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giovedì 21 maggio 2009
L'altro diario
Non sto scrivendo su queste pagine da più di un mese. Nonostante la crisi economica, in questo periodo sono stato molto impegnato con il lavoro. Questo mi ha tolto la voglia di mettermi davanti ad un monitor nel mio tempo libero per raccontare ancora qualcosa di me. La vita del programmatore sa essere ricca di soddisfazioni, ma talvolta rischia di svuotarti la mente quanto, se non più, di altre professioni di concetto. Recentemente ho anche pensato di stendere qualche riflessione riguardo a quello che faccio per vivere, ma non sarà l'argomento di questa sera. Magari troverò il modo di farlo un'altra volta.
Adesso facciamo un passo indietro nel tempo di qualche mese. Era circa metà gennaio. Maria Luisa, dopo aver ricevuto l'invito, mi propone di partecipare ad una festa di compleanno. La moglie di suo cugino compie cinquant'anni e lui desidera che ci uniamo anche noi al festeggiamento della consorte. Ho conosciuto questa donna poco dopo il nostro fidanzamento. Le sue prime parole furono: "Ti aspettavamo da più di vent'anni", pronunciate con un entusiasmo ed un'affabilità tali da rendermela immediatamente simpatica.
Anticipo subito che questa festa di compleanno si è rivelata poi una serata veramente speciale, per non dire magica e di cui abbiamo serbato un continuo ricordo nei giorni successivi. Dato l'alto numero di amici e parenti invitati era stata affittata per l'occasione un sala da ballo, in altre parole, una discoteca. Tutto è iniziato in maniera molto soft scambiando saluti con quelli che man mano arrivavano. Un proiettore intanto mostrava in sequenza le fotografie di tutta una vita tolte dall'album di famiglia della festeggiata.
Poi è iniziata la musica, quella vera, coinvolgente, ma senza frastuono. Le melodie più care di un tempo ormai passato che sanno ancora sciogliere gli arti più impacciati. Ci siamo buttati nella mischia anche noi senza timore di apparire goffi o scoordinati perché tanto eravamo fra parenti ed amici e non avevamo timore alcuno di giudizio.
Più tardi, quando ormai tutti si erano scatenati a dovere, Giovanna ha preso in mano il microfono ed ha chiamato attorno a sé, sul piccolo rialzo del palco, riunendoli in vari gruppi, tutti i convenuti: i parenti del marito, i propri fratelli, i figli, i colleghi di lavoro, i volontari di questa o quell'altra attività, gli scapoli ed altri ancora fino a dare l'onore della presenza ad ognuno.
Prima del taglio della grossa torta, Giovanna si è messa comoda a sedere ed ha letto alcune righe tratte da un diario.
Quella lettura non è scivolata via nella mia indifferenza. Poco prima del compleanno di Alessandra ci trovavamo in libreria per acquistarle un canzoniere. Ultimamente si è presa la passione per la chitarra e mia moglie ha pensato che fosse una buona idea regalargliene uno. Non contenta di fare l'acquisto per mia figlia soltanto, ha pensato bene di regalare un libro anche a me. E' stato allora che mi è venuto in mente il libro citato da Giovanna. Non ne ricordavo però il titolo e quindi abbiamo telefonato ai cugini per farcelo dire.
Con nostra sorpresa in quel momento si stavano godendo una vacanza a Ginevra. A me sembrò di essere in contatto con il mondo intero e che la risposta a quanto stavamo cercando arrivava con facilità da molto lontano.
Così ci siamo portati a casa il Diario di Etty Hillesum, edito dall'Adelphi. Non era per me così famoso come l'altro diario, quello di Anna Frank, ma dal piccolo assaggio che ne avevo avuto mi sembrava che meritasse certamente una lettura. Dopo aver sostato intonso per un po' sul mio comodino ora in questi giorni ne sto ultimando la lettura. Mi rendo conto di essermi dilungato un po' troppo nel racconto e non c'è ora molto spazio per qualche citazione che magari inserirò più avanti.
Termino solo dicendo che mi ha colpito molto la chiara coscienza di questa persona sul fatto che era ormai in atto lo sterminio del popolo ebreo a cui lei apparteneva e che, nonostante questo, conservava una grandissima fiducia nella vita e non perdeva occasione per sottolinearne la bellezza ed il senso.
Le sue parole in qualche modo la rendono ancora viva, le sue riflessioni le sopravvivono e la sottraggono dall'oblio.
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