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sabato 9 febbraio 2013

Le parole degli altri son meglio delle proprie

In Fai bei sogni scrivo che non essere amati è una sofferenza grande, ma non la più grande. La più grande è non essere amati più. Assaggiati e sputati come una caramella cattiva. E' il timore di venire abbandonati che ci impedisce di abbandonarci.

Quando illustro in pubblico questi concetti mi capita di incrociare smorfie perplesse. Allora li attribuisco a Jung.

Per non avere più paura di soffrire è indispensabile liberarsi dal dolore. Milioni di persone provano a farlo ogni giorno, prodigandosi in preghiere e buone azioni oppure stordendosi con droghe ed esperienze estreme. Ma, come diceva Jung, i ricordi dolorosi non si possono eliminare. Quello che si può eliminare è il dolore associato ai ricordi.

Oggi riesco a pensare a mia madre senza più provare dolore perché ho accettato intimamente una verità indimostrabile: che tutto ciò che accade è sempre giusto e perfetto. Che il dolore è qualcosa che ci capita addosso non per sfortuna, ma per concederci l'opportunità di conoscere la parte irrisolta di noi.
 
(...)

Se da quando nasci a quando muori nella tua vita non è cambiato tutto o almeno qualcosa, significa che la vita non ti è servita a niente.


A SOGNI FATTI in Fai bei sogni di MASSIMO GRAMELLINI - LONGANESI


1 commento:

Romano Scuri ha detto...

Fai bei sogni è uno dei pochi libri che avrei voluto leggere tutto d'un fiato nell'arco di un sol giorno. Ed invece ieri ci sono soltanto girato intorno leggendo dapprima i ringraziamenti e le altre appendici finendo poi con l'assaggiarne soltanto l'inizio, quasi lo volessi tenere in vita ben conscio dell'affondo finale che avrei dato oggi.

Uno più, uno meno, annovera anche il mio commento fra la schiera innumerevole di quelli che hai ricevuto in questi mesi. Mi rivolgo a te con il tu, perché siamo praticamente coetanei, ma non accomunati dalla stessa sorte, se non quella di calpestare lo stesso suolo. Nella tua "disavventura" ho cercato di cogliere qualche chiave di lettura per la vita dei miei figli. Anche loro hanno perso la madre per cancro ed io, diversamente da tuo padre, ho sempre pensato che il peggio fosse toccato a me e non a loro, nonostante una madre non si possa rimpiazzare mentre invece una moglie sì.

Quella vestaglia lasciata sul tuo letto dice molto di più di quanto tu ci hai raccontato nel tuo libro, solo che non l'hai voluto vedere prima e solo l'amore di Elisa è riuscito a scioglierti al perdono. Pensa che mia moglie, prima di morire, ben sapendo che quelli per lei erano gli ultimi giorni, mi chiese se ero disposto ad andarmene in giro ad acquistare per lei qualche regalo da lasciare ai familiari ed amici più intimi. Siccome fra una visita e l'altra in ospedale mi vedeva un po' trafelato, mi chiese se ero dispiaciuto per quest'incombenza che mi aveva dato sia pure ci trovassimo in periodo natalizio. Le risposi che invece ero contento perché in quei momenti di pena mi aveva dato modo di vestire i panni del Babbo Natale. Però in gennaio, pochi giorni dopo la morte della madre, mia figlia mi chiese se la mamma le aveva voluto bene perché per loro due non aveva fatto comperare nessun regalo. Vedi come ragionano i bambini? Ho risposto loro che non solo li amava, ma erano anche il bene più grande dato che quando le avevo chiesto se aveva qualcosa da dirmi, se voleva lasciarmi una sorta di testamento spirituale, ella mi disse soltanto: "Romano, abbi cura dei bambini". Dio solo sa quanto questa richiesta, che non avrebbe avuto bisogno di farmi, in realtà ci abbia salvati tutti quanti.

I miei figli non mi hanno mai messo di fronte ad una scelta fra loro ed una donna con le calze color pitone e sono loro grato. Durante un pellegrinaggio a Lourdes, in cui c'erano anche Andrea ed Alessandra, ho incontrato Maria Luisa che è entrata in punta di piedi nella nostra vita e mi ha reso accettabile, quando è stato il momento, perdere a mia volta la mamma. Ma a nove anni non è proprio la stessa cosa che a quarantacinque e su questo ti do pienamente ragione. Ma ne aveva anche Elisa quanto t'invitava a vedere che di mamme giovani ne muoiono tutti i giorni nonostante i figli lasciati indietro oppure portati appresso nel disperato gesto.

Ora, quando tornerò ad ascoltarti a Che tempo che fa, da Fazio, non potrò fare a meno di ricordare com'eri e di come sei diventato quello che sei.

Grazie per lo spazio di questo commento.