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domenica 11 settembre 2016

L'onestà non basta

Alcuni anni fa mi sono domandato se potevo rendermi utile nel campo della politica. Eravamo reduci da un periodo a dir poco travagliato in cui tante leve di comando si erano irrimediabilmente usurate ed erano state ingloriosamente messe da parte. Sembrava facile e che bastasse alzare un poco la mano, agitandola anche solo quel tanto che basta come per fare un timido cenno di saluto.

Con una minima dose di coraggio, pareva sufficiente fare un piccolo passo avanti ed uscire dall'ombra. Scuotersi, insomma, dall'anonimato e mettersi operosamente a disposizione per la gestione della cosa pubblica.

Con tutte le ruberie, la corruzione, il malaffare, la cattiva amministrazione a cui tutti avevamo assistito impotenti e sfiduciati, veniva facile pensare che la soluzione stesse lì a portata di mano e fosse sorprendentemente semplice da attuare.

Se tante persone per bene si fossero fatte avanti, le cose sarebbero andate decisamente meglio e sicuramente non peggio di quando ad occuparsene erano stati altri. Quanti spudorati arrivisti dediti esclusivamente al proprio interesse privato attuando un nefasto saccheggio delle risorse pubbliche.

Ma l'onestà non basta. Non è sufficiente essere un buon amministratore di condominio per pensare di riuscire a gestire altrettanto efficacemente una città, una regione, un intero paese.

Intendiamoci bene, l'integrità morale è ancora il prerequisito fondamentale per chi voglia cimentarsi nell'impegno sociale e politico. Ma lo sono altrettanto, se non di più, lo studio e la preparazione per acquisire le necessarie competenze in un ambito in cui questo è fortemente necessario.

Non c'è una torta da spartire e non è una competizione per accaparrarsi la fetta più grossa e ben guarnita. Non è un lavoro facile, ancorché ben retribuito. Non basta indossare un abbigliamento ineccepibile e saper fronteggiare le incursioni giornalistiche con una discreta capacità dialettica. Per far funzionare le cose c'è bisogno d'intelligenza, impegno e abnegazione.

Chi amministra il bene pubblico e non lo fa progredire in meglio percentualmente quanto l'avanzamento del proprio stipendio, non si guadagna il pane che mangia ed è un ladro.

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