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sabato 18 febbraio 2006

Sabato italiano

Ooooh no! La sveglia suona ed io non ho voglia di alzarmi. Ma oggi è sabato e posso disinserire l'allarme perché domenica non serve.

Mi lavo, preparo colazione per Alessandra, riassetto i letti. Poi usciamo e l'accompagno a scuola.
Da qualche settimana ho preso l'abitudine di recarmi al bar della pasticceria mentre attendo che si apra il centro commerciale a cui sono solito andare per la spesa settimanale.

Cappuccino decaffeinato e brioches alla marmellata. Questa mattina treccia con l'uvetta, tanto per non apparire ripetitivo ed abitudinario. In verità lo sono, poiché il barista già ricorda i miei gusti...

Mi concedo questo piccolo lusso di farmi preparare una colazione. Mi coccolo seduto in un angolo ed intanto osservo chi va e viene. Operai che comunque lavorano in giorno prefestivo, mamme che hanno accompagnato i figli a scuola, coppie che anche loro si concedono qualcosa di diverso dalle solite mattine.
Pochi minuti e sono di nuovo in macchina. Avrei voglia di dirne quattro a chi col pick-up mi ha strombazzato perché in auto mi muovo troppo pigramente. Forse ha fretta di aprire l'officina lì vicino. Perché così susciettibili di buon'ora? Mi verrebbe voglia di dirgli che non serve correre se tanto il lavoro non gira... Una cattiveria gratuita sicuramente peggiore del piccolo "sgarbo" ricevuto che m'impone di portare pazienza.
Un attimo e sono col carrello in mano all'ingresso del supermercato. Mancano pochi minuti all'apertura. Si accendono le luci dei tornelli ed un'anziano scatta prontamente, ma viene subito stoppato da una commessa. Non ha visto che la saracinesca non è stata alzata completamente?

Prima di dirigermi verso gli scaffali dei generi alimentari, do un'occhiata a quello dei libri. Mi capita tra le mani "Le parole che non ti ho detto" che ho avuto modo di apprezzare nella versione cinematografica. Sarei tentato di prenderlo per conoscere quello che nel film non è stato riportato. Poi desisto senza però essermi soffermato qualche minuto a leggere le ultime pagine, così tanto per vedere se termina allo stesso modo. Theresa scrive anche lei un messaggio in bottiglia e lo affida all'oceano. E' grata per aver avuto l'amore di Garret e da lui ha imparato che si può amare ancora profondamente. Sente il suo uomo ancora vicino, nel vento che la scompiglia e si consola pensando che anche lei un giorno potrà riuscire a dimenticarlo senza per questo che il suo amore abbia fine. Mi ci ritrovo in pieno. Amo le cose cosidette sdolcinate, ma questa volta non ho voglia d'indulgere alle lacrime e prima che il groppo che mi si sta formando in gola si consolidi, ripongo il libro e scappo via.

Oggi il carrello non è particolarmente pieno. Mi metto in coda ed attendo il mio turno. Le cassiere sono poche e la fila si sta allungando. Sento passare alcune commesse alle spalle che dicono: dovrebbero mettere l'altoparlante anche al bar. Infatti, dopo poco scorgo nel corridoio un trio di cassiere che se la prendono comoda. La mia cassiera invece è stata solerte. Eppoi la conosco. E' vicina di casa dei miei cognati e volentieri faccio la fila alla sua cassa.

E' una delle poche persone che mi abbia rivolto complimenti. Una mattina mi ha detto: Sei bravissimo. Altri nella tua situazione si sarebbero persi d'animo. Mi ha fatto piacere e forse un giorno glielo dirò. A volte ti aspetteresti apprezzamenti dai congiunti e non ti vengono. Poi inaspettatamente vieni gratificato da persone poco più che estranee.

Quando viene il mio turno ci salutiamo e subito mi dice: Allora hai saputo la notizia? Capisco che si riferisce alla gravidanza di mia cognata e faccio seguito affermando che avere figli è ancora la cosa migliore. Ma ci vuole coraggio dato il mondo in cui viviamo, obbietta lei. Sorridendo le dico: Facciamo figli migliori per un mondo migliore. Ride e con stupore mi ammira. Poi con un brivido penso a chi insensatamente ha pubblicato quelle vignette ed ancora più scelleratamente le ha ristampate sulla propria maglietta. Mentre ripongo le cose già battute le dico chiaramente che, potendo, di figli ne farei ancora. L'anziana signora in coda dopo di me sembra interessata alle mie affermazioni. Verso la fine della spesa la commessa nota la biancheria che ho acquistato per mia figlia come pure gli assorbenti. Mentre fa un positivo commento sulla prima sorvola discreta sui secondi. Gia una volta le ho confidato che questo è il genere di spesa che mi pesa di più. Non sono le bottiglie dell'acqua o del vino. Sono pochi capi d'intimo. Mi pesa perché mi ritrovo da solo a vivere queste tappe senza Santina qui con me a condividerle. Mentre mi presenta il conto dice che avrebbe avuto voglia di fare altro oggi. Cerco di consolarla dicendole che anch'io questa mattina non sarei uscito dal letto. Il sabato non posso, ma domani è domenica e allora mi concederò di starmene a letto di più. Non riesco a dirle che comunque assolvo i mie doveri di cristiano recandomi alla messa. Aggiungo: solo fino alle otto. Ci sarà tempo per dormire negli anni a venire e con un ciao mi congedo.

Sabato italiano ed intanto fuori piove...

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