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domenica 3 luglio 2011

Avremmo voluto fosse altro

Nel cuore dell'inverno,
ho finalmente compreso
che c'era in me
un'invincibile estate.

A.Camus


Ogni viaggio comincia con una separazione, ogni cammino ha inizio da un lasciare.

Il tratto di strada, e di vita, che intercorre tra due spazi e due tempi diversi è possibile percorrerlo soltanto lasciandosi alle spalle il luogo di partenza, con tutto ciò che esso contiene, rappresenta e custodisce di sé. Occorre un distacco per intraprendere un cammino che ci porterà verso un 'altrove'.

Il viaggio di chi intraprende il lungo e misterioso processo di cura di una malattia tumorale è un percorso che nasce dalla rottura di un equilibrio a causa di un evento drammatico: il tumore rappresenta, nella vita di una persona, un trauma, un'esperienza che, per il suo carattere di gravità e cronicità, può avere un effetto sconvolgente sulla vita del paziente e dei suoi famigliari in quanto ad esserne pervaso è innanzitutto il corpo, ma con esso pure la mente, l'anima di chi ne è affetto. I vissuti di ansia e di depressione possono alternarsi ripetutamente durante le fasi della malattia.

Accostarsi ad un paziente da un punto di vista psicoterapeutico significa prima di tutto offrire la propria persona per fare un tratto di strada insieme, a partire proprio dalla sofferenza e dai sentimenti di paura e smarrimento scaturiti da quella 'rottura', stemperando quel sentimento così frequente di solitudine che vive chi è costretto a intraprendere sentieri non battuti, poco chiari e incerti. Questo tipo di viaggio poco ha a che vedere con il viaggio di Ulisse, diretto verso una meta nota, già conosciuta e abitata, verso quell'Itaca così rimpianta e amata. Pur attraversando luoghi minacciosi e creature pericolose Ulisse sa dove sta andando, conosce la meta del suo peregrinare e questa addolcisce tutto.

Credo che metaforicamente il viaggio delle autrici degli scritti che abbiamo letto assomigli maggiormente al viaggio di Abramo, che conosce quello che lascia ma non sa dove andrà, ossia a un viaggiare verso qualcosa di promesso ma non conosciuto, verso qualcosa per cui si nutre fede ma che ancora non si è sperimentato.

Non credo si realizzi mai un tornare 'come si era', un viaggio di andata e ritorno. Ed è quel tratto di strada che si percorre a partire da 'quel lasciare' verso una 'terra promessa' che renderà nuova la Persona, plasmandola e modellandola fin nelle fibre più profonde del suo essere.

Il modo più naturale ed accessibile per elaborare un proprio vissuto emotivo, consiste nel narrarlo a qualcuno e così facendo rinarrarlo a se stessi. Non è però sufficiente elencare una serie di fatti ed eventi perché si possa parlare di una "storia". Una storia, per essere tale, ha bisogno di vedere collegati, all'interno del processo di narrazione, i fatti fra loro attraverso una trama di significati e valori che la persona crede di scorgere nell'atto medesimo del raccontare. In questo modo nasce la narrazione della propria storia, che vede mescolarsi ciò di cui si è fatto esperienza con i vissuti emotivi, affettivi ed i processi di trasformazione interna che ne sono derivati.

Nessuna intenzione di far diventare la malattia un bene. La malattia, il dolore devono essere affrontati con l'intenzione di eliminarli. Tuttavia nonostante i suoi vissuti laceranti e razionalmente incomprensibili, la malattia può diventare un luogo ed un tempo di consapevolezza di sé e dei propri limiti, attraverso cui rileggere con occhi diversi, la propria vita per risignificarla, ossia per attribuirle un senso e un valore nuovi, rinnovati, dove la parola senso è da intendersi nella duplice accezione di significato e di direzione. Ma nulla si fa bene da soli. Il pensiero, anzi l'uomo stesso si crea nel processo di scambio e di relazione con l'altro, anche quando si interrompe il filo della vita sana ed efficiente.

Credo sia stato anche questo ad alimentare il significato del laboratorio di scrittura creativa e la motivazione, da parte delle autrici, a lavorare ai propri scritti. Con mirabile forza d'animo, con coraggio e determinazione tutte sono scese nelle profondità del proprio animo umano per incontrare profondamente se stesse, e da lì risalire per andare poi oltre la propria Persona e così spingersi, con fiducia e speranza, nell'immensità del Tutto.

Per tutto questo io dico loro: Grazie.

Cecilia Sivelli

Postfazione a:

AVREMMO VOLUTO FOSSE ALTRO
Cinque donne raccontano il loro viaggio dentro il tumore
A cura di Carmine Lazzarini

I fondi raccolti con la vendita di questo volume saranno devoluti all'Associazione MedeA di Cremona.

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