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sabato 15 ottobre 2016

La bella stagione

Ci si rende conto che è finita la bella stagione quando è ora di mettere via l'attrezzatura da giardino. Una tavola fatta di listelli di legno ed una panca entrambi con gambe pieghevoli acquistati anni fa al supermercato e che durante i mesi estivi spostiamo sul balcone per poterci sedere di tanto in tanto all'aria aperta.

l'intensa burrasca di ieri ha posto definitivamente fine ai miei indugi. Lo stravento ha lasciato una patina verdastra assieme a vistose pozzanghere d'acqua sul terrazzo di casa e così per ripulire per bene mi son deciso a traslocare il tutto in altra sede, là dove, insomma, questi pratici arredi trascorrono indisturbati i mesi invernali.

Non è ancora inverno, ma il repentino precipitare delle temperature in quest'ultima settimana ci ha fatto passare rapidamente dalle maniche corte ai maglioni senza transitare troppo per i gilet che solitamente indosso al primo accenno di frescura autunnale.

E con i primi freddi accompagnati da giornate sempre più corte viene pure la voglia di restarsene a letto fino a mattina tarda quando non si deve lavorare o non si hanno altre incombenze urgenti da portare avanti. Ed è così che stamane sono rimasto sotto le coltri ben oltre l'orario che avrei sperato per recuperare qualche ora di sonno perduto dei giorni scorsi.

Al risveglio, non certo mattiniero, avevo ancora in testa uno degli ultimi passaggi onirici e così ho deciso di raccontarlo agli amici sui social network sottacendo un po' il momento preciso dell'avvenimento. Anzi, dando a credere che fosse avvenuto quando anche altri erano alle prese coi propri e non quando ormai restavo in compagnia di chi s'era appena coricato per un turno di lavoro notturno. Così esordivo in un post disseminato un po' qua e là.

Vi racconto il sogno di questa notte.
In questa visione notturna parlavo della montagna, uno dei miei paragoni spirituali preferiti. Una conquista da fare in solitudine o meglio ancora in gruppo numeroso di persone. E poi, chissà perché, dicevo a quelli che stavano lì attorno a me, tutti intenti ad ammirare una cima erta e maestosa, che andare a messa era un po' come salire la montagna. All'inizio, liturgia della parola, si parla molto e si scambiano pensieri, ma poi l'ascesa si fa intima e silenziosa man mano che il mistero si compie ed il sacrificio porta il suo frutto. Finché si giunge ad ammirare tutto dall'alto come su ali d'aquila. La discesa riporta nel mondo, ma noi ci sentiamo ancora lassù: accalorati e trasformati e la gioia sul nostro volto contagia chi ci vede.

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