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sabato 2 marzo 2013

Sede vacante





Sul finire dello scorso anno, ricevuto l'annuncio che il Papa avrebbe aperto un account su Twitter, mi sono deciso anch'io a fare altrettanto. L'idea mi era balenata in testa un bel po' di tempo prima, forse giusto per esplorare anche questo angolo del web, ma poi mi aveva frenato una sorta di diffidenza ed avevo lasciato perdere. Con l'ingresso ufficiale di Sua Santità, scioglievo ogni riserva e facevo, per così dire mia, la scelta del Pontefice, con piena fiducia nelle buone possibilità offerte da questo ennesimo sistema di comunicazione di massa.

Creato un account personale, ho cominciato esordendo nel più classico dei modi, secondo lo stile prevedibile di ogni programmatore della vecchia scuola. "Hello world!" è stato il mio primo Tweet datato 3 dicembre 2012. Il 7 dicembre, vigilia dell'Immacolata e festa di S. Ambrogio, ho voluto ripetere l'esperienza ed ho proferito un altro cinguettio: "In trepidante attesa". Chiaramente indirizzato a colui che era stato l'ispiratore e mi aveva spinto ai primi gorgheggi. Quello stesso giorno, pieno di ardimento, mi sono cimentato anche in un breve saluto all'indirizzo di @Pontifex_it ed ho scritto "Resta con noi perché ormai si fa sera".

Anche se il Papa non aveva ancora iniziato a lanciare messaggi per questa via, tutti eravamo invitati a mandargli un saluto e questa citazione del vangelo, proferita dai pellegrini di Emmaus, sembrava per me il modo migliore per accoglierlo e farlo partecipe del mio desiderio di continuare a godere della sua presenza. Non ho la pretesa, con tutti i messaggi a lui indirizzati fin dai primi giorni, di essere arrivato direttamente agli occhi del Papa, ma chissà se avrebbe potuto sorprendersi di leggere qualcosa che - con il senno di poi - poteva anche riferirsi a quella difficile scelta che di lì a pochi mesi avrebbe annunciato e che sicuramente albergava con grande travaglio nel suo cuore?

Ora l'account Pontifex_it è stato chiuso, causa la sede vacante, e quindi le poche conversazioni con lui restano in un certo qual modo monche perché mancano del suo tweet originario che non riesco a riportare con precisione, ma soltanto citare a senso per inquadrare meglio la mia risposta.

All'invito di raccontare qualche nostro ricordo relativo al periodo natalizio dell'infanzia, ho così scritto: "Abitavamo in campagna e ricordo che mia madre mi portava a visitare i presepi nelle cascine vicine. Che meraviglia di colori!". All'invito a pregare per l'unità dei cristiani, con una certa sfacciataggine ho risposto: "Santità mi permetta un commento. Aggiungerei anche di andarsi reciprocamente incontro e non aspettare soltanto il passo altrui". Per una bella frase sull'amore di Dio che non viene mai meno: "Basterebbe questo a cancellare la disperazione di certi momenti. L'amore davvero basta a salvare una vita".

Appresa la notizia delle sue dimissioni ho scritto soltanto questo: "Grazie per il bene fatto". Avrei voluto scrivere semplicemente "Grazie", come ho fatto altre volte, convinto che questa parola di sole sei lettere sia così densa di significato che ogni altra sfumatura accessoria sia inutilmente ridondante. Avendo però appreso da un servizio televisivo che l'account del Papa in queste poche settimane di vita era stato fatto oggetto d'insulti e di messaggi negativi in percentuale così elevata da superare di gran lunga qualsiasi stato fisiologico, onde evitare di essere frainteso e che potesse essere male interpretato il mio messaggio, ho voluto far seguire esplicitamente anche la motivazione.

Ed ora, come tutti sappiamo, la sede è vacante. Ci vuole, molto, tanto coraggio a riconoscersi inadeguati a portare avanti l'alto compito di guidare la Chiesa, riconoscendo umilmente di non esserne più capace. Non così i nostri governanti che, perduta una poltrona, ne guadagnano subito un'altra altrove, prima ancora che riescano a freddarsi loro le terga. E forse, nonostante non ce ne siamo ancora accorti, la fine del mondo - almeno di quello che conoscevamo prima - è già iniziata e cambiamenti epocali sono già in atto.


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