebrazione della messa questa mattina in parrocchia. L'abbiamo cantato insieme così tante volte che è quasi un peccato per me riuscire a cogliere il vero significato della prima strofa solo adesso che l'ho riportato in testa a questo post con una semplice operazione di copia e incolla dopo una veloce ricerca in Google.

Non voglio spendere tante parole perché in verità non ne ho. Ma la canzone "Il disegno" è riuscita ad ispirarmi in un istante una povera riflessione che voglio condividere pubblicamente e che si riallaccia all'affermazione della strofa finale: "la mia libertà è il tuo disegno su di me".

Libertà e predestinazione, due termini che paiono in antitesi e che definiscono situazioni umane e spirituali in apparenza inconciliabili. Se Dio ha concepito un disegno su di me e la mia unica libertà è quella di adeguarmi a ciò che era già stato scritto fin da quando per un imperativo del suo volere tutte le cose hanno avuto inizio, possiamo davvero parlare di libera scelta o, al contrario, dobbiamo pensare ad un destino ineluttabile contro cui non ci possiamo opporre?

Nella lettera agli Efesini San Paolo scrive: "In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà". Quindi sembrerebbe prendere corpo questa specie di primigenia costrizione che ci porterebbe quasi ad affermare che la vera libertà umana stia invece nell'opporsi a questo disegno precostituito.

Se il progetto è unico e all'uomo è data come sola facoltà la possibilità di assecondarlo oppure di rigettarlo, ebbene in questo caso possiamo ancora parlare di grande amore di Dio nei nostri confronti?

Io credo che la libertà che Dio lascia all'uomo sia totale. Ma nella sua miseria, come potrebbe l'uomo arrivare a Dio se non vi fossero una molteplicità di percorsi e di cammini che hanno tutti potenzialmente la stessa possibilità di farci arrivare a Lui?

Non c'è insomma davanti all'uomo un'unica angusta strada che punti diritto a Dio e da cui l'uomo possa soltanto scegliere di deviare nell'esercizio della propria liberta. Le possibilità che ci sono state offerte sono infinite e, sia chiaro, non tutte portano alla nostra salvezza. Ma qualunque scelta facciamo esercitando il nostro libero arbitrio, possiamo stare certi che mai ci sarà preclusa la possibilità di tornare a Dio.

Scegliere Dio è un atto veramente libero ed è un autentico scambio d'amore. Così come l'amore fra due coniugi che è figura reale dell'amore divino e che richiede reciprocità per essere veramente tale.

sabato 3 marzo 2018

Le palline

I giochi sono fatti. Fra non molto svuoteranno l'urna. E così vedremo se son di più le palline bianche oppure quelle nere.