Translate

venerdì 3 gennaio 2014

Superman

In questo periodo di feste prolungate si mangia un po' più del solito e così si rischia d'incrementare l'attività onirica indotta dall'appesantimento del nostro sistema digestivo. L'altra notte ho sognato di essere all'aperto, in montagna, assieme ad alcuni amici. Poi all'improvviso mi tuffavo nell'aria e cominciavo a planare intorno a loro immerso in mille circonvoluzioni con il medesimo senso di leggerezza ed assenza di peso che si prova quando si nuota in piscina oppure in mare aperto. Mi bastava orientare le dita delle mani in maniera differente per volgere il flusso dell'aria a mio favore e dirigermi là dove mi andava di andare.

Dopo alcuni andirivieni, passando a volo radente sopra le teste di quelli che con me erano lì convenuti, ho deciso di puntare più in alto e distaccarmi da loro. Mentre mi allontanavo, continuavo a seguire in basso i loro movimenti che si facevano man mano più lenti e, nel contempo, i loro corpi diventavano sempre più piccoli e come puntolini insignificanti scomparivano poi come ombre nel verde dei prati da cui dominavo sempre più maestoso dall'alto, come l'aquila che si muove solenne nella pace di un immenso cielo blu.

Non c'era limite alla mia progressiva ascesa ed ora come Superman bucavo gli strati sempre più rarefatti dell'atmosfera e da lassù in alto non distinguevo più bene le località, i paesi e le città, ma continuavo a percepire nettamente i confini dei mari, degli oceani e dei continenti, dove essi non erano ricoperti da candide coltri di nubi.

Come un razzo scagliato lontano, fuori dall'orbita terrestre, continuavo a vagare nello spazio siderale. Non sentivo freddo, né venir meno il respiro. Mi guardo indietro ed ormai il nostro pianeta, minuscolo, si confonde fra altri del nostro sistema solare. Ma forse adesso non riesco più a distinguerlo da altri innumerevoli della nostra galassia da cui mi sto progressivamente allontanando. Quassù domina il buio ed il vuoto assoluto. Distinguevo ancora altri ammassi di luce tutti attorno a me che diventano man mano sempre più rarefatti e tremuli.

Ho deciso allora di virare e di fare ritorno. Non ha senso spingersi oltre, verso il nulla oscuro. Meglio il confortante calore della luce e dei colori. E in questo movimento di riavvicinamento a casa, sembrava quasi di planare dolcemente verso l'azzurro ed il verde da cui mi ero allontanato qualche istante fa. Ma che strano. Non riuscivo ad individuare i medesimi contorni di prima. Dov'era lo stivale a me tanto familiare? Dove sono i confini ben noti delle nazioni che conosco?

Intravedevo nettamente i contorni di alcuni rilievi innevati, le sagome dei laghi che di tanto in tanto bucherellavano la superficie delle terre emerse circondate a loro volta da una massa enorme di acque. Scendendo più in basso si notavano pure città e paesi, ma mi apparivano più ordinate e moderne di quelle che sono abituato a vedere. Non vi erano alti palazzi, grattacieli che conficcano le loro punte nel cielo. Non c'erano strade, né tantomeno veicoli che le percorrevano. Lì attorno s'intravedevano ora ben distinte le sagome di persone che si muovevano a piedi o che facevano gruppo fra di loro, nel verde di un prato oppure all'ombra delle piante in variopinti giardini.

Dolcemente mi adagio al suolo e smetto di volare. Mi avvicino ad una donna che sorride al suo bimbo e le chiedo che posto sia mai questo. Costei afferra il suo piccolo per mano e, mentre lui mi fissa con sguardo interrogativo, la madre mi spiega che questo è il luogo dove vivono da sempre. Chiedo allora come facciano. Sì perché mi sembra che tutti se la stiano godendo allegramente e nessuno mi pare occupato a lavorare oppure a muoversi con affanno da un posto all'altro. Non vi annoiate a passare così inoperosi tutto il tempo? Come fate per sopravvivere?

Pazientemente mi spiega che da diversi secoli sono riusciti a costruire macchine che svolgono il lavoro per loro. Esse si occupano del cibo e di tenere pulito il pianeta. Le risorse non mancano e non è necessario faticare per ottenere quello di cui si ha bisogno. Se hai sete, ci sono fontane per bere, se hai fame, ci sono chiostri da cui puoi prelevare il cibo di cui hai necessità. Se vuoi vestire, ci sono appositi locali in cui puoi ritirare quello che ti serve.

Resto perplesso e non riesco a credere che si possa vivere senza tribolare tutto il giorno. La donna mi spiega che se vogliono fare qualcosa d'impegnativo, come salire un monte oppure correre da un posto all'altro, anche solo per tenersi in forma, possono farlo tranquillamente ed in totale sicurezza. Non c'è pericolo di farsi male, di cadere in un crepaccio, di sentire le vesciche ai piedi perché hanno a disposizione accorgimenti che alleviano qualsiasi dolore oppure segnalano per tempo ogni situazione potenzialmente pericolosa.

Domando allora se hanno vinto anche la morte. Lei mi guarda e sorride. Poi mi spiega che vivono a lungo, questo sì, ma nascono, crescono e invecchiano fino a quando si compie il numero dei loro giorni che sono uguali per tutti. Le malattie sono state debellate per sempre ed a ciascuno è concesso di campare fino a 188 anni. Quando qualcuno muore, nessuno piange, nessuno è triste perché, chi sta morendo, dalla vita ha avuto tutto e non desidera altro. Ormai pago, si congeda serenamente da tutti quelli che gli stanno attorno.

Mi sveglio dal sonno e con esso anche il mio sogno svanisce. Che strana visione è mai questa? Come Superman ritorno coi piedi per terra, indosso gli occhiali e mi confondo fra la gente, nelle incombenze di tutti i giorni.

Nessun commento: