Mentre alzavano la tua bara in alto per infilarla nell'ultimo loculo, tuo fratello Maurizio rompeva così il mesto silenzio salutandoti per l'ultima volta a voce alta, con le braccia alzate, trascinando noi tutti in un lungo, sentito, fragoroso applauso. Ciao, Piera.
Pochi giorni prima mi trovavo al lavoro quando l'impiegata mi passa una telefonata di Manuela, cara amica di sempre. La meraviglia si muta ben presto in preoccupazione. Non la sento mai quando sono in ufficio. Forse c'è qualcosa di urgente che desidera farmi sapere.
Mi chiede se non so ancora niente. Evidentemente no. Poi s'interrompe singhiozzando, con la stessa intensa commozione di quando anni fa fui io a chiamarla per comunicarle il decesso di Santina. In lacrime, a fatica, mi dice che hanno trovato Piera morta nel letto, ma non sa altro perché non è stata in grado di contattare nessuno dei parenti stretti.
La ringrazio per questa premura nel farmi sapere l'accaduto e ci congediamo. Non riesco a capacitarmi. Riaccendo il telefono cellulare e mi porto verso l'esterno dove c'è più campo. Ricevo immediatamente la notifica di un paio di chiamate da parte dei miei cognati. Chiamo subito Alfredo, il fratello di Piera, il quale mi conferma ciò che non avrei voluto sentire.
Sono molto agitato e scosso. Non posso continuare il lavoro. Ho bisogno di tornare subito a Brescia. Scendo in laboratorio ed avviso Andrea che prontamente mi segue. Neanche lui può continuare a fare le normali cose di lavoro di ogni lunedì.
Durante il viaggio di rientro trovo il modo di avvisare mio padre e mio fratello.
Senza correre arriviamo nei pressi della casa di Piera. Sul marciapiede antistante un paio di vigili e davanti all'ingresso del condominio un gruppo composto di amici. Salgo in silenzio. La porta di casa è spalancata. Trovo la mamma Maria in una stanza assistita dal medico di famiglia di Piera. Lo stato di prostrazione è totale.
Il dolore, mai sanato completamente, per la morte di Santina si aggiunge ora inaspettatamente a quello per la morte dell'altra figlia.
Ancora incredulo mi dirigo in camera dove trovo Piera distesa nel letto, coperta totalmente per pietoso rispetto. Non posso trattenermi e mi avvicino a lei scoprendole un poco il capo. E' disposta su un fianco, come se ancora dormisse. La stessa posizione di mia madre.
Quasi a trovar ragione, chiediamo lumi al medico il quale non sa dirci altro che potrebbero essere insorti problemi di cuore oppure un ictus. Quale amico di mia cognata l'aveva vista il venerdì precedente, ma nulla lasciava presagire questa fine improvvisa. L'autopsia ha chiarito poi che è stato un problema di cuore a stroncarle la vita.
Ed ora c'è la fatica di ogni giorno per andare avanti, soprattutto per il figlio e per i genitori.
Se è doloroso perdere una moglie, e questo lo conosco per averlo provato nella mia carne, nel profondo della mia anima, quanto sia devastante perdere due figlie nel giro di pochi anni, come è toccato ai miei suoceri, questo davvero non riesco a comprenderlo fino in fondo.
Questa morte improvvisa di Piera però mi ha sorpreso, ma non mi ha colto completamente impreparato. Quando l'avevo vista poco prima di Natale a casa dei suoi genitori, notandola un poco sciupata ed affaticata, avevo pensato che forse anche lei, come sua sorella, si sarebbe potuta ammalare e a questi nonni sarebbe toccato patire un'altra grave perdita.
Se può consolare, Piera ha spiccato il volo in un momento in cui si può essere fieri di lei in modo completo. Il bene da lei compiuto, anche quello più nascosto e silenzioso, com'è naturale, sta ora emergendo e le arreca onore.
Averla tumulata così in alto induce noi ad alzare lo sguardo verso il cielo. Il pensiero si fa preghiera e, sia pur nelle lacrime, alimenta la speranza di riabbracciare un giorno tutti quelli che ci hanno amato e che noi abbiamo provato a ricambiare con identico sentimento.
Mi sembra ora opportuno riportare in chiusura quello che mi scriveva Kuki Gallmann alcuni anni fa.
----- Original Message -----
From: "KUKI GALLMANN"
To: "Scuri Romano"
Sent: Monday, July 14, 2003 4:18 PM
Subject: Re: To share
Caro Romano,
ho appena ricevuto tutti gli accumulati emails; in Laikipia non ho modo di guardare gli emails regolarmente.
La vita e' un gioco che dobbiamo giocare nel modo migliore. Perdere chi si ama, drammi di vario tipo, gioie e trionfi, amarezze e delusioni sono parte del gioco e spetta a noi reagire positivamente e andare avanti fino alla fine, allegramente ma non superficialmente, fino a quando verra' anche il nostro momento, che e' inevitabile, e' solo questione di giorni settimane mesi o anni, che, al cospetto dell'infinito a cui apparteniamo non sono nulla.
La perdita di qualcuno che amiamo e' una scossa profonda, ma non possiamo far nulla per cambiare il passato; possiamo solo cambiare il modo in cui viviamo il presente, e cio' facendo il futuro, che d'altronde veramente non esiste, perche' quando lo raggiungiamo il futuro diviene presente; percio' cio' che conta e' il presente. E' l'unica vera realta'.
Il tempo ti portera' altri incontri e forse altre separazioni come a tutti noi; vediti come uno dei molti che hanno temporaneamente perduto la presenza fisica di coloro che amavano - ma non la presenza spirituale - niente si crea e niente si distrugge -; se leggi gli annunci funebri in qualsiasi quotidiano, pensa che ognuno di quelli che vanno avanti lascia madri, padri, mogli figli sorelle o amici. E' successo a te; e' successo a me; e' successo a tanti e sara' sempre cosi' perche i nostri corpi non sono che involucri perituri e la farfalla che conteniamo prima o poi, volera' via al momento giusto - anche se a quelli che restano il momento non sembra giusto, in realta' lo e' perche' il destino si e' compiuto in quel momento ed e' inevitabile -.
Qui in Africa quando qualcuno muore dicono "saa yake alipiga" la sua ora e' battuta. E accettano cio' che non si puo' cambiare.
Accettare, e andare avanti a testa alta, coi bei ricordi e l'amore che non muore, dedicandosi completamente o in parte a una causa che va al di la' del nostro interesse personale e' la chiave per guarire. Per me Emanuele e Paolo sono in ogni tramonto, in ogni elefante, in ogni folata di vento e un giorno anch'io saro' cosi' e tu pure cosi' come ora tua moglie.
Coraggio.
Kuki
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