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sabato 18 ottobre 2008

Il messaggio dell'imperatore


L’imperatore - così si racconta - ha inviato a te, a un singolo, a un misero suddito, minima ombra sperduta nella più lontana delle lontananze dal sole imperiale, proprio a te l’imperatore ha inviato un messaggio dal suo letto di morte. Ha fatto inginocchiare il messaggero al letto, sussurrandogli il messaggio all’orecchio; e gli premeva tanto che se l’è fatto ripetere all’orecchio. Con un cenno del capo ha confermato l’esattezza di quel che gli veniva detto. E dinanzi a tutti coloro che assistevano alla sua morte (tutte le pareti che lo impediscono vengono abbattute e sugli scaloni che si levano alti ed ampi son disposti in cerchio i grandi del regno) dinanzi a tutti loro ha congedato il messaggero. Questi s’è messo subito in moto; è un uomo robusto, instancabile; manovrando or con l’uno or con l’altro braccio si fa strada nella folla; se lo si ostacola, accenna al petto su cui è segnato il sole, e procede così più facilmente di chiunque altro. Ma la folla è così enorme; e le sue dimore non hanno fine. Se avesse via libera, all’aperto, come volerebbe! e presto ascolteresti i magnifici colpi della sua mano alla tua porta. Ma invece come si stanca inutilmente! ancora cerca di farsi strada nelle stanze del palazzo più interno; non riuscirà mai a superarle; e anche se gli riuscisse non si sarebbe a nulla; dovrebbe aprirsi un varco scendendo tutte le scale; e anche se gli riuscisse, non si sarebbe a nulla: c’è ancora da attraversare tutti i cortili; e dietro a loro il secondo palazzo e così via per millenni; e anche se riuscisse a precipitarsi fuori dell’ultima porta - ma questo mai e poi mai potrà avvenire - c’è tutta la città imperiale davanti a lui, il centro del mondo, ripieno di tutti i suoi rifiuti. Nessuno riesce a passare di lì e tanto meno col messaggio di un morto.
Ma tu stai alla finestra e ne sogni, quando giunge la sera


Franz Kafka, La metamorfosi e altri racconti, ( Mondadori)

Ho ascoltato questo breve racconto per la prima volta alcune settimane fa durante il discorso tenuto in occasione dell'assemblea diocesana dei catechisti dal nostro Vescovo di Brescia. Un oratore eccellente in grado di mantenere vivo l'interesse di tutti con una riflessione lunga più di un'ora.

Sulle prime questo racconto di Kafka, lo scrittore universalmente riconosciuto come uno dei maggiori del secolo scorso, m'era parso alquanto angosciante e pessimistico.

Poi la mia attenzione s'è spostata sulla parte finale dove ci siamo noi, che stiamo alla finestra e magari contempliamo il cielo. Non riusciamo a scorgere in lontananza il messaggero dell'imperatore, né mai potremo realmente farlo perché quand'anche fosse più vicino a noi, ci separano da lui i bassifondi della città.

Noi ne siamo fuori, come in un'isola felice e raggiungiamo col nostro pensiero questo messaggio intrappolato lontano, quasi a significare che l'importanza del messaggio è tale che se anche non ci arrivasse, saremo noi ad andargli incontro, così che il collegamento si stabilisca al di là di ogni barriera fisica ed umana.

Il contenuto di quel messaggio non lo conosciamo. Ad esso lo scrittore non fa minimamente accenno e quindi ci lascia liberi di arrovellarci con la fantasia.

C'è una Parola di Verità che da duemila anni giunge a noi da un Dio morente. Non abbiamo bisogno di sognarla. E' qui con noi e possiamo leggerla ogni giorno e farne luce per rischiarare il nostro cammino.

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