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domenica 30 agosto 2020

CO2

 


In settimana ho seguito a SuperQuark il servizio di recupero dell'anidride carbonica in un cementificio vicino a Piacenza. I cementifici pare siano grandi produttori di anidride carbonica. Parte deriva dall'alimentazione del forno di cottura e molta di più, circa una volta e mezzo, dal materiale stesso usato nel processo produttivo del cemento.
Cosa si può fare poi con l'anidride carbonica isolata? La si può utilizzare per lavorazioni che la richiedono - non chiedetemi quali - oppure può essere immagazzinata sotto terra così da evitare di immetterla in atmosfera ed auspicabilmente ridurre l'effetto serra o quantomeno incrementarlo meno.

Mi sorge spontanea una riflessione. Se non possiamo evitare di produrre anidride carbonica, possiamo più opportunamente trasformarla in ossigeno?

Le piante, con la fotosintesi clorofilliana, lo fanno in modo naturale. È possibile che nel 2020 non si riesca a fare la stessa cosa che fanno i vegetali, ma in maniera artificiale, ma sempre con la collaborazione dell'energia solare?

Se la risposta è negativa, mi domando allora se non è possibile avere una classificazione delle piante in cui è massima la resa nella conversione di anidride carbonica in ossigeno e pensare ad una coltivazione intensiva di esse per compensare le devastazioni di grandi distese forestali di cui stiamo facendo scempio in maniera sempre più sconsiderata?


sabato 29 agosto 2020

Ninni

 

Evidentemente in questo periodo mi piacciono i componimenti, i temi estemporanei come quelli che ci davano a scuola.


Maria Luisa è davanti al suo computer, tutta concentrata ed attenta alla lettura degli elaborati assegnati ai suoi studenti e ricevuti per posta elettronica entro la scadenza richiesta.


Non come quando ero studente che si portavano appresso il primo giorno di scuola e c'era sempre qualcuno che, guarda caso, se li era dimenticati a casa.


Cercavo di essere diligente e così all'inizio delle vacanze stilavo un rudimentale programma di svolgimento da suddividere e distribuire lungo tutto il periodo estivo per non ritrovarmi a fare tutto negli ultimi giorni, facendo insomma tesoro dei buoni consigli dati dagli insegnanti.


Mentre la moglie corregge i temi, io sono seduto in poltrona e seguito la lettura di "Ragazzo italiano" di Gian Arturo Ferrari. Me lo ha regalato Cristina, un'amica di Maria Luisa che è venuta a trovarci in montagna poche settimane fa.


È la storia di Ninni, nome che ci ha fatto molto sorridere perché mia moglie si rivolge a me proprio con questo appellativo. Nel libro sto ritrovando tantissimi racconti dei miei genitori. C'è nell'autore una formidabile capacità di evocare situazioni che moltissime famiglie hanno vissuto nel nord Italia a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.


Nel punto in cui sono arrivato io, cioè circa a meta libro, Ninni va a scuola a Milano dove la sua famiglia è recentemente emigrata. Il maestro assegna il tema "Una casa in costruzione" e subito d'impulso richiudo il libro e corro a prendere il cellulare per mettermi a scrivere anch'io.


Cosa mi vien voglia di raccontare? Immediatamente il pensiero torna a quel Ninni ancora bambino che viene ad abitare nell'Oltremella, cioè nella zona ovest di Brescia dove mio padre aveva comperato un appartamentino di recente costruzione.


Attorno alla nostra palazzina non era ancora tutto cementificato. Vi erano alcuni lotti non ancora edificati in cui noi ragazzini ci intrattenevamo dal primissimo pomeriggio fino ad ora di cena in giochi infiniti col pallone, le biglie o scorribande in bicicletta su dune e dossi  risultanti dall'amnassamento di materiali derivanti dalla costruzione dei vari edifici circostanti.


Poi un giorno sono comparsi degli operai ed hanno iniziato a scavare qualche buca e ad erigere qualche colonna posticcia come a dar segno d'avvio a nuovi lavori quando invece è soltanto un modo di fingere una effettiva esecuzione per probabili questioni burocratiche magari legata alla scadenza di una concessione edilizia.


Passano i mesi e purtroppo poi si passa realmente alle vie di fatto e quel verde residuo, ma farei meglio a dire marrone tanto il terreno era battuto e calpestato da stuoli chiassosi e irrefrenabili di ragazzini di ogni età, viene ben presto rimpiazzato da quattro palazzine portate a completamento praticamente in simultanea.


Assieme agli edifici cresce anche Ninni, il bimbo di campagna venuto dal lago. Presto la vita lo porterà ancora altrove, ma tanti di quei volti sono ancora fortemente impressi nei suoi ricordi ed ora, quando capita di rivederne uno su facebook, fatica a credere che a quel viso siano venuti i capelli bianchi oppure che siano diradati a tal punto da renderne difficoltoso il riconoscimento.


Ninni per ora gode ancora di ottima memoria e, quando incontra un amico, non lo vede come lui è adesso, ma com'era un tempo quello spensierato ragazzino, quella carina ragazzina che, a ben vedere, ancora c'è in quel volto un poco segnato dal tempo.

domenica 23 agosto 2020

L'amicizia

 

Questa mattina ho indugiato a letto più del solito, più di quanto ero riuscito a fare in questo periodo di ferie dove non mi pongo obiettivi urgenti nella giornata e così, se posso, dormo finché riesco. Pertanto mi trovavo ancora in bagno pronto a radermi che Maria Luisa, ben più solerte e mattiniera di me, mi annuncia che sarebbe andata al parco a continuare la lettura di un buon libro seduta all'ombra di un albero godendo il fresco di questi luoghi.

Prima di uscire però sente il bisogno di condividere con me il messaggio di un suo studente che le chiede se per il tema sull'amicizia debba parlare di qualcuno in concreto oppure possa sviluppare un componimento di fantasia. Maria Luisa intercetta fra le righe anche i pensieri non espressi e risponde che se non c'è un amico di cui si possa raccontare, sicuramente va bene parlare di come dovrebbe essere l'amicizia, cosa ci si aspetterebbe da essa. A cui segue un messaggio di gratitudine da parte dello studente per il chiarimento avuto.

Mentre la consorte saluta ed esce di casa ed il rasoio comincia a farsi strada con cautela assecondando le smorfie del mio viso che vedo riflesse nello specchio, mi viene spontaneo domandarmi cosa sarei capace di dire sul tema dell'amicizia, come se quel compito fosse assegnato oggi a me.

Con diverse decadi alle spalle si dovrebbe poter esprimere qualcosa di meno banale e semplicistico di quanto sarei stato in grado di comporre negli anni in cui anch'io ero al liceo.

Non trovo facile argomentare sull'amicizia e non mi viene in aiuto lo studio dei classici di cui a suo tempo abbiamo fatto qualche impegnativa traduzione.

La cosa però diventa intrigante e mentre completo le doverose abluzioni con relativo cambio di biancheria, mi vien voglia di cimentarmi in un componimento scritto senza timore di giudizio per essere rimasto in tema oppure apostrofato per aver divagato e sconfinato in ambiti non consoni alla trattazione.

Con una breve riflessione ho provato a guardarmi indietro per vedere là dove potevo essere stato un buon amico per qualcuno. Sinceramente fatico ad individuare situazioni in cui la mia vicinanza possa essere stata fondamentale così da poter onorare il detto in cui si afferma che si scoprono i veri amici solo nel momento del bisogno. Probabilmente sono anche stato molto fortunato ed a mia volta non ho dovuto contare sull'aiuto di altri per un momento particolare di necessità.

Forse l'orgoglio mi ha impedito di chiederlo apertamente. Ma se ci penso con più attenzione riesco a trovare un momento della mia vita in cui gli amici son stati presenti e vicini con discrezione e perseveranza tant'è che lo sono anche oggi che le cose vanno decisamente meglio rispetto a quando magari potevo essere oggetto di commiserevole vicinanza.

Faccio fatica a mettere bene a fuoco il tema dell'amicizia perché facilmente lo confondo con quello dell'amore e così lo trovo perfetto solo in ambito coniugale dove c'è anche la condivisione fisica e il rapporto riesce a diventare intimo in maniera sublime.

Se anche non riesco a vedere situazioni di amicizia profonda che mi coinvolgano fuori dalla sfera matrimoniale, questo non vuol dire che non abbia in mente esempi che provengono da altri.

Riesco pertanto a giudicare come grande testimonianza di amicizia quanto mio padre mi ha raccontato dei suoi anni di lavoro in Australia. Lavorava come coltivatore di vari prodotti ortofrutticoli assieme ad un amico e quando questi si è sposato con una donna del posto, l'amico lo ha continuato ad invitare alla sua tavola affinché non restasse solo. Come pure giudico atteggiamento di grande amicizia aver fatto del matrimonio dell'amico l'occasione per mio padre di ritornarsene in patria dopo pochi mesi per non voler essere una presenza scomoda in un ambiente famigliare in cui poi sarebbero arrivati dei figli.

Questo mio componimento sull'amicizia risulta necessariamente frammentario ed incompleto perché la vita stessa è ancora in progress e non ci sono tolte occasioni di completarlo e svilupparlo meglio. Al di là di questo trovo che sia una personalissima interpretazione a cui ognuno risponde come deve, ma soprattutto con i modi che gli sono più consoni.